MIO n.5 – Un prete per chiacchierare / Il Papa aiuterà i poveri
Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su internet su L’Huffington Post e ilsussidiario.net. Il suo blog si chiama Come Gesù. Il compenso per questa pagina questa volta va a una famiglia che ha adottato un cane dal canile comunale e ha dovuto sottoporre il cucciolo a un intervento chirurgico d’urgenza.
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Caro don Mauro, su Facebook gira da qualche giorno una battuta sulle disponibilità finanziarie del Vaticano, che “basterebbero a sfamare tutti i poveri del mondo”. Non pensi che che la Chiesa dovrebbe farsi povera per essere più credibile?
Maurizio, Conversano (Bari)
Ciao Maurizio. Siamo stati creati e salvati perché avessimo la vita in abbondanza. Sicuramente l’abbondanza non è il lusso delle vesti, degli arredi delle chiese o delle case di alcuni prelati come è stato denunciato recentemente. Così come la povertà da vivere come cristiani certamente non è la miseria, non è la mancanza del necessario. La povertà non è mai solo parlare di povertà ma testimoniarla con la propria vita. Questo vale per ogni discorso ci esca dalla bocca. Dovrebbe parlare prima e di più, la nostra vita. Saremmo più credibili se ogni nostra ricchezza fosse un dono abbondante non solo per noi ma anche per chi ci vive accanto. Una vita abbondante è una vita piena di “cose” belle. Papa Francesco sta dando l’esempio. Una cosa che pochi sanno che le persone povere di Roma possono scrivere una lettera al Papa (insieme al parroco) chiedendo denaro, e Francesco fa loro giungere 250/300 euro: questo può avvenire un paio di volte l’anno. Da dove prende i soldi? Da dove può. Hai visto come sono brevi i suoi viaggi? Hai visto come sono modesti i suoi mezzi? Sai che vende quasi tutti i regali che riceve? A me piacerebbe essere un po’ di più come lui. A te no?
Ciao, don! Ho letto la notizia del sacerdote che si è rifiutato di benedire la salma della donna musulmana morta nel crollo di Savona. Dov’è in questo caso la carità cristiana?
Michela, Scandiano (Reggio Emilia)
Carità cristiana? La carità non ha aggettivi perché non ne ha bisogno. Dio è amore. Ogni amore è cristiano e quindi anche ogni carità. Dio è tutto e tutto da Lui proviene e a Lui torna e allora non c’è una carità cristiana ma la carità. La carità parla solo di Dio. È Dio. Benedire, cioè dire bene è donare parole che comunicano e fanno il bene, è un servizio per chi le pronuncia e un dono per chi le riceve. Non conosco bene il caso che menzioni. Forse la persona che citi non avrebbe voluto la benedizione cristiana, non so. Domenica all’Angelus il Papa ha detto che l’unico privilegio agli occhi di Dio è quello di non avere privilegi. Le sue benedizioni sono come la pioggia, cadono su tutti.
Caro don Mauro,
il Papa parla della necessità di costruire ponti e non muri. Siccome, visitando anche il Suo blog “Come Gesù”, si vede come Lei sposi la medesima linea, può chiarire quale sia, secondo Lei, il significato di questo tipo di impostazione? Come si fa a costruire ponti senza rinnegare le verità della fede? Come costruire ponti, in particolare, in quest’anno giubilare e rispetto anche alle altre confessioni religiose o a chi, per esempio, è ateo?
Grazie.
Paola, Mentana ( Roma)
Paola salve. Papa Francesco ha promosso il mese scorso un magnifico video sul dialogo intereligioso in cui un buddista, un ebreo, un cristiano e un mussulmano, dicono di credere in Dio e che Dio è amore. Costruire ponti è questo: cercare ciò che unisce e non ciò che divide. Queste quattro religioni hanno tantissimo in comune e nei secoli hanno causato un’infinità di guerre e morti, ma questo Cristo non lo vuole. Se incontro una persona che è atea la verità non sarà in quello che so ma sarà in quello che sono e che so vivere nella mia vita. La mia vita parla anche quando tace. Sarò io stesso un ponte e la mia vita un luogo di incontro.