Amoris Laetitia / Blog | 27 Settembre 2016

I vescovi dell’Alberta – Guida pastorale

Orientamenti per l’accompagnamento pastorale dei fedeli cristiani divorziati e risposati senza che vi sia stato un decreto di nullità del matrimonio.

Lo scopo di questa guida

Durante il Giubileo della Misericordia, la Chiesa universale ha ricevuto dal Papa Francesco la sua esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia. Essa ci trasmette il meraviglioso invito a incontrare Cristo, che fa scaturire lo Spirito di Amore e di Verità nella enorme diversità di situazioni di vita familiare. Incoraggiamo ciascuno a leggerla devotamente e a riflettere su di essa.

Una preoccupazione espressa da Papa Francesco come bisognosa di particolare cura e sensibile attenzione è la situazione di quegli uomini e donne che hanno divorziato e si sono risposati civilmente senza aver ottenuto un decreto di nullità. Il Santo Padre insiste sul fatto che “i presbiteri hanno il compito di accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo” (Amoris Laetitia, 300). Questa guida risponde agli inviti del Santo Padre proprio fornendo tali orientamenti. Si tratta pertanto di un documento avente uno scopo limitato e riguardante solo questo specifico aspetto. Dovrebbe essere chiaro che essa è ispirata all’intera Esortazione Apostolica, che a sua volta riflette e si conforma alla Tradizione della Chiesa. Questi orientamenti devono essere situati all’interno dei rispettivi piani pastorali per la sensibilizzazione delle famiglie in ognuna delle Diocesi di rito latino dell’Alberta e dei Territori del Nord-Ovest.

Le nostre comunità parrocchiali cattoliche dovrebbero accogliere con generosità e amore gli uomini e le donne divorziati e risposati. I Pastori in particolare si faranno seriamente carico di assicurare che queste coppie siano consapevoli di non essersi poste al di fuori dell’abbraccio della Chiesa. In quanto battezzati, essi sono fortemente incoraggiati a inserirsi nella vita ecclesiale nella misura massima possibile, ad esempio attraverso la preghiera in famiglia, la partecipazione alla Santa Messa, inserendosi ove possibile nella vita liturgica della Chiesa, oppure attraverso la partecipazione alle sue attività caritatevoli, in particolare quelle rivolte ai poveri. I loro bambini sono membri di vitale importanza della Chiesa, la quale desidera aiutare i genitori a farli crescere nella fede. L’autentica cura pastorale di questi uomini e donne, nostri fratelli e sorelle nella fede, sarà modellata e indirizzata dalla Parola di Dio, sotto la quale l’intera comunità ecclesiale si pone in atteggiamento di fede e di obbedienza.

La testimonianza delle Sacre Scritture

L’insegnamento di Cristo

Il cristiano riceve con gratitudine e fedeltà concreta l’insegnamento dello stesso Signore Gesù Cristo. Sin dai primordi della vita della Chiesa, i chiari comandi di Cristo relativi al matrimonio hanno posto delle sfide perché capovolgevano la mentalità prevalente, sia sociale che religiosa, sul divorzio. Leggiamo nel Vangelo di Marco:

‹‹E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E’ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio›› (Marco 10, 2-12; cf. Matteo 19, 2-9).

Per molti, questo insegnamento era molto difficile da accogliere e accettare. Tuttavia, come continumente mette in evidenza Papa Francesco, Gesù è il volto misericordioso del Padre. I comandamenti del Signore, pertanto, scaturiscono dal cuore di Dio, “Padre misericordioso” (2Cor 1,3) e possono essere fiduciosamente accolti con fede nella sapienza e nell’amore di Dio.

Matrimonio: un mistero

San Paolo ci offre una profonda intuizione a proposito dell’insegnamento del Signore circa la natura del matrimonio, mettendolo in relazione al Corpo di Cristo, la Chiesa. Il matrimonio, insegna Paolo, è un grande mistero, che manifesta la comunione d’amore tra Cristo e la Chiesa (Efesini 5, 31-32). Esso è pertanto un sacramento, un’istituzione pubblica con la missione di dare testimonianza all’amore fedele di Cristo. Pertanto, per i battezzati cristiani, l’adulterio non è solo la violazione di uno dei dieci comandamenti, è anche una contro-testimonianza pubblica nei confronti della vera natura della Chiesa: l’unione sponsale tra Cristo e i battezzati.

L’Eucaristia e la ricezione della Santa Comunione

È precisamente quest’unione tra Cristo e la sua Chiesa che viene celebrata e rafforzata in ogni celebrazione del sacramento dell’Eucaristia. Mediante la ricezione della Santa Comunione i cattolici danno visibile e pubblica espressione alla loro partecipazione alla “nuova alleanza” stabilita nel sangue di Cristo e offerta ai suoi discepoli (Luca 22,20); essi rendono manifesta la loro unione con l’offerta che Cristo fa di se stesso al Padre e con gli altri membri della Chiesa. Pertanto, qualsiasi grave rottura di questa unione, come ad esempio l’adulterio, deve essere sanata prima di ricevere la Santa Comunione. Le Sacre Scritture, infatti, ci ammoniscono con chiarezza a fare un serio esame di coscienza prima di accostarci alla Mensa del Signore. “Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.” (1Cor 11, 27-30). Questo comandamento divino è la base dell’insegnamento della Chiesa secondo cui ogni cattolico, prima di ricevere la Santa Comunione, deve confessare sacramentalmente tutti i peccati gravi di cui è consapevole. Tale confessione deve essere motivata da un’autentica contrizione, che comprende necessariamente un sincero pentimento e la rinuncia al peccato insieme a una ferma risoluzione di emendare la propria vita. (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1450-1460; Codice di diritto canonico, c. 959).

La prassi dell’accompagnamento pastorale

Nel capitolo ottavo di Amoris Laetitia, il Santo Padre chiarisce che i Pastori della Chiesa devono accompagnare i divorziati risposati con “un discernimento pastorale carico di amore misericordioso, che si dispone sempre a comprendere, a perdonare, ad accompagnare, a sperare, e soprattutto a integrare” (312). Questo atteggiamento prepara la strada per “i fedeli che stanno vivendo situazioni complesse ad accostarsi con fiducia a un colloquio con i loro pastori…Non sempre troveranno in essi una conferma delle proprie idee e dei propri desideri, ma sicuramente riceveranno una luce che permetterà loro di comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno scoprire un cammino di maturazione personale.”(312).

I pastori devono essere particolarmente sensibili alla presenza nella comunità di divorziati risposati senza un decreto di nullità. Particolarmente nei momenti delle celebrazioni sacramentali – battesimo, cresima, prima comunione, matrimoni e funerali – può essere certo che in mezzo alla comunità ci saranno persone divorziate risposate. Il pastore e la parrocchia devono tenere a mente che “essi appartengono alla Chiesa come al Corpo di Cristo…sono battezzati; sono fratelli e sorelle” (Amoris Laetitia, 299) e far sì che questo si rifletta in ogni scelta pastorale. Sacerdoti, catechisti e parrocchiani devono soprattutto porre attenzione alla situazione di quelli che, a causa di un divorzio e di un secondo matrimonio, si sono allontanati dalla Chiesa. L’invito a un colloquio col pastore è un gesto appropriato e importante per scoprire che in tale situazione non vengono accolti con un silenzio imbarazzante, ma con una calda comunicazione di un’apertura e disponibilità ad accompagnarli nel cammino di fede.

Naturalmente, i pastori devono riflettere approfonditamente sul loro impegno nei confronti delle coppie di divorziati risposati. Essi e le loro comunità parrocchiali devono essere preparati a intraprendere la missione di raggiungere e accogliere questi nostri fratelli e sorelle. Incoraggiamo il ricorso alle risorse dei rispettivi uffici diocesani per la vita e la famiglia come pure al Tribunale Interdiocesano Matrimoniale in modo da avere completa familiarità con l’impegno della Chiesa nei confronti dei divorziati risposati. Ci raccomandiamo che, attraverso la cura accogliente dei pastori e delle loro comunità, queste persone possano aprirsi a comprendere la loro situazione alla luce degli insegnamenti del Signore Gesù e della Chiesa. La manifestazione di preoccupazione e di accoglienza comunica appartenenza, l’esperienza della quale potrà in seguito risvegliare il desiderio di una più profonda integrazione.

Può capitare che, attraverso i media, gli amici, o la famiglia, a queste coppie sia stato fatto credere che qualcosa sia cambiato nella prassi della Chiesa, per esempio che adesso la ricezione della Santa Comunione da parte dei divorziati risposati sia possibile attraverso un semplice colloquio col sacerdote. Questa opinione è errata. Le coppie che la esprimono devono essere incoraggiate a incontrarsi con un sacerdote per sentirsi proporre nuovamente “il piano di Dio [riguardante il matrimonio] in tutta la sua grandezza” (Amoris Laetitia, 307) e così essere aiutati a capire la strada corretta da seguire verso la piena riconciliazione con la Chiesa.

Al fine di consentire loro un percorso di guarigione e di riconciliazione tale che perdurino nell’obbedienza al forte comando di Cristo “non separi l’uomo ciò che Dio ha unito”, la Chiesa ha istituito suoi propri tribunali. Questi hanno il compito di esaminare con misericordia e verità le circostanze del primo matrimonio in vista di una dichiarazione ufficiale riguardo alla sua validità o nullità. Ricordiamo pertanto ai pastori che i divorziati risposati civilmente che sono alla ricerca di una riconciliazione con la Chiesa devono essere sempre indirizzati ai nostri Tribunali Interdiocesani per un’indagine sul loro caso. Proprio per questo, per consentire alle coppie un agevole accesso ai tribunali matrimoniali ecclesiastici e vedere così esaminata la loro situazione senza inutili ritardi, Papa Francesco recentemente ha riformato i canoni attinenti a questa materia del Codice di diritto canonico (cf Mitis Iudex Dominus Iesus, 8 dicembre 2015). Allo stesso tempo, il pastore deve supportare la coppia per aiutarli a esaminare la propria coscienza.

Formazione della coscienza

La coscienza è la capacità di giudicare cosa si debba fare in una determinata circostanza in obbedienza alla verità oggettiva. Necessita di essere attentamente e pazientemente formata. (cf Veritatis Splendor, 54-64).

La verità rivelata in Cristo, che è la Verità, è trasmessa dalla Chiesa: “per il cattolico la Chiesa è, per volontà di Dio, maestra di verità. Suo compito è annunciare e insegnare autenticamente la verità che è Cristo e allo stesso tempo, con la sua autorità, dichiarare e confermare i principi dell’ordine morale che discendono dalla stessa natura umana” (Veritatis Splendor, 64; cf Dignitatis Humanae, 14). Pertanto il pastore cercherà con delicatezza di risvegliare nella coppia la disposizione di “umiltà, discrezione e amore per la Chiesa e il suo insegnamento, in una sincera ricerca della volontà di Dio e nel desiderio di corrispondervi in modo più perfetto” (Amoris Laetitia, 300). Ciò probabilmente richiederà molto tempo e il pastore dovrà prepararsi a incontrare la coppia in più occasioni, così da guidarli con garbo e gradualità, passo dopo passo, a comprendere la loro situazione.

La prima fase vedrà il pastore impegnato ad ascoltare con attenzione la storia del primo matrimonio nonché l’esperienza di Cristo e della Chiesa nelle loro vite. Ciò preparerà il terreno alla coppia per ascoltare, in un secondo momento, l’insegnamento di Cristo sul matrimonio. Nella terza fase, il sacerdote riassumerà ciò che ha capito della situazione e l’insegnamento della Chiesa da applicare al caso, prendendo il tempo necessario per spiegare alla coppia qualche punto poco chiaro. In un’atmosfera di riflessione senza fretta e di preghiera, discuteranno poi come la coppia potrà avanzare nella fedele e fiduciosa obbedienza agli insegnamenti di Cristo in compagnia della sua Chiesa.

Come afferma il Santo Padre: “si tratta di un itinerario di accompagnamento e di discernimento che orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio (…) questo discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa.” (Amoris Laetitia 300).

Nel nostro tempo tali orientamenti possono rappresentare una sfida significativa per i pastori. Molte coppie si sono formate in una cultura dove i diritti individuali sono esaltati e non sono più equilibrati da una concezione adeguata di bene comune. Questo può manifestarsi in una contrapposizione frontale al legittimo esercizio dell’autorità ecclesiastica. Inoltre, nella Chiesa diritti e doveri sono sempre stabiliti all’interno del contesto della comunione ecclesiale. Ciò può risultare molto difficile da comprendere per persone formate nella nostra cultura e le situazioni più frequenti in cui tale divergenza fra la propria formazione personale e la dottrina della Chiesa si manifesta sono proprio quelle relative al matrimonio. Qui la fede chiede loro qualcosa che si basa sui comandi di Cristo ed essi possono avere difficoltà a rispondere. È come un combattimento che richiede dal pastore molta pazienza e notevole sensibilità pastorale, come Papa Francesco spesso chiede in tutta l’Amoris Laetitia.

Assistenza per l’accompagnamento pastorale

I Pastori potranno trovare utili alcune di queste domande al fine di “ben discernere le situazioni” (Familiaris Consortio 84)

· La fede della coppia è modellata più sui principi, sulla cultura, o sulle teorie più che sull’incontro personale con Cristo nei Vangeli?

· Capiscono chi è che li aspetta con l’acqua viva della misericordia?

· Le persone coltivano un profondo senso di comunità con Dio e con la Chiesa, così da rendersi conto che i loro comportamenti adulteri o i loro divorzi hanno delle conseguenze nella vita degli altri la cui responsabilità ricade su di loro?

· Capiscono esattamente cosa sia lo “scandalo”?

· In che modo la coppia si relaziona con la comunità che la circonda e che è scaturita dal primo matrimonio?

· Qual è la differenza tra l’esperienza di Cristo nel primo matrimonio e nell’attuale unione?

· Qual è stata l’esperienza di Chiesa nel passaggio tra il primo matrimonio e la nuova unione?

· L’opinione di qualche familiare o amico ha plasmato quest’esperienza? Che tipo di opinione è stata? Di disprezzo per la Chiesa? O per la coppia?

· Hanno preso in considerazione la possibilità di ottenere un decreto di nullità? Hanno ben chiaro cosa significa un decreto di nullità, cosa comporta?

La guida garbata ma chiara dei pastori sarà di aiuto alla coppia per formarsi una retta coscienza che li assisterà enormemente nella loro situazione oggettiva. Se il processo ecclesiastico dovesse concludersi con una dichiarazione di nullità dovranno capire che si dovrà celebrare il nuovo sacramento del matrimonio. Se invece il primo matrimonio venisse dichiarato valido, essi dovranno avere chiari i passi da compiere in accordo con la fede sull’indissolubilità del matrimonio come rivelata da Cristo. I due sono vincolati a vivere le conseguenze di questa fede come parte della loro personale testimonianza a Cristo e al suo insegnamento sul matrimonio. Ciò può essere difficile. Se, ad esempio, non potessero separarsi per il bene dei figli di cui devono prendersi cura, dovranno astenersi dall’intimità sessuale e vivere come “fratello e sorella” (Familiaris Consortio, 84). Solo la ferma determinazione di vivere in conformità con gli insegnamenti di Cristo, facendo affidamento sulla sua grazia, può aprire loro la possibilità di celebrare il sacramento della Penitenza, che a sua volta può condurre alla ricezione della Santa Comunione nella Messa.

La situazione può complicarsi se il tribunale ecclesiastico non fosse in grado di valutare le circostanze del primo matrimonio, per esempio a causa della mancanza di testimoni del primo matrimonio o per l’impossibilità di conseguire un’evidenza documentale. Questi casi andranno riportati al Vescovo diocesano.

Conclusione

In Amoris Laetitia il Santo Padre ha esaltato la bellezza e la dignità del matrimonio e della vita familiare. Egli ha invitato tutti i membri della Chiesa ad abbracciare con misericordia, amore e atteggiamento di inclusione ogni famiglia che stia incontrando delle difficoltà. Questi orientamenti si propongono di indirizzare l’autentico ed effettivo accompagnamento pastorale di uomini e donne divorziati e risposati senza una formale dichiarazione di nullità riguardo al primo matrimonio. Preghiamo che questi fratelli e sorelle aprano il cuore all’amore misericordioso del Padre, rivelato in Cristo, e trovino guarigione e riconciliazione con la Chiesa.

Questi orientamenti avranno effetto a partire dal 14 settembre 2016, festa dell’Esaltazione della Santa Croce.

Richard W. Smith Arcivescovo di Edmonton

Frederick Henry Vescovo di of Calgary

Gregory J. Bittman Vescovo ausiliare di Edmonton

Gerard Pettipas CSsR Arcivescovo di Grouard-McLennan

Mark Hagemoen Vescovo di Mackenzie-Fort Smith

Paul Terrio Vescovo di St. Paul

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