
Lettere da Gigi – L’eternità a parole semplici
Buongiorno, caro padre Mauro Leonardi. Mi piacerebbe che lei descrivesse a parole semplici che possono capire tutti (e, perche’ no, i nostri cari utenti) il paradiso, il purgatorio e l’ inferno quaggiu’ su questa terra e quello che avverra’ dopo la nostra morte in queste tre dimensioni.
Il mio paradiso quaggiu’ fare bene al mio prossimo, il mio purgatorio riparare tutte le mie mancanze d’amore riconciliandomi con il mio prossimo chiedendoli scusa, il mio inferno quando mi chiudo nel mio egoismo nn pensando al mio prossimo. Dopo la mia morte, confido in Dio.
Cordiali saluti
Carissimo Gigi mi chiedi di parlarti di Inferno, Paradiso e Purgatorio. E di parlartene sia nella “versione” terrena che ultra terrena. Io non credo ci siano due versioni. Non credo ci siano due paradisi, due inferni e due purgatori. Noi speriamo il Paradiso e temiamo l’inferno. E noi siamo capaci di sperare e temere solo quello che conosciamo. Magari non lo conosciamo del tutto, ma un pochino sì.
Credo che un po’ di Paradiso ce lo gustiamo già qua e ad un po’ di inferno ci condanniamo già qua, tra di noi.
E per questa gioia quotidiana e per questa fatica quotidiana, noi speriamo o temiamo l’aldilà. Del purgatorio speriamo e temiamo poco perché in fin dei conti lo capiamo poco.
Siamo abituati fin da piccoli a premi o punizioni. Se facevamo i buoni ci veniva comprato il gelato. Se facevamo i cattivi niente Carosello o niente giostre.
Non c’era una misura intermedia tra buono o cattivo. Non ci sono i tempi supplementari nelle nostre vite. Giudichiamo fatti, persone, parole, intenzioni e pensieri, con decisi tratti di matita rossa o blu. Come a scuola.
Anzi peggio. Solo bocciati o promossi. Nessuna possibilità, nella nostra morale , di recuperare a settembre.
E invece la misericordia di Dio, l’amore di Dio, Dio insomma, è così tanta, è così tanto, da non mollare mai. Anche da morti le nostre anime avranno ancora un tempo speciale per abituarsi alla luce, all’amore, totali, totalizzanti.
E anche qui non saremo soli. Anzi nulla potranno le nostre forze. Saremo senza un corpo per amare ancora, senza una voce per chiedere e implorare. Solo i nostri cari ancora sulla terra, ancora capaci di amare col corpo, di pregare con la voce, potranno parlare per noi, di noi. Non ci dimenticheranno e in Paradiso, come sempre, ci porterà qualcuno. Qualcuno che ci ama.
Questo è quello che so dire di piccolo sul Purgatorio.
Qui sulla terra non so perché diciamo purgatorio quando siamo bloccati nel traffico. Forse avevamo proprio bisogno di questo Giubileo della misericordia per ricordarci che Dio ha creato l’eternità perché avessimo tutto il tempo possibile per tornare da Lui. E questo luogo, che è Lui, è il Paradiso.
Del Paradiso so solo che è come l’amore. Mai più soli. Sempre e solo con chi amiamo.
Dal purgatorio non si esce da soli dicevamo perché il Paradiso è fatto d’amore, è tutta Trinità.
Il Paradiso qui in terra è in ogni atto di amore, di amicizia, di ascolto, di comprensione, di perdono, di attesa, di incontro, di unione.
Pensavo a quando nel blog, tu Gigi rispondi sempre ringraziando. Ecco. Paradiso appunto.
E poi l’inferno.
Che dire dell’inferno?
Il telegiornale ce lo ricorda più volte al giorno. Abbiamo creato tanti inferni.
Ma a volte basta guardare il viso di chi abbiamo vicino, ascoltare certi silenzi, per vedere gli inferni privati che accendiamo
Nell’aldilà l’inferno c’è ed è lì dove Dio non c’è.
Non è una festa alcolica come ci fanno vedere nelle pubblicità.
All’inferno si è soli. Si soffre. Si soffre soli. Tante solitudini vicine.
Niente trinità. Niente amore. Niente unità.
Inferno appunto.
