L’Huffington Post – Digiuniamo dai pomodori. Non mangiamone per un giorno, in memoria di Mohamed
Perché ci vuole il morto per farci accorgere che c’è del marcio? Perché la puzza di marcio a volte non ci basta? Avevo scritto di Asserid e dei nostri pomodori e delle catene invisibili che lo rendevano schiavo. Ad alcuni era sembrata retorica da ombrellone. Ma, purtroppo, ora c’è il morto.
Quindici giorni fa, su questo giornale, mentre l’Italia si lamentava per il caldo afoso e per i blackout elettrici dovuti ai condizionatori, avevo pensato a uno dei tanti schiavi domestici che rischiavano la pelle nelle nostre regioni per farci mangiare i pomodori. L’avevo chiamato Asserid perché in una delle tante interviste c’era uno che si chiamava così. Dicevo che sarebbe morto e che nessuno avrebbe parlato di lui. Adesso vorrei smentire almeno questa seconda parte di profezia.
L’Asserid che è morto, si chiamava Mohamed, ed è stato stroncato da un malore mentre lavorava come bracciante per raccogliere pomodori sotto il caldo torrido in un campo fra Nardò e Avetrana.
Lo ha stroncato il caldo di questi giorni come succede agli anziani che hanno il cuore stanco e affaticato dall’afa. Solo che Mohamed aveva 47 anni ed era forte e giovane. È morto di stanchezza e caldo per un lavoro da schiavo nero. Non solo perché senza contratto ma perché lavoro sporco, con un’anima nera.
Sono tanti i braccianti come Mohamed. La polizia sta indagando e i responsabili passeranno i giusti guai loro. Ma il mio Asserid diceva che sarebbe morto mentre noi avremmo mangiato i suoi pomodori.
Vogliamo rovinare anche questa terza parte della profezia, dopo quella dell’oblio? Riusciamo per un giorno – un giorno solo – a non mangiare pomodori in onore dei tanti Mohamed che la nostra Italia sfrutta?
Tratto da Huffingtonpost
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