Articoli / Blog | 18 Febbraio 2016

MIO n.6 – Un prete per chiacchierare / Bisogna rispettare tutti

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su The Huffington Post e su ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per la rubrica, questa volta, verrà devoluto a cinque bambini, di cui l’ultimo ha solo otto mesi, la cui mamma di appena quarant’anni è purtroppo morta improvvisamente
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Caro don Mauro,
ancora dei casi di preti arrestati per pedofilia. Possibile che la Chiesa non riesca a debellare questa piaga che rischia di allontanare sempre più le persone dalla religione cattolica?
Mario, Rende (Cosenza)

Hai detto bene: è una piaga. E le piaghe sono solo il sintomo, terribile, di una grave infezione interna e di una profonda ferita mal curata. Scarso e inefficace discernimento delle singole vocazioni nei seminari, mancanza di profonda e attenta pulizia interna alla Chiesa nel momento in cui i primi casi sono venuti a conoscenza dei vescovi preposti alle singole diocesi, chiusura e soffocamento per paura degli scandali con conseguente suppurazione. È un’infezione, una ferita e quindi una piaga. Per curare le piaghe del corpo ci vuole tempo: idem per quelle dell’anima. Tutto questo dolore allontana dalla Chiesa e purtroppo anche da Dio. So solo che Maria sa attendere le nostre rabbie, sa prendere su di sé i nostri rifiuti e sa cercarci quando andiamo via. Il fatto che escano fuori altri casi mi fa solo sperare che tutto ciò non venga più neanche lontanamente né nascosto, né tollerato. Una ferita lasciata all’aria e alla luce del sole, si cura prima. Purtroppo so dirti solo questo.

Ciao, don Mauro.
Io non ci sto capendo più nulla: uomini con uomini, donne con donne e figli di coppie omosessuali nati affittando l’utero all’estero. Se contesti queste cose, ti danno del reazionario o dell’ignorante. Tra trent’anni in che mondo vivranno i miei figli? Ti poni mai questa domanda?
Enrico, Carbonia

Ciao Enrico. Quando parlo con i giovani, mi rendo conto che loro non si pongono questa domanda ma vivono la realtà. E la realtà è solo quella di oggi. Il mondo di domani non cadrà dal cielo ma sarà il frutto dei tanti giorni che sono il nostro oggi. I nostri ragazzi non hanno paura dell’omosessualità, per loro un amico omosessuale è un amico. Se è buono o cattivo non lo è per le sue tendenze omosessuali ma per come fa l’amico, per come è amico. Credo che fra trent’anni i nostri figli, ormai grandi, sapranno vivere con amore nella loro vita, cioè sapranno vivere, se noi oggi viviamo bene con loro. Perché vivere con amore è un ossimoro visto che si vive solo se si ama. Tu parli di “uomini con uomini, donne con donne e figli di coppie omosessuali nati affittando l’utero all’estero”. Mi fermerei sulle parole uomini, donne, figli. Ricordiamoci sempre che stiamo parlando di persone, di nostri fratelli, di esseri umani. Le loro relazioni, le loro vite, i loro affetti, meritano il rispetto che chiediamo per noi. Già questo distinguere tra noi e loro è mettere muri: è necessario ricordare sempre che quello che per noi è una questione di principio, per loro è una questione di vita. Se lo facciamo riusciremo a sederci, a parlare e a creare un mondo di domani che, come tu dicevi, sia casa per entrambi. Sull’utero in affitto, credo che solo parlare di utero, cioè di un pezzo di donna, e parlarne con termini commerciali, immobiliari, spieghi il valore morale dell’atto.

Carissimo don Mauro, ti seguo dal primo numero di Mio e con molto interesse. Come scegli ogni settimana a chi devolvere il tuo compenso?
Mirella, Sondrio

Ogni giorno vengo a sapere di tante storie di bisogno piccole e grandi. Il mio dono è un modo per dire che porto nelle mie mani questi dolori che mi sono affidati. E che voglio gettare una luce su situazioni simili che un lettore di Mio come te, Mirella, può trovare accanto a sé