Articoli / Blog | 21 Gennaio 2016

MIO n.2 – Un prete per chiacchierare / La parola è nel Vangelo

Mauro Leonardi (Como 1959) è sacerdote dal 29 maggio 1988 e abita a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice sito accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su L’Huffington Post, ilsussidiario.net, e ha una pagina di corrispondenza sul settimanale Mio. Il suo blog è Come Gesù, Abelis (Lindau) il suo ultimo romanzo, Il Signore dei Sogni (Ares) l’ultimo saggio. Il compenso per questa pagina va a un marito divorziato, buttato fuori casa dalla moglie, che per poter passare gli alimenti alla famiglia è costretto a dormire in macchina.
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Caro don Mauro, ho fatto un piccolo sondaggio tra amici e conoscenti e ho scoperto che pochissimi hanno letto la Bibbia, pur dichiarandosi cattolici. Vedo, invece, che tutti i musulmani conoscono benissimo il Corano. Non sarebbe il caso di imparare almeno in questo caso da loro?
Alessandro, Chivasso (Torino)

La Bibbia per i cristiani è un libro sacro ma non allo stesso modo dei mussulmani. Noi crediamo che gli autori della Bibbia siano stati ispirati dallo Spirito Santo e per tale motivo diciamo che in essa, ma non solo in essa, è contenuta la Parola di Dio. Erroneamente a volte si dice che il cristianesimo, come per i mussulmani, è una religione del Libro. Tale affermazione non è vera. Il cristianesimo prima che un Libro è una Persona, Gesù. Chi dobbiamo continuamente ascoltare è Lui. Senz’altro, un modo privilegiato è leggere il vangelo: in questo senso dobbiamo imparare dai nostri fratelli mussulmani. Però è necessario aggiungere che noi ascoltiamo Gesù anche in altri momenti: quando la Chiesa celebra i sacramenti, quando si esprime con il Magistero e la Tradizione, quando infine ci viene vicino nei fratelli. Insomma i libri da leggere sono tanti, non solo la Bibbia.

Ciao, don Mauro! Ho letto la tua rubrica (per la quale ti faccio i miei complimenti) e, incuriosito, ti ho cercato su internet. Ho scoperto che sei molto attivo sui social, addirittura su Facebook inviti i tuoi parrocchiani a scrivere i propositi per la Messa. Pensa che il mio parroco, pur essendo più giovane di te, non perde occasione di parlare dei nuovi strumenti di comunicazione come fossero una manifestazione del demonio.

Luca, Manfredonia (Foggia)

Capisco il tuo parroco perché noi uomini – non solo i preti, tutti –  abbiamo sempre paura della novità. Potrei risponderti con tante parole dei papi che incoraggiano a guardare in modo positivo le nuove modalità della comunicazione. Il fatto decisivo però è che internet è ormai molto più che uno strumento: è un nuovo continente. Lo si deve aggiungere a Europa, Asia e così via. È un mondo nel quale vivono – più o meno parzialmente – miliardi di persone. Capisco che non tutti se sentano adatti ad andarci a vivere e leggo come manifestazione di disagio il parlarne male, però chi volesse radicalmente estromettere la chiesa da internet non sarebbe cristiano. Dio, infatti, ci chiede non solo di imparare a usare i mezzi di comunicazione ma di essere davvero immersi nell’umano. Perché in esso sempre, anche quando cambia e si sviluppa, è presente il mistero di Dio.

Buongiorno, don Mauro. Ho letto su un giornale che in Italia ci sarebbero tra i cinquemila e i settemila preti che hanno abbandonato il sacerdozio, molti perché inconciliabile con la vita coniugale. Non pensa che la Chiesa dovrebbe adeguarsi ed eliminare l’obbligo del celibato per il clero?

Sabrina, Porto Torres (Sassari)

Torneremo tante volte su questo argomento. Sul celibato dei preti la Chiesa può cambiare idea. Io ti dico che, degli argomenti a favore del celibato non mi convince chi dice che il prete senza moglie e figli è più “libero”: a me piace la semplice e profonda realtà dell’analogia esistente tra il celibato del sacerdote e il celibato di Cristo. Io ho scelto il celibato perché ho voluto essere come Gesù. Non ti sembra una bella spiegazione? Sono aperto a proposito di teorie a favore del matrimonio dei preti però non mi convince una cosa: e se poi finisce che, essendoci preti sposati, ci saranno anche preti divorziati? Non male come pasticcio, non ti sembra?

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