Articoli / Blog | 05 Dicembre 2015

Blog – La nonnitudine

Natale è il sovrano tempo dei nonni. E i nonni sono i depositari della liturgia della famiglia: le pastarelle la domenica, il cenone di magro a Natale, il presepe il 25, la busta con i soldi per i nipotini ormai grandi, “così compri quello che ti piace”. I nonni sono la liturgia del tempo, i nonni hanno sempre tempo, sono sempre a casa. I nonni sanno solo attendere.
Va bene, lo so, sto raccontando un mondo che non c’è. Lo so anch’io che i nonni oggi sono anche diversi. Lavorano. Fanno sport. Fanno le vacanze più dei figli perché loro hanno una pensione sicura che glielo permette. Lo so. Ma so anche di quel mio amico che mi raccontava che la figlia di 3 anni, guardando una signora anziana, capelli bianchi, schiena curva, sorriso dolce, gli ha detto: io voglio una nonna così.
Perché? Perché la madre di questo mio amico è una donna attivissima e giovanile. Spesso non ha tempo neanche lei. Ed è una cosa bella: le nonne delle favole che filano la lana non ci sono più, ma quello che manca è la “nonnitudine” che è quella cosa di cui parlavo prima. E ce la può avere, ce la può donare solo un nonno. Chi sono i nonni? I nonni sono quelle persone che la famiglia tira fuori a Natale insieme all’albero e alle statuine del presepe. Con la crisi di oggi i nonni sono anche i maggiori finanziatori di rate di mutuo. Più delle banche. Sono i baby sitter più accreditati sul mercato delle giovani famiglie con figli piccoli. Più di una nanny inglese. I nonni sono il muro a cui si appoggiano i figli ormai grandi, e spesso stanchi.
L’unica alternativa a diventare anziani è morire giovani. Non mi sembra una gran mossa. Anziano non è vecchio. Vecchio è chi non spera più, chi non sa chi è, chi non sa dove va, chi è immobile. Molti giovani sono vecchi. Gli anziani sono stanchi di gambe e di schiena ma non sono immobili, sono vicino al traguardo. Hanno la speranza più pura: quella dell’attesa.