Blog / Gavina Masala | 19 Aprile 2016

Le Lettere di Gavina Masala – Benedizioni a scuola: la partita si riapre

L’anziano, depositario di saggezza e buon senso, direbbe: “una benedizione non fa male a nessuno”, ma l’uomo post-moderno sa bene che non è scontato. Poco più di un anno fa veniva proibita attraverso una sentenza del TAR la consueta benedizione pasquale nelle scuole dell’Istituto comprensivo 20 di Bologna – elementari e medie. La partita (importante) non si è chiusa lì e la sentenza è stata sospesa dal Consiglio di Stato, in attesa dell’udienza in Camera di Consiglio, prevista il 28 aprile a Roma.

Episodi come questo interrogano profondamente la società odierna circa la convivenza tra fedi e culture diverse, circa il concetto di tolleranza, di integrazione e di cultura.

Vediamo di fare ordine su alcuni punti fondamentali, su termini che usiamo spesso, senza approfondire troppo: lo Stato è laico. Vero, il principio è sancito dalla Carta costituzionale, tuttavia per laicità non dovrebbe intendersi l’espungere l’ambito religioso dalla sfera pubblica nonchè civile, atto che costituirebbe una chiara negazione della libertà di coscienza di ciascuno. Questo sarebbe laicismo, dal tratto vessatorio e contro il quale ci si potrebbe appellare con facilità.

Viviamo in una società di matrice giudaico-cristiana. E’ un dato di fatto, e volere favorire la convivenza con altre culture non dovrebbe voler dire annientare la propria. Certo, riferendoci al caso da cui siamo partiti, bambini di altre fedi non dovrebbero essere obbligati a partecipare alla benedizione, ma tale eventualità non è mai stata ventilata. Tuttavia sarebbe stato corretto metterli davanti all’evidenza di cosa sia la Pasqua cristiana, festa caratterizzante la società in cui si trovano a vivere. Rispettare gli altri significa tutelare la propria identità e mettere l’altro nella condizione di potere fare altrettanto; si può integrare solo a patto di avere un’identità e di esserne consapevoli.

Viviamo in una liberal-democrazia, il che ha delle implicazioni precise: la politica non deve intervenire nella sfera religiosa e viceversa, ma i due ambiti devono esistere, coesistere e ricercare punti di contatto. Democrazia, come sappiamo, significa governo del popolo, che si esplica nel prendere decisioni a maggioranza, ergo: se vi è una maggioranza di cristiani o di ebrei o di musulmani o di indù sarà questa ad avere peso decisionale più ponderoso rispetto alle minoranze. Non è un concetto facile da praticare proprio perchè spesso confondiamo la maggioranza con la parte che detiene la Verità. Non è così, essa può e deve decidere per favorire il buon funzionamento della società, anche sbagliando. Ciò in generale.

Integrazione: ne parliamo tutti come di un qualcosa di nobile. Ma integrare qualcuno vuol dire dargli un giusto spazio all’interno della propria cultura, e per fare ciò si deve necessariamente passare dalla conoscenza e dal rispetto per la cultura integrante.

Sì, perchè in definitiva si tratta di questo: di conoscenza e di rispetto. Nelle scuole si fa cultura, sapere cosa sia la Pasqua e perchè ad essa si associ una benedizione è un preciso dovere per chiunque viva in Italia, riservandosi ovviamente di non desiderare di festeggiare tale ricorrenza. Ma non si può pretendere di imporre un pensiero unico, neutrale, che faccia tabula rasa di un mondo, di una storia, di un amore in questo caso.

Se vogliamo dirla tutta poi il tentativo di non dare cittadinanza a Dio sembra rispondere più ad un pigrizia esistenziale che ad un sincero anelito di accoglienza. E’ tempo che l’uomo riprenda a interrogarsi sul senso profondo della propria esistenza, tanto più in un momento storico in cui esistere significa essere in relazione. Come sostenne il papa emerito nel discorso di Ratisbona del 2006. Per Joseph Ratzinger è esigenza della stessa ragione, quella del Positivismo per intendersi, interrogarsi sul senso e sui perchè le cose stiano in un certo modo e di favorire nessi che ci permettano di vivere insieme, nel rispetto reciproco.

Il 10 marzo avevo scritto su HuffPost un articolo sullo stesso argomento