Articoli / Blog | 06 Ottobre 2016

MIO n.39/Un prete per chiacchierare – I figli meritano rispetto

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso di questa settimana va a una famiglia numerosa e povera del quartiere di Roma Tiburtino che sono assistite dalle suore della parrocchia
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Gentile don Mauro, cosa pensi della storia della signora diventata mamma a 61 anni? Non pensi che il loro figlio avrà difficoltà quando da adolescente si ritroverà con genitori anziani? Insomma, è giusto avere figli a una certa età? – Crescenzo, Ortanova (Foggia)
Carissimo Crescenzo, ho conosciuto nel mio lavoro il dolore di chi non può avere figli. Per entrambi è molto dura ma per la donna in particolare è dilaniante.  Avere un figlio è dare la vita ad un altro essere umano e poi custodire, accudire, servire, e far partire quella vita dandole autonomia. I due aspetti dell’avere e del dare amore, non dovrebbero mai essere disgiunti nella nostra coscienza. A volte quel naturale desiderio di dare amore avendo un figlio, diventa come un buco nero che risucchia tutta la vita della donna e della coppia. Quando accade bisognerebbe non dimenticarsi che si mette al mondo un uomo, che non è solo soggetto/oggetto di amore per i propri genitori ma è una vita nuova, indipendente a se stante, una persona in più. Bisognerebbe aver presente anche questo. Pensare solo al proprio desiderio e non anche a quello che un figlio è e ha diritto ad essere, è una grossa ingiustizia a qualsiasi età e per qualsiasi tipo di desiderio.

Caro don Mauro,
a inizi settembre sono stati resi noti i dati sul suicidio e l’Italia, pur registrando uno dei tassi più bassi, conta 4mila persone che hanno scelto di farla finita. Come si pone la Chiesa di fronte a questo triste fenomeno? Maura, Campobasso
Cara Maura, senza timore di apparire retorico ti dico che la Chiesa ha nella propria indole più profonda il desiderio di porsi come madre. Una madre che sa e che vede che non riesce a salvare, proteggere, sostenere, tutti i suoi figli. Vorrei che non dimenticassi però che la domanda che mi poni non è una domanda per i soli preti. La Chiesa non è dei preti e non è fatta solo dai preti. La Chiesa siamo noi, tutti i battezzati. Io prima di ricevere il sacramento dell’ordine ho quello del battesimo. La domanda quindi è: noi tutti preti, madri, padri, giovani, vecchi, religiosi e laici, come ci poniamo di fronte a questo “triste fenomeno”? Credo che ci si ponga con il cuore distrutto e la testa piena di domande silenziose, come si fa davanti non ad un fenomeno, ma davanti ad una vita interrotta perché la morte sembrava l’unica soluzione da vivere. È questa non è una soluzione ma una pazzia anche se capisco che a volte l’unico modo di vivere sia quello della pazzia.

Salve, don Mauro. Il mio parroco ha speso 300mila euro per la realizzazione del campanile della chiesa sostenendo che fosse necessario completare la costruzione che risale a trent’anni fa. Ma spendere quei soldi per aiutare gente che ha perso il lavoro o altri bisognosi non sarebbe stato meglio? Rosita, Lodi
Salve Rosita. Una domanda netta e lucida chiede una risposta netta e lucida, ed è solo una: certo che sì, sarebbe stato meglio “aiutare gente che ha perso il lavoro o altri bisognosi”. Però anch’io ho delle domande: avete parlato col vostro parroco? Decisioni così onerose di solito non vengono prese da soli. Esiste un consiglio parrocchiale?  Che cosa gli ha detto? Forse questi soldi sono un lascito vincolato, cioè forse qualcuno ha lasciato denaro solo per la ristrutturazione della chiesa vincolandone quindi l’uso. Come vedi in realtà spesso le risposte non sono “chiare e nette”. Per questo mi sembra importante che voi parrocchiani chiediate: per capire meglio insieme al parroco il perché della sua decisione.