
Le Lettere di Fefral – Pane e amici
C’è una cosa che ho capito negli ultimi anni. Ho capito cos’è la solitudine. L’ho capita e l’ho scelta. Intendiamoci, sono circondata da persone, ho una famiglia numerosa e molti amici e un lavoro che mi costringe a vedere continuamente gente. Ma la solitudine di cui parlo è una cosa diversa. E’ la consapevolezza di non poter condividere con nessuno o quasi le mie idee sugli aspetti più profondi dell’amore.
Ci ho provato e a volte mi sono illusa di aver trovato qualcuno che mi comprendesse. Poi ho smesso di provarci e ho cercato solo qualcuno che mi credesse. Poi ho capito che la mia idea di amicizia e di amore è un’utopia, qualcosa che non si trova in nessun luogo. Peccato, perché era proprio una bella idea.
In realtà da qualche parte mi sembrava di averla trovata, ed è per questo che ho scritto per un po’ in questo blog, perché donMa’ in qualche pagina del suo “Come Gesù” racconta qualcosa di simile a quello che racconto io . Ma poi anche quelle si sono rivelate chiacchiere, teoria, aria fritta.
In realtà quando provo a spiegare che per me l’amicizia è il più alto grado dell’amore, c’è chi mi prende per matta, chi finge di interessarsi, ma nessuno mi crede fino in fondo. Neppure i miei amici. Soprattutto i miei amici. E così mi sono convinta che, se sono l’unica a pensare l’amicizia in un certo modo, forse la mia è una bella teoria, una teoria affascinante, che però nella vita reale non può trovare spazio.
E così ho scelto di rimanere sola. Circondata di persone, marito figli amici parenti colleghi…. Ma sola a difendere da tutti la mia passione più grande, la passione per l’amicizia.
Nel mondo vero ci sono quelli che si innamorano, quelli che fanno sesso e quelli che “sono solo amici”. Ma io non mi ritrovo in nessuno dei tre gruppi. E non perché come mi ha detto qualcuno non molto tempo fa (uno che ritenevo amico, ma che invece è solo uno come gli altri) mi piace raccontarmi palle. Io le palle me le sono raccontate tante volte e so come si fa, e so pure come non si fa. Io ho provato a stare comoda in tutti e tre i gruppi. E devo dire che per brevi periodi ci sono stata pure bene. In fondo è bello essere innamorati, è divertente fare sesso, ed è comodo essere “solo amici”. Ma non mi basta nulla di questo. Solo che non trovo in giro nessuno che sia in grado di capire quello che intendo. E così diventa complicato perché ogni rapporto è un dover spiegare, puntualizzare, prevenire. Perché poi la cosa che mi complica ancora più la vita è che io non mi limito a pensare che l’amicizia sia la forma più elevata dell’amore. Ma ho anche la malsana idea che la forma di amicizia più profonda possibile sia quella tra un uomo e una donna che non siano anche amanti. Figuriamoci!
Così ho preso una decisione. Visto che per me l’amicizia è qualcosa di sacro, e lo è davvero, e visto che non riesco a trasmettere questa sacralità a chi mi sta accanto, anche a chi mi conosce di più, anche a chi afferma di volermi bene, allora queste sono le mie ultime parole sul tema.
Le scrivo qua perché ci tengo a dire a don Mauro di smetterla di scrivere nei suoi libri le stronzate che scrive. Non serve a nulla raccontare, parlare, teorizzare quello che non è possibile vivere. Piuttosto donMa’, sai cosa ho imparato? Ho imparato a fare il pane. Alla fine anche Gesù parlava di amicizia ai suoi amici, ma loro non capivano e così finiva per spezzare il pane e mangiarlo con loro. Cosa c’è di più sublime di questo? Come si può pensare che qualunque altro amore, fosse pure quello di una madre per i suoi figli, possa essere superiore a spezzare il pane e dividerlo coi propri amici?
Ma non so raccontarlo, non so spiegarlo, e così vi lascio questo. Vi prego, disprezzate pure le mie parole, dite pure che io sono una contaballe, calpestate le mie idee sull’amore. Ma non gettate via il mio pane. Raccoglietene gli avanzi, chissà che qualcuno non decida un giorno di sfarmarci le folle.
