MIO n. 44/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Accoglienza e convivenza
Da questa settimana MIO ha una nuova grafica e tanti cambiamenti. La rubrica che mi è stata affidata rimane ma è più breve: cambio di titolo, cambio di foto e una sola domanda
Mauro Leonardi (Como 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive per Huffington Post, METRO e su ilsussidiario.net. Il suo blog Come Gesù è uno dei più seguiti su internet. Il compenso di questo numero va a una vedova povera del Tiburtino
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Gentile don Mauro, sotto casa mia, in un piazzale che dovrebbe essere adibito a parcheggio, vive una piccola comunità di zingari. Lavano le stoviglie e i panni nella fontanella nel giardinetto accanto. Ogni tanto se ne vanno quando le lamentele diventano troppe ma poi tornano.
Sono adulti e bambini, una decina di persone in tutto. È peccato, pensare che sotto casa non li voglio? Perché non tornano al loro paese? Il parcheggio è ormai inutilizzabile e anche il giardinetto è diventato il loro. Francesca, Roma.
Credo ci siano due modi di parlare di accoglienza. Non è semplicemente questione di peccato si o peccato no, pensar male o pensare giusto. Ci sono due modi di parlarne perché ci sono due modi di vivere queste virtù. Un modo nasce dalla convivenza anche fisica con chi è diverso per modi, usi, costumi, credo, da noi. Un altro modo nasce invece da una conoscenza accademica, non quotidiana, distante fisicamente da chi è diverso. Di ritorno dalla Svezia il Papa ha parlato della differenza tra profughi e migranti. Ovviamente i secondi devono stare a regole più attente dei primi che sono in stato di emergenza, di maggior necessità. Per tutti c’è bisogno di competenza. Non è questione di peccato: è questione se rispondi dalla tua stanza, da lontano, o con le parole di chi vive accanto a loro come te. Oggi come mai prima è necessario fare dell’integrazione non un tema da convegno ma un tema da riunione di condominio perché molte delle persone con cui facciamo fatica a convivere non torneranno a casa loro perché la loro casa è qui.