
Il diario di Paci – 89. Il campo a riposo
Mi piaceva quel campo abbandonato.
Crescevano erbe libere.
Erbacce, fiori di campo, vecchie piante della precedente coltivazione.
E si vedevano ancora i solchi del terreno arato tempo prima.
Mi piaceva quell’abbandono anche se l’abbandono non mi piace.
È crudele abbandonare, dimenticare.
È crudele lasciare indietro.
È crudele dire: non più, o, peggio ancora, non dire niente.
Poi una signora accanto a me ha detto al nipotino che chiedeva perché quel campo era brutto e quell’altro era bello.
E la signora ha detto.
Che non era un campo brutto ma era un campo a riposo.
Ha spiegato che i campi coltivati vengono lasciati a riposo dopo l’ultimo raccolto.
E così la terra si rigenera con le erbacce, con i fiori di campo, con le piante che non sono state strappate bene.
Non è brutto.
Non è disordinato.
Non è abbandonato.
È a riposo.
La terra sta riposando.
Solo il sole che c’è.
Niente serre o teli a proteggerla.
Solo l’acqua che c’è.
Niente innaffiamento ad orario.
Solo le piante che nascono dai semi che volano lì.
Nessuna coltivazione intensiva.
Solo il vento e l’acqua a muoverla.
Nessun trattore, nessun aratro.
E quando la terra riposa è sempre casa per qualcuno.
Qualcuno che vola, rotola, fino a lei.
E trova una buca, un solco qualsiasi.
E si poggia lì.
E fa radice lì.
Vicino ad un fiore.
Ad una vecchia carota.
Ad un’erbaccia nuova.
È a riposo.
E il riposo è così: disordinata vita ma vita.
Forse la mia vita ora è come questo campo.
Non sono abbandonata.
Sono a riposo.
Sto riposando.
E la vita nasce spontanea.
A stupirmi.
Senza solchi preparati.
Senza semi tutti uguali.
Senza acqua e sole a comando.
Ma la vita come è.
Ogni giorno il mio presente.
E domani vediamo cosa nasce.
(Il Diario di Paci, Mauro Leonardi)
Paci è il personaggio che ha dato vita alla protagonista del romanzo “Una giornata di Susanna”, acquistabile online e in tutte le librerie. È un’emigrante di origine venezuelana sposata con René, un uomo che la trascura. Ha un amante, una bimba che si chiama Marta e un’amica che si chiama Stella. Da vent’anni vive a Roma e si mantiene facendo pulizie.