Lettere di Renato Pierri- Possiamo ridurre Dio a un essere che manda patimenti qua e là alla povera umanità?
“Il problema che mi pongo è il seguente: la morte, e la sofferenza, sono un male?”. Ignoranza o ingenuità possono spingere un religiosissimo signore a porsi questo problema? L’articolo del quale mi accingo a trascrivere e commentare alcune righe, è apparso sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi.
L’autore scrive: “Soffermiamoci brevemente nel ricordare che la morte, per un credente, rappresenta la fine di questa esperienza terrena (pellegrinaggio) e l’incontro con Dio che Gesù ci ha descritto essere un Padre misericordioso, ricolmo di amore per i Suoi figli per i quali ha preparato un posto nel Suo Regno. Il momento in cui si muore è l’attimo in cui il terreno si congiunge con l’eterno e nel quale Cristo ci rende uomini nuovi, donandoci un nuovo abito. E’ un passaggio di vita in vita… “.
Soffermiamoci brevemente nel ricordare che la morte è una conseguenza e una necessità contenuta nel concetto di evoluzione. «Il senso biologico della vita consiste nel mantenimento della vita stessa, e tale mantenimento viene ottenuto con un continuo ricambio, sostituzione, evoluzione, degli individui» (Danilo Mainardi). Chiedersi quindi se la morte è un male o un bene non ha senso alcuno.
L’autore dell’articolo, però, sembra ignorare che esiste la morte prematura, e mettere in dubbio che questa sia un male, è un assurdo. Pensare che la morte ancora nel grembo materno, e poco dopo la nascita, di un bambino, possa essere un bene è una sciocchezza. Non si comprende perché Dio lo avrebbe fatto concepire se poco dopo aveva intenzione di ucciderlo. Non si comprende per quale motivo Dio dovrebbe dare una gioia e poi un dolore atroce ai genitori del piccolo. Sciocchezze.
Si potrebbe obiettare che Dio potrebbe uccidere una sua creatura a fin di bene, magari per trarlo prima a sé in cielo. Così, l’omicidio commesso dall’uomo è un male, l’omicidio commesso da Dio è un bene. Obiezione: ma Dio agisce a fin di bene, l’uomo agisce a fin di male. E va bene, significa che posso uccidere un essere umano a fin di bene, magari per spedirlo prima in paradiso dal buon Dio. Una fortuna, no? Converrà modificare il quinto comandamento? Non uccidere, salvo che non lo fai a fin di bene. Il male non cambia la sua natura secondo il suo fine. Nella legittima difesa, l’omicidio è lecito, ma resta sempre un male. Non si trasforma in bene. Inoltre: nella legittima difesa si è costretti a ricorrere ad un mezzo cattivo (l’uccisione dell’ingiusto aggressore) per un fine buono (la propria o l’altrui salvezza), ma l’uomo è costretto a ricorrere ad un mezzo cattivo per raggiungere un fine buono. Non si può pensare che Dio sia “costretto” a ricorrere ad un mezzo cattivo per raggiungere un fine buono. Non sarebbe libero.
L’ingenuità dell’autore dell’articolo, rasenta la comicità quando si chiede: “Cosa dire della sofferenza che può precedere la morte? Può essere considerata un male? In altri termini, può essere escluso con certezza che la sofferenza, al pari della morte, non possa, in qualche caso, provenire da Dio?”.
Ma ti pare? E come si fa ad escludere che Dio possa essere un aguzzino come coloro che crocifissero il Cristo? Un tormentatore come il diavolo? Obiezione: le sevizie a fin di bene sono un bene, le sevizie a fin di male, sono un male. La risposta l’abbiamo già data. Le sevizie restano sevizie, restano un male, un orrendo male. Attribuirle a Dio è un po’ come bestemmiare.
La comicità continua, infine, quando il nostro pensando alle anime del purgatorio, si chiede: “Se queste anime che la Tradizione della Chiesa definisce sante poiché hanno incontrato la misericordia di Dio che le ha salvate, soffrono, e tale sofferenza è certamente permessa ma è, in qualche modo, anche necessaria per contemplare il Volto di Dio, possiamo ritenerla un male?”.
La risposta già l’abbiamo data, ma forse un esempio potrà essere utile. Un’operazione chirurgica è necessaria qualora non ci sia altro mezzo meno invasivo per guarire un malato, ma questo non significa che tagliare la carne umana con un bisturi sia in sé cosa buona. Se fosse un bene in sé, ci faremmo tagliare la pancia senza necessità. Ma devo continuare a spiegare? Possiamo ridurre Dio a un essere che manda patimenti qua e là alla povera umanità?
Renato Pierri
Il Pasquino