Alessandro Baricco – I barbari. Essere un ferramenta del Wyoming
Ecco quel che ho fatto: mi sono immaginato il proprietario di un negozio di ferramenta in Wyoming: ho pensato al giorno in cui, otto anni fa, ha visto diventare Obama presidente. Quel giorno si sarà chiesto se il mondo non era impazzito. Avrà pensato preoccupato ai suoi figli. Forse avrà dato una controllatina al suo fucile da caccia. Poi sarà andato a lavorare, semplicemente.
Okay. Ce l’ha fatta lui, ce la farò anch’io. Il mondo non era impazzito allora, non sarà impazzito oggi. Do una controllatina al mio computer. A lavorare, adesso.
Apro il mio negozio di ferramenta per dire che vista molto dall’alto, da un punto per cui la politica è solo uno degli arti con cui l’animale-uomo si muove sul pianeta, l’elezione di Trump fa parte di un movimento – di una mossa animale, voglio dire – che conosciamo: è una delle tre, forse quattro, che noi umani occidentali abbiamo deciso di fare una trentina di anni fa, decidendo di avviarci verso una mutazione culturale, e forse antropologica, a cui abbiamo affidato la nostra speranza in un mondo migliore.
La mossa animale è questa: eliminare tutte le mediazioni che si possono eliminare. Quando è impossibile farlo, limitare le mediazioni al minimo.
Servono degli esempi? TripAdvisor, Airbnb, Amazon, Wikipedia.
Perché passare da un’agenzia di viaggi, quando posso scegliermi e prenotarmi l’albergo da solo?
La risposta ci sarebbe: perché l’agente di viaggio ne sa qualcosa e tu non ci capisci una fava.
Questa risposta è la risposta che negli ultimi vent’anni è morta, è diventata falsa, è risultata inutile. Il motivo è semplice: se io sostituisco al parere di un esperto quello di un milione di gente inesperta che però una sua idea ce l’ha, arrivo più vicino alla verità, ci arrivo più velocemente, ci arrivo spendendo meno soldi e ci arrivo in un modo che mi dà una certa idea di libertà: di fatto, una situazione irresistibile.
Google funziona, grosso modo, su questo principio logico.
Ora, attenzione: la vera conseguenza di questo processo è solo una, e non è che vi prenotate gli alberghi da soli (quello è un dettaglio): la vera conseguenza è che da qualche anno la gente si sta allenando a fare a meno degli esperti, cioè delle élite. Ti alleni per anni in piccole cose (la scelta del ristorante, la cura per il piede dello sportivo, le ricerche copiate da Wikipedia) e inizi ad acquisire una certa sicurezza di te e soprattutto una silenziosa capacità di ribellarti alle élite. Non a quelle economiche, quella è un’altra storia, lì dormiamo tutti un sonno profondo. Parliamo di élite culturali: quelli che hanno studiato, quelli che sanno. Nel tempo accumuli anche la sorda convinzione di essere stato per lungo tempo vittima di una truffa: se te la puoi cavare benissimo senza quelle élite, evidentemente per anni quelli ti hanno fregato, portandoti via soldi, tempo, controllo della tua vita, indipendenza, libertà.
Caricato a molla in questo modo, guardi la tua vita: è quel che è. Dato che l’Occidente usa come strategia di sviluppo l’imporre modelli performativi altissimi, facile che, a guardarti bene intorno, un po’ tutto risulti vagamente fané, deludente, miserello. Accade che quel giorno ti chiedano: vuoi che il tuo Paese esca dall’Europa o no?
È in quel momento che ti accorgi che tutte le élite culturali che conosci NON lo vogliono. E’ anche piuttosto impressionante notare come la loro vita non sembri poi così fané.
Eh eh eh.
Brexit!
Ci sono naturalmente moltissime piccole e grandi cause che hanno portato gli inglesi a diventare degli extracomunitari e una boutade dei Simpson a diventare realtà (Trump Presidente). Ma io tenderei a riportare il tutto, comunque, a quella mossa animale che, a monte, sta cambiando il nostro mondo.
In questo senso, ritrovarsi Trump presidente è una lezione altissima, da non perdere assolutamente. Dice una cosa con grande chiarezza: se lo lasci andare, il gesto che elimina le mediazioni non si ferma e va fino in fondo, usando il combustibile del risentimento nei confronti delle élite. Una parte della nostra comunità non pensa che questo sia un rischio. Un’altra sì. Non lo scontro, ma il dialogo tra queste due anime dell’Occidente è uno dei tavoli da gioco che ci aspetta. Sarà affascinante. C’è un equilibrio da trovare, un baricentro, una linea rossa. Per quel che ci capisco io, il salto delle mediazioni è in effetti una mossa geniale, irrinunciabile, non si torna indietro: ma c’è da capire in che punto, esattamente, può diventare rovinosa: il punto esatto in cui è che ci conviene mantenere un’élite, formarla, curarla: fidarsi di lei. Non è un punto facilissimo da trovare. Come ho detto: sarà una partita molto affascinante.
Andrà giocata, sono sicuro, senza alcuna paura (astenersi apocalittici, grazie) ma anche con una certa fermezza, questo sì. Trump obbliga tutta una parte di noi a riacquisire una certa fermezza. Per chiunque ha studiato e fa parte, in qualche modo, di un’élite (eccomi qua, per dire) è finito da un po’ il tempo dell’arroganza, della cecità, del privilegio e delle vittorie facili: la ricreazione è finita, gente! Arroccarsi sdegnosamente dietro alle mura della nostra raffinatezza sarebbe criminale. Ma anche lasciar allegramente passare il vento del tempo, incapaci di usarlo per far girare i mulini che macinano lo splendido grano dell’uomo, sarebbe imperdonabile. Per usare una bella espressione cara a Buffon, non è il momento di scansarsi, ecco.
Non si è scansato il ferramenta del Wyoming, figurati se mi scanso io.
Tratto da l’edizione cartacea di Repubblica del 10 novembre 2016
Segnalato al blog da Sandokan