MIO n. 38 /Un prete per chiacchierare – Italia rispetta i disabili
Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa settimana va a una famiglia povera del quartiere di Casalbruciato (Roma) che ha bisogno di indumenti. Il compenso di questa settimana è donato a un giovane senegalese di 27 anni disoccupato
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Gentile don Mauro, l’Italia porta a casa 39 medaglie dalle Paralimpiadi di Rio, ma ogni giorno migliaia di disabili trovano gli scivoli a loro riservati occupati e altri ostacoli, come ascensori che mancano nelle stazioni ferroviarie. Siamo proprio il paese di Pulcinella…
Nino, Pavullo (Modena)
Nino buongiorno, quello che dici è vero. Credo però sia anche necessario gioire e dare forza a quel poco di bene che si riesce a fare. Per questo l’esposizione mediatica delle paralimpiadi non mi è sembrata eccessiva. Le paralimpiadi poi sono stato un vero e proprio evento sportivo e i suoi atleti hanno la dignità piena dell’ atleta olimpico. Non è neanche giusto vedere questo evento sportivo solo come una vetrina per le problematiche disabili. Siamo di fronte a sportivi veri, anzi, più veri di tanti sportivi normodotati.
Il senso civico dovrebbe essere quotidiano. Alzarsi e addormentarsi con noi. Se no rischiamo di fare come per il patriottismo: ci riscopriamo italiani ogni quattro anni per il Mondiali di calcio. Questo si è sbagliato e ridicolo.
Caro don Mauro, sicuramente avrai seguito il caso di Tiziana, la donna suicidatasi per essere stata messa alla gogna su internet per la storia dei video porno in cui compariva. Che idea ti sei fatto di tutta questa triste vicenda?
Filomena, Manfredonia (Foggia)
Credo, cara Filomena, di avere un’idea comune a tutti su questa vicenda. Squallore, tristezza, dolore infinito. Tiziana chiedeva silenzio e oblio. Non entro nel merito di colpe e debolezze. Tiziana non mi ha chiesto di farlo e ora vorrei rispettare questo suo desiderio, in primo luogo, pertanto, “silenzio”. Per oblio invece intendo dire che mi sembra necessario spegnere le luci su questa storia e sulla sua morte. Voglio però ricordarmene bene nelle mie preghiere e anche imparare meglio le regole dell’uso di internet e dei social network. Per usare un auto ci vuole la patente dove, tra le altre cose, devi dimostrare di conoscere e saper rispettare il codice stradale. La nostra civiltà dovrebbe arrivare a dotarsi di qualcosa di simile riguardo al mondo informatico. Sono passati 25 anni dalla nascita di internet e forse è possibile cominciare a normare qualcosa in tal senso. Come tutte le cose belle deve essere usato bene altrimenti può diventare anche molto pericoloso. Quanti sono per esempio le minorenni che usano Facebook magari di nascosto dai grandi?
Gentile don Mauro, c’è un canale televisivo che ogni sera trasmette un programma dove al posto di confrontarsi civilmente, gli ospiti aizzano le persone contro gli immigrati. Ho notato che i più arrabbiati sono gli abitanti delle periferie, che poi magari la domenica trovi a Messa…
Sara, Olbia
Sara salve. Non conosco questo programma. Forse gli abitanti delle periferie sono i più arrabbiati perché di solito il problema di convivere con tante persone di etnie, usi e costumi diversi è più sulle loro spalle e tra le loro strade che nelle grandi città. Chi vive in zone centrali o di lusso spesso conosce meno il problema reale. Detto questo, un programma televisivo che “aizza” le persone tra di loro, extracomunitari o no che siano, è aberrante e vergognoso. Poiché queste trasmissioni vivono di audience non guardare è un’arma efficacissima: se nessuno lo guarda, stai tranquilla che lo chiuderanno. Invita perciò chi conosci a “scioperare” dalla visione di questo programma e invita i tuoi amici, magari anche attraverso i social, a fare lo stesso.