Articoli / Blog | 25 Agosto 2016

MIO n. 33/Un prete per chiacchierare – Sì, l’abito fa il monaco

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa settimana va a una famiglia povera del quartiere di Casalbruciato (Roma) che ha bisogno di indumenti. Il ricavato di questa settimana va ad una famiglia povera vicina a Via Crispolti, a Roma
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Caro don Mauro, forse la mia domanda ti sembrerà stupida, ma non ho capito che differenza passa tra la vocazione che porta a farsi prete e quella che porta a farsi frate.
Silvana, Castelnuovo R. (Modena)

Cara Silvana la tua domanda serve a dissipare un errore frequente che identifica la figura del sacerdote con quella del religioso. Fai bene a parlare di due vocazioni perché lo sono: due e diverse. Si può essere l’uno senza essere l’altro. Basta pensare a san Francesco, religioso ma non sacerdote. Il frate è un uomo che ha una vocazione religiosa; si dice che “prende i voti”, cioè professa i voti di povertà, verginità, obbedienza. Entra nel suo ordine che è una vera e propria famiglia spirituale; porterà l’abito del suo ordine e cambierà il suo nome ad indicare la sua nuova situazione. Lui, con la sola sua presenza facilmente riconoscibile, sarà un segno della presenza del Regno di Dio tra noi. La vocazione al sacerdozio invece è una chiamata a vivere il sacramento dell’ordine; il sacerdote, anche se vive il celibato, è costituito tale per rendere presente Cristo attraverso la celebrazione dei sacramenti: in particolare quelli della Messa e della Confessione; e, ovviamente, anche gli altri. Spero di averti aiutata.

Gentilissimo don Mauro,
se un giorno nel confessionale una persona ti rivelasse di aver compiuto un omicidio, saresti tenuto al segreto o la tua coscienza ti imporrebbe di comportarti diversamente?
Simona, Cagliari

Nel momento in cui il prete confessa non è più “lui” ma Cristo: il penitente parla a Gesù non a me. Quello che l’omicida mi sta raccontando è lo stato della sua anima, il dolore di ciò che ha fatto, l’accusa del suo peccato. Lui chiede a Cristo, tramite me, la sua salvezza. Non devo e non posso rivelare quello che mi viene detto in confessione. Siamo su un piano totalmente altro rispetto alla giustizia dei tribunali anche se io, certamente esorterei questo omicida verso un cammino di penitenza “completo” spingendolo verso anche la giustizia civile ma è dovere suo, non mio. Un sacerdote che riveli quanto ascolta in confessione viene scomunicato ipso facto. Nella storia della Chiesa ci sono esempi di sacerdoti martiri per aver osservato questo segreto, uno è Giovanni Nepomuceno che imprigionato e sottoposto ad atroci torture dal re allo scopo di estorcergli ciò che la sua sposa gli aveva rivelato in confessione, si rivelò inflessibile e venne gettato nel fiume Moldava il 20 marzo 1393, ove annegò.

Ciao, don Mauro. Sarei curioso di sapere come è organizzata la tua giornata tipo? Hai degli orari fissi in cui scrivi per i giornali per i quali collabori, per esempio? Grazie.
Massimiliano, Palermo

La mia vita è come quella di ciascuno di noi. Ho degli orari in cui celebro Messa o confesso e poi ho gli orari della vita in comune con le persone con cui vivo. Questa trama è tenuta insieme da molti appuntamenti di preghiera propri di noi sacerdoti e anche “liberi”, spontanei. Ovviamente, data la particolare “natura” del mio “lavoro”, non posso avere un orario fisso da cartellino ma la mia vita segue il ritmo delle vite delle persone che Gesù mi affida. Per quanto riguarda il mio essere scrittore, non ho orari fissi. Scrivere è il mio modo di essere, di vivere e vedere la vita. In questo ho il dono di essere abbastanza veloce per cui direi che, in buona sostanza, dedico a scrivere il tempo libero che altri preti dedicano ad altre attività: tv, internet, sport. Grazie!