Articoli / Blog | 15 Ottobre 2016

GENTE – Niki Vendola ha battezzato suo figlio. Perché tante polemiche?

Riporto il testo di un’intervista che si trova sul numero di Gente oggi in edicola [p.11, n. 42, 25-10-2016]; più sotto aggiungo anche il testo che avevo inviato alla redazione. In mezzo c’è stata una bella telefonata con Roberta Spadotto per integrare il testo. La giornalista ha utilizzato anche alcuni articoli che le avevo segnalato

Domanda – Niki Vendola ha battezzato suo figlio. Perché tante polemiche?
Risposta – Le polemiche sono state sollevate dai cattolici che io chiamo “rumorosi”, ossia coloro che vengono interpellati dai mass media quando si vuole fare emergere una posizione fondamentalista della Chiesa, ma il cui pensiero non rappresenta la linea di Papa Francesco. Tutti i bambini hanno diritto al battesimo. Bergoglio dice proprio: battezzate tutti i piccoli se ve lo chiedono e assicuratevi che abbiano una formazione cattolica. Il piccolo Tobia, figlio di Niki Vendola e del compagno Eddy Testa che è anche il padre naturale, ha avuto un padrino e una madrina e quindi siamo sicuri, qualora i suoi genitori non praticassero, che verrà educato secondo i precetti cattolici. Questo bambino è diventato anche il catalizzatore di mille questioni: unioni gay, utero in affitto. Ma in Chiesa non dovrebbe entrare nessuna questione o rappresentanza politica, solo le persone. Io credo che il parroco Natalino Di Rienzo (Castelforte, Latina) e il suo vescovo Luigi Vari si siano comportati bene proprio perché hanno messo al primo posto questa nuova vita e ai suoi diritti. Il caso ha fatto anche sollevare le voci di altre famiglie omosessuali, meno famose, cui non è stato possibile impartire questo sacramento ai propri figli. Esistono infatti anche preti che, pur non negando il battesimo, di fatto lo ostacolano rendendolo impossibile.
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Buongiorno, sono Roberta Spadotto del settimanale Gente. Vorrei rivolgerle una domanda per il mio giornale. “Perché tante polemiche sul fatto che Niki Vendola ha battezzato suo figlio Tobia?”.

Per molti, soprattutto tra i cattolici “rumorosi” – come li chiamo io – la sua domanda contiene già elementi di “polemica”, per usare la sua stessa espressione. “Niki Vendola ha fatto battezzare suo figlio”? Ed inizia la polemica: Niki Vendola non ha un figlio – si dice – il suo compagno è il padre del piccolo Tobia e la madre è sconosciuta dato che è nato con la pratica dell’utero in affitto. Così la parola battesimo rimane in secondo anzi ultimo piano e, cosa più grave, così rimane in ultimo piano il bambino stesso.

Questo bambino è diventato il catalizzatore di mille questioni: unioni gay, utero in affitto, famiglia omogenitoriale si o famiglia omogenitoriale no, e così via, ma io dico che un bambino non dovrebbe mai essere usato.

In chiesa non dovrebbe entrare nessuna questione, teoria, rappresentanza, politica, affari, interessi, ma solo persone. A me sembra che il parroco don Natalino Di Rienzo e il suo vescovo Luigi Vari, si sono comportati molto bene proprio perché hanno in primo luogo guardato a questa nuova vita e ai suoi diritti. Davanti al battistero si sta come ad un pozzo , o come sotto un fico, o come sopra un monte, o seduti su un prato, o su una spiaggia, o dentro una barca, insomma come le donne e gli uomini che stettero con Gesù 2000 anni fa. Con lui si è sempre a tu per tu, sempre, anche quando – come in questo caso – si fa la folla: reale o mediatica. Anche tra le polemiche e le domande trabocchetto. Quando si celebra un sacramento la Chiesa amministra qualcosa che non possiede ma custodisce. Davanti a quel battistero non ci sono sacerdoti di manica più o meno larga, ma Cristo e un bambino per cui pregare in modo speciale.