MIO n. 31/Un prete per chiacchierare – Dio non conosce confini
Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa settimana va a una famiglia povera del quartiere di Casalbruciato (Roma) che ha bisogno di indumenti. Il ricavato di questo numero va a una famiglia di Casalbruciato in serie difficoltà economiche
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Ciao, don Mauro. Dopo l’apertura delle nostre chiese ai musulmani, pensi che loro faranno altrettanto ospitando i cattolici nelle loro moschee? Io ho qualche dubbio…
Francesca, Pietrasanta (Lucca)
Non lo so Francesca, temo di no. Ma quello che so è che il valore di quel gesto di accoglienza che abbiamo fatto domenica nelle nostre chiese, è tutto ed esclusivamente, nell’amore che ci ha mosso e che ci abbiamo messo. Loro volevano essere perdonati per aver ucciso in chiesa un nostro prete durante una Messa, e noi li abbiamo accolti. E l’amore, la carità, sono gratuiti, non vogliono niente in cambio.
L’inno alla carità di San Paolo e i nostri amori ci insegnano questo dell’amore: donazione totale. Gratuità. Inoltre, Francesca, ci sono tante cose che facciamo nella vita perché crediamo giusto farle. Per esempio, essere onesti. Tu decidereti di essere disonesto se sapessi che il tuo vicino lo è? C’è qualcosa che ciascuno di noi deve a se stesso che va oltre il comportamento degli altri. Questo non toglie che dovremo continuare ad esigere che nei paesi islamici siano erette delle Chiese adatte per il nostro culto.
Caro don Mauro, mi capita spesso di discutere con un testimone di Geova e allora ti chiedo un chiarimento. Perché noi adoriamo le statue dei Santi anche se nella Bibbia è chiaramente scritto che non si deve fare? (Michelangelo, Tursi – Matera)
Gesù, come recitiamo nel Credo, si è incarnato, fatto uomo. Non è una metafora il suo farsi uomo ma una realtà fatta di lineamenti, colore di occhi, capelli, statura, storia, carne. Le immagini di Gesù, quindi, sono immagini di Dio, volto di Dio. E così, noi non adoriamo le sue immagini ma Lui e avere un’immagine di chi amiamo, è il modo che abbiamo noi uomini di manifestare questo amore. Per quanto riguarda i santi, invece, dalla Madonna in giù, noi non adoriamo mai le loro raffigurazioni. Solo le veneriamo. Significa che abbiamo verso di esse un atteggiamento di rispetto simile a quello che tu avresti per la foto di una persona defunta che ami: le dai un bacetto, la carezzi, anche se sai che lì non c’è davvero lei. Noi uomini siamo fatti così. Ovviamente, Michelangelo, devi distinguere, rispetto a quanto dico, gli atteggiamenti di alcuni che, a volte, rasentano la superstizione. Quelli vanno condannati e la Chiesa, quando li conosce, li condanna sempre.
Gentile don Mauro, ho visto su un giornale le foto dell’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola al mare con il suo compagno e il “loro” bambino. Vorrei sapere: un bimbo di una coppia omosessuale può ricevere il sacramento del Battesimo? Tania, Colleferro (Roma)
Si. Certo. La vita di un bambino è sacra perché viene da Dio, “è” di Dio prima ancora che dei genitori: non importa come siano venuti al mondo e di chi siano genitori. Non importa se con un atto naturale o in modo artificiale, con la fecondazione eterologa o omologa, non importa se la coppia è omogenitoriale o eterosessuale, così come non importa se sono siculi o lombardi. Ciò che importa è che i genitori vogliano battezzarli, cioè che vogliano compiere ciò che la Chiesa intende quando battezza. Infatti, il sacramento del battesimo non è gestito dalla Chiesa ma da lei solo custodito e amministrato. Un bambino i cui genitori chiedono il battesimo ha ogni diritto di riceverlo e di godere della Grazia che dal medesimo procede. Significa che Dio andrà pienamente ad abitare in quel cuore, in quella anima e in quella vita.