Blog / Gavina Masala | 24 Maggio 2016

Le Lettere di Gavina Masala – Renzi e quel malcostume

“Quando fu ufficiale la notizia che Giovanni Floris lasciava la Rai e che per Ballarò si pensava a Massimo Giannini, eravamo ancora ai tempi del Patto del Nazareno. Berlusconi mi disse: accetti un consiglio? Ho visto che gira il nome di Giannini per Ballarò. Non prenderlo! Lui ti detesta ne sono sicuro. Scegli un altro, Ballarò ti sarà utile”. Lo dice in una intervista al Messaggero il premier Matteo Renzi, raccontando un aneddoto. “Gli risposi: presidente, a differenza tua, non ho mai messo bocca su un programma Rai e non inizierò adesso”. In realtà pare che Massimo Giannini sia “in odore di licenziamento”, e diversi giornalisti che al nostro premier non vanno a genio, quali Nicola Porro o Massimo Belpietro, hanno impegni molto ridotti.

Comunque, ammettiamo che sia andata cosí, di cosa é segno questo episodio, se non del malcostume che ha investito il nostro paese da decenni a questa parte? In qualunque ambiente di lavoro, per non dire in qualunque consesso sociale, chi ricopre una posizione anche solo lievemente predominante, ti fa fuori se non gli vai a genio, senza nessun ritegno. Figuriamoci se si tratta del Presidente del Consiglio. Quest’uso distorto del potere é ormai talmente palese che Renzi non ha avuto pudore nel raccontare questo episodio.

E noi? E noi ci siamo abituati, non ci piace, ci sentiamo vessati, ma “la prendiamo con filosofia”: se troviamo un lavoro, anche il piú malpagato e lontano possibile dalle nostre aspettative, ci sembra un tale miracolo che stiamo zitti sempre e per sempre. Non è questo un atteggiamento che mi va di criticare, probabilmente l’ho messo in pratica anche io piú di una volta, ma di mettere a fuoco, semplicemente perché avere consapevolezza è gia metà del cammino. Il nostro Paese, e non solo, vive un momento di infantilismo coatto: rimani giovane fino a cinquant’anni, salti da un lavoro all’altro, vivi con mamma perché non hai un contratto e non puoi permetterti un mutuo, tanto meno puoi avere il coraggio di sposarti o avere dei figli. Insomma: non divieni nulla, e questa é la morte della persona. Fino a qualche generazione fa avevi un’identità, ai tempi dei miei genitori ti potevi presentare e descrivere per filo e per segno: eri una moglie, magari un’insegnante, un’italiana, etc… Adesso non sei italiano ma europeo, se lavori non lo puoi dire perchè lo fai “in nero”, in genere non sei sposata ma hai un compagno, insomma non sei. Vivi, ti adatti a delle situazioni come ci si adatta ad un vestito di una taglia inferiore, con fatica. E se non sei contento sei uno che non sa vivere, non sei flessibile. Il male di questi ultimi anni é l’ansia, ovvero vivi in uno stato di perenne allerta. E come vivere altrimenti? L’uomo é desiderio continuo di sintesi, di definizione, il ventaglio di possibilitá che abbiamo dispiegato davanti a noi alla nascita, mano mano si riduce e questo é sano: lavorare a seconda della propria vocazione, sposarsi o meno, vivere in un paese o meno, praticare una religione o meno, tutto questo ad un certo punto va risolto. Ma ora non è piú così, é come se le possibilitá rimanessero sempre in potenza davanti a noi, ma mai in atto.

E allora ecco l’uomo eroso nella sua essenza: in nome della libertà di fare ed essere tutto non riusciamo piú a mettere a fuoco chi siamo, a discernere direbbe sant’Ignazio, la nostra vocazione, il bene dal male. E ci accontentiamo di rimanere schiavi, perché di questi tempi devi essere contento anche se lavori e non sei pagato.

Senza ideologie, ma farebbe bene una rispolverata del Marx filosofo, che mise bene a fuoco questi meccanismi, prevedendo quanto saremmo diventati schiavi.

L’antidoto? Proprio mi sfugge, ma la strada é, per quello che mi riguarda, di non perdere di vista il valore di quello che si fa e di come lo fai, anche se ti fanno credere che “fuori uno se ne fa un altro”. Non è vero. Dire qualche no poi e puntare i piedi qualche volta, può essere estremamente liberante e pedagogico.

gavina_masala-1-240x24011
Giovane mamma e moglie, scrivo per capire. Ho una formazione internazionale, da settembre ho intrapreso un secondo corso di studi in filosofia, presso un ateneo pontificio. Parlo tre lingue, mi interesso soprattutto di relazioni internazionali e di religioni: cerco di vedere come la prospettiva cristiano – cattolica possa aiutare a convivere pacificamente