Lettere di Renato Pierri – Il contesto è indispensabile per capire il significato di una parola
Non è la prima volta che mi accade e sicuramente sarà capitato anche ad altri. Fai un’affermazione, manifesti un tuo pensiero, l’interlocutore ti contraddice. Passa del tempo, e la persona che ti ha contraddetto, fa la stessa affermazione che aveva contestato. La verità prima o poi finisce per fare breccia nella mente delle persone intellettualmente oneste.
Nel mese di aprile del 2014, sul suo blog “Come Gesù”, l’amico sacerdote e scrittore Mauro Leonardi scriveva: «Io non uso la parola matrimonio per indicare il “matrimonio omosessuale” perché per me il matrimonio è un’altra cosa… Premessa di civiltà e di dialogo è che se si intendono due cose diverse si devono usare due parole diverse per designarle… ». E su l’Huffington Post del 17 novembre: «Se non vogliamo liberare i peggiori istinti omofobi… cerchiamo nomi diversi per cose diverse, magari a cominciare dal matrimonio». Gli risposi così: «Il filosofo Ludwig Wittgenstein sostenne che il contesto è indispensabile per capire il significato di una parola. Il termine “matrimonio” può avere diversi significati. Se dico che Paolo e Francesca hanno celebrato il loro matrimonio, tutti capiscono che si sono sposati, anche se resta da capire se col rito civile o religioso. Se dico che Paolo e Francesco hanno celebrato il loro matrimonio, tutti capiscono che Paolo e Francesco si sono sposati celebrando il rito civile, non in Italia ovviamente, giacché non è ancora possibile. E’ il contesto che dà il giusto significato al termine, ed è il contesto che evita si possa equivocare. Il sacerdote ovviamente non era d’accordo. Ma ecco che cosa scrive oggi su “Il Faro di Roma”: «L’incontro in Vaticano tra Papa Francesco e il Grande Imam Al-Tayyib è il primo dopo la rottura seguita al discorso di Ratisbona, a causa del modo in cui erano state utilizzate alcune parole di Benedetto XVI… Per questo, vorrei tornare proprio all’importanza delle parole. Non a quelle che allora furono dette o non dette dal Papa, ma proprio alla parola, alla potenza della parola… Il contesto in cui sono dette non è un accessorio… Le parole intorno, i gesti intorno, non sono un di più ma spesso sono l’essenziale. “Ti sta bene” detto da un ragazzo che loda la ragazza per il vestito nuovo non è lo stesso del “ti sta bene” detto dalla mamma al figlio che, non avendo studiato, ha preso un brutto voto a scuola. Sono le stesse parole ma le prime sono di lode, le seconde di rimprovero». Stesse parole con diverso significato dato dal contesto. E questo io affermavo riguardo alla parola “matrimonio”. Il contesto ci dice inequivocabilmente di che cosa stiamo parlando, anche se usiamo lo stesso termine. Se tornassimo a discutere sul termine matrimonio, don Mauro potrebbe continuare a sostenere che “se si intendono due cose diverse si devono usare due parole diverse per designarle”?
Renato Pierri