Gianluca Veneziani – Per l’Annunziata Natale è (anche) la festa di Maometto (… ma l’articolo è di Leonardi)
Lucio Brancaforte mi segnala un articolo de L’Intraprendente (ripreso anche da Il Timone) in cui Gianluca Veneziani critica il pezzo su L’Huffington Post nel quale ragiono sulla coincidenza per cui, quasi 500 anni dopo, il Natale di Gesù e quello di Maometto cadono nelle stesse date. Nel titolo viene messo il nome del direttore de L’HuffPost – Lucia Annunziata – e io non vengo mai citato: credo si tratti una svista o di un semplice modo per dare più visibilità al proprio articolo. O magari mi sbaglio e Lucia Annunziata ha scritto sul quotidiano che dirige un pezzo come il mio che a me non risulta. In ogni caso, siccome gli argomenti sono i medesimi, mi sento chiamato in causa e cerco, pertanto di entrare in dialogo con Veneziani.
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Contrordine, fedeli. Il 25 dicembre non è nato solo Gesù Bambino, ma anche Maometto Bambino, ché quel giorno non si celebra mica in esclusiva l’inizio del cristianesimo ma pure l’origine della religione islamica e, anziché farci un segno di croce davanti al presepe, sarebbe più opportuno prostrarci e pregare in lingua araba.
Dovremmo attenerci a questi precetti se è vero quello che racconta oggi l’Huffington Post, e cioè che quest’anno nella notte tra il 24 e il 25 dicembre nasce Maometto, in quanto il calendario islamico ha fatto coincidere dopo quasi mezzo secolo (non capitava dal 1558) il giorno santo per i cristiani con la festa per la nascita del Profeta, il cosiddetto Maulid. Questa coincidenza sarebbe una buona ragione secondo il giornale dell’Annunziata, che ne dà il Lieto Annunzio, per «celebrare le due feste insieme», all’insegna dell’«Italia multietnica dove cristiani e musulmani vivono uno accanto all’altro» e per godersi «questa notte della nascita che porta all’incontro e alla pace» in un minestrone multi-religioso.
Ne deriva, come conseguenza, che insieme alla grotta dovremmo allestire nel nostro “presepe dell’integrazione” anche una bella moschea formato mignon, in modo che nessuno possa sentirsi discriminato. E alla mezzanotte, anziché andare alla messa, dovremmo recarci alla Mecca, per santificare la festa. E, piuttosto che un capo di intimo rosso, le donne dovrebbero indossare un bel burqa (per l’occasione, anche il burqa rosso è consentito). Quanto ai personaggi del presepe, ci hanno già pensato in una scuola di Pescara: basta inserire una Madonna Musulmana e un Re Magio con tanto di kefiah, e stiamo apposto; i più creativi possono pure sbizzarrirsi con una bella mezzaluna islamica al posto della stella cometa. Ma occhio al cenone: rigorosamente banditi cotechino e zampone, che sono carne di maiale e potrebbero offendere chi crede diversamente. Così come gli alcolici: proibito perfino lo spumante Fontanafredda per fare un brindisi. Adottiamo invece un bel menu di cibo halal, cioè islamico e puro, per omaggiare il Bambinello Maometto.
Al momento della processione casalinga sarebbe poi opportuno sussurrare «Allahu Akbar» al posto dell’ormai desueta «Tu scendi dalle stelle» e magari auto-umiliarsi gorgheggiando un Adeste Infideles, riferito a tutti i cristiani “infedeli”. Ma nulla vieta di potersi cimentare con un augurio interculturale, al suon di Buon Natallah a tutti. E poi, mi raccomando: sul pandoro non mettete lo zucchero a velo, ché il velo ce l’avranno già tutte le donne presenti. Per il travestimento da Babbo Natale, invece, lasciate perdere: ora vanno di moda le barbe salafite senza baffi, da adottare assieme a turbante e tunica neri. Da ultimo: al posto del vecchio e stonato Coro di Natale, si propone un bel Corano di Natale, con tanto di canti tipici della tradizione musulmana, tratti direttamente dal testo sacro.
E allora sì che sarà un Buon Natale, pardon un Buon Maulid, per tutti.