Articoli / Blog | 05 Febbraio 2016

Huffington Post / Dieci anni fa veniva ucciso don Andrea Santoro: martire di sicuro, forse anche per la Chiesa

Esattamente dieci anni fa, a Trabazon, don Andrea Santoro veniva ucciso da un sedicenne che era rimasto offeso dalle vignette anti Maometto di un giornale danese. Questo romano era andato a fare il sacerdote in Turchia perché c’era “un gruppo di cristiani senza prete e allora mi sono reso disponibile”. Io, devo essere sincero, non avevo sentito parlar bene di lui. Prete strano, mi aveva detto qualcuno. Sempre inquieto. Che aveva la fissa delle periferie, del dialogo e del ritorno all’autenticità cristiana.

Dieci anni fa non c’era l’Isis ma Ouzhan Akdil, così si chiama l’omicida, confessò di aver sparato al prete perché, inshallah, era sconvolto da chi irrideva la sua religione: insomma l’Isis ancora non c’era ma noi europei già facevamo di tutto per farlo nascere.

Don Andrea, quando gli avevano sparato, era seduto all’ultimo banco della chiesa e pregava con la Bibbia tra le mani: il proiettile, dopo aver attraversato il corpo del sacerdote, si era fermato dentro le pagine di carta bruciacchiandole. Io abitavo vicino alla parrocchia doveva viveva prima di partire per quella parte del mondo, ma quasi non lo conoscevo. Venni a sapere di lui all’udienza del mercoledì successivo all’assassinio dove, per caso, ero presente. Il Papa era Benedetto XVI e stava preparando il viaggio in Turchia. Raccontò che don Andrea, che non poteva prevedere quello che sarebbe successo, gli aveva scritto una lettera dove diceva che “il mio gregge è formato da 8-9 cattolici ma, santità, una sua visita se pur rapida, sarebbe di consolazione e di incoraggiamento”. E allegava un messaggio di tre donne ortodosse dove si aggiungeva che avrebbe dato loro un’immensa felicità stare con il Papa per “parlare un po’ faccia a faccia”. Il Dio dei cristiani sa contare solo fino a uno e don Andrea era così.

Un’altra sua lettera, l’ultima, è famosa perché parla di “fili d’erba”, cioè di come sia giusto, quando si è nel deserto, dare importanza ai piccoli germi di speranza, ai germogli verdi. Parla di ragazzi che sono andati a chiedergli scusa dopo averlo insultato, di una ragazza che gli ha detto “ti vogliamo bene”. “Ti vogliamo bene – spiega – detto tra cristiani e musulmani dentro una chiesa, mi è sembrato un raggio di luce”. Racconta di bambini che sono “un nugolo di lanciatori di sassi” ma lui li scusa perché “a casa, a scuola, in televisione si dicono spesso di noi cristiani bugie e calunnie. E il risultato non può che essere lo scherno”. Non si arrabbia con loro ma li scusa ricordandosi di quando, da bambino, anche lui sentiva solo parlar male dei protestanti e scopriva di vedere spuntare nel proprio cuore sentimenti d’astio verso cristiani di un’altra confessione.

Nei dieci anni trascorsi, spesso si è detto che don Andrea dovrebbe essere nel catalogo dei santi. Il primo è stato Ruini, poi tanti altri, ed il più importante è stato Papa Francesco.

Dopo la prima guerra mondiale, col patto di Versailles venne soppresso il califfato, e gli storici discutono di quanta parte questa decisione ebbe nell’incrudelire la questione araba. È come se dopo una guerra si fosse decise di sopprimere il papato. Come l’avrebbero presa i cattolici? Forse il proiettile che ha ucciso don Andrea è stato sparato non dieci anni fa in un paesino della Turchia ma nel 1919 in un comune francese.

La morte di don Andrea è stata quella di un cristiano vero e di un uomo vero e la pace che il suo sangue costruiva non era solo quella dei cieli ma anche quella della terra; per odio a quest’ultima è stato ammazzato o, secondo molti, è stato martirizzato.

Questa sera, per la prima volta, Vallini celebrerà la Messa per lui a San Giovanni in Laterano e magari annuncerà qualcosa d’importante in proposito. A dire il vero, non so se è importante. Per me è importante don Andrea che mi viene incontro e mi aiuta a sorridere di chi dice che un prete è strano se mostra di essere come Gesù Cristo.

Tratto da L’Huffington Post

Greenitalia

AnYgator