Blog / Lettere | 07 Novembre 2016

Lettera di Tito Potito – Ha ragione Padre Cavalcoli, dice Alessandro Gilioli

Durante il dibattito che ha suscitato sul blog la questione del terremoto castigo mandato da Dio per colpa delle unioni civili, ho ricordato che il target del nostro sito è il dialogo tra cattolici e laici ed ho esemplificato questi ultimi parlando dei “lettori de L’Espresso”. È a questo proposito che mi scrive Tito Potito

Scusi don Mauro, Espresso per Espresso, visto che la mission del blog è quella di far dialogare tutti con tutti, e visto che il target di riferimento è quello dei laici lettori dell’Espresso, mi piacerebbe conoscere un suo punto di vista sulla lettura che questo blogger dell’Espresso dà del caso Cavalcoli [l’articolo è riportato di seguito, ndr]:

Con l’intervento della Cei, dell’Osservatore Romano e della stessa direzione di Radio Maria, le istituzioni della Chiesa hanno chiuso il caso di padre Cavalcoli: il tizio che ha detto, in diretta, che i terremoti del centro Italia sono il castigo divino per punirci della legge sulle unioni civili.
Siamo tutti contenti, dunque.
Peccato che, secondo i libri su cui fonda la Chiesa, parecchie ragioni padre Cavalcoli ce l’ha.
Intendo dire: tutta la Bibbia è innervata dal principio su cui si appoggia padre Cavalcoli, cioè castighi di Dio per peccati degli uomini. «Il Creatore si esaspera contro gli ingiusti per punirli», «fuoco, grandine, fame e peste, tutte queste cose sono state create per il castigo», «le loro prevaricazioni si sono moltiplicate e rinforzate le loro perversioni, ecco che io farò venire sopra di voi una gente robusta e divorerà i tuoi figli e le tue figlie»; «se osserverai ed eseguirai i comandamenti il Signore allontanerà da te ogni malattia e le infermità terribili dell’Egitto, non le manderà a te ma a tutti i tuoi nemici», «ogni volta che invece del loro Dio ne adoravano un altro furono lasciati alla preda, alla spada, all’obbrobrio» eccetera eccetera.
Insomma, con il massimo rispetto: dato che Dio punisce i peccati anche con le catastrofi (lo dice la Bibbia) e dato che la pratica omosessuale è un grave peccato (lo dice il “Catechismo della Chiesa”, punto 2396) non vedo dove il ragionamento di padre Cavalcoli sia infondato.
Insomma, sempre con il massimo rispetto per i credenti e pure per questo papa così umano e sociale: forse il problema di fondo non è padre Cavalcoli, ma il Libro e il Catechismo della Chiesa.
Padre Cavalcoli non fa che trarne le coerenti conseguenze – e dev’essere per una vaga coscienza dell’orrore di queste coerenti conseguenze che imbarazza tanto i suoi vertici.

In pratica – prosegue Tito Potito – Gilioli dice che Cavalcoli “ha ragione”, nel senso che, secondo il blogger, il padre dice atrocità, ma queste atrocità sono tutte contenute nella Bibbia e nel Catechismo e quindi bisognerebbe buttare via l’una e le altre. Questo mi sembra che metta in chiaro che tutto questo accorrere a scusarsi di qua e di là e a scaricare il domenicano di turno non è che convinca i laici della bontà di fondo della Chiesa, ma li convinca sempre più che noi cattolici ci nutriamo di sciocchezze, di favole, per giunta sanguinarie.

Rispondo a Tito Potito: Ho già spiegato, ultimo tra molti, perché a mio parere Padre Cavalcoli sbaglia. Non capisco invece perché un articolo come quello di Alessandro Gilioli dovrebbe scoraggiarci dalla nostra “mission” (intendo cioè la mission del blog).
Ci sono almeno due grandi generi di risposta alla questione che tu poni. La prima è che molto spesso le cose che riguardano una Chiesa bimillenaria sono molto complesse per cui è normale che si dica per esempio “adesso il Papa dice che la Chiesa è contro la pena di morte, anzi è contro l’ergastolo ma non è vero perché per secoli è stata a favore: io sono ateo e sono contro la pena di morte ma ha ragione chi è contrario al Papa quando condanna non solo la pena di morte ma anche l’ergastolo perché la dottrina cattolica è un’altra”.
Pensa per esempio alla questione del fondamentalismo. Papa Francesco dice “in tutte le religioni ci sono fondamentalisti, anche noi cattolici ne abbiamo” e qualcuno replica: “in realtà il fondamentalismo è l’unico modo di essere cristiano. San Francesco era un crociato ed era un fondamentalista.” Proprio questa complessità dà ragione dell’esistenza del blog perché solo dove c’è dialogo è possibile rappresentare “il poliedro” come ama dire Papa Francesco.
Aggiungo che il fine del blog non è solo il dialogo tra tematiche “religiose” ma è proprio contribuire a creare una cultura del dialogo, del rispetto, della relazione: e questa cultura è già cristianesimo.
Il Papa ha recentemente convocato in Vaticano un convegno su lavoro, casa e acqua : chi avrebbe detto fino a poco tempo fa che queste sono tematiche religiose? o forse la domanda è ancora più radicale: esistono tematiche “religiose” o in verità esiste solo l’uomo e le tematiche “umane”?
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Tito Potito è una delle tante persone preziose che collaborano con il blog e che io neppure conosco: neanche so se il suo sia un nickname o un nome vero (come se un nome d’arte fosse meno vero del nome che si usa nella vita civile). Troviamo spesso il suo nome perché segnala con frequenza articoli per il blog, soprattutto con riferimento ad Amoris Laetitia