ilsussidiario.net – Massacro a Caserta/ 4 morti per un parcheggio: possiamo fuggire la banalità del male?
Se non sai l’età dei protagonisti e come è andata a finire, sembra una lite da scuola materna. Dispetti che causano una brutta litigata, vola qualche parola di troppo e alla fine c’è uno spintone. Solo che non siamo alla scuola materna ma in un condominio, non sono bambini ma un agente della polizia penitenziaria e un’intera famiglia d’adulti. E al posto dello spintone ci devi mettere quattro morti. Perché il poliziotto ha il porto d’armi e si mette a sparare. Tutto questo avviene a Trentola Ducenta, a due passi da Caserta.
Tra di loro hanno alle spalle anni di litigi per un posto auto occupato, sembra, arbitrariamente, e fonte di continue discussioni. Un lento ed inesorabile corrodersi della vita civile, della convivenza civile, tra cittadini, tra condomini. Ora saranno molte le versioni dei fatti: il caso estivo di cronaca nera è un classico. Forse, si dirà, è stato il caldo di questi giorni a trasformare in assassino un normale condomino. Forse è stata la crisi economica: troppi problemi che si accavallano e alla fine si perde il filo della matassa e poi anche la ragione. Forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e da agente penitenziario diventi un assassino come quelli che ogni giorno guardi al di là delle sbarre.
Forse sei esaurito da tempo. In ogni caso banalissime saranno le cause che emergeranno, le analisi degli esperti, le interviste dei vicini e le dichiarazioni rilasciate dagli investigatori, perché il numero sconvolgente dei morti rende ogni movente miseramente insufficiente, futile, banale, banalissima, l’occasione che trasforma un fine settimana di luglio in un bagno di sangue, dei vicini di casa in vittime e carnefici. Tra le scarne cronache di agenzia che leggo, una parola si rincorre e brilla, una parola che forse ci può dire qualcosa di più. Questa parole è “costante”. Sembra proprio che il parcheggio del furgone fosse “una costante causa di litigio” tra l’agente penitenziario e le vittime. E allora proviamo a guardarla così, proviamo a vedere che ci sono cose, nella nostra vita, che lavorano come gocce sulla roccia. Fanno il buco, la crepa, erodono. Ci sono cose che, ripetute, logorano quella convivenza civile che se danneggiata, rende la città giungla, le nostre case tane, i parcheggi territori da marcare, da difendere come animali feroci. Che uccidono. Proviamo a pensare che dietro questa enorme tragedia non ci siano motivazioni enormi ma, come parrebbe proprio che sia, solo tanti, innumerevoli, costanti, piccoli sgarbi maleducati quotidiani. Proviamo ad accettare l’idea che il dispetto quotidiano possa trasformare ciascuno di noi in assassino. sembra una cosa stupida? forse lo è, ma mi azzardo anche di più. Propongo una soluzione. Come si erode il piccolo costante sgarbo quotidiano che può ridurre chiunque di noi in killer? Non sarò originale e proporrò la via semplice: si distrugge il dispetto costante con costanti atti di cortesia. Che poi spesso sono il modo quotidiano dell’amore.
Mai passare vicino ad un condomino senza salutare, fosse anche l’ultimo respiro di una giornata calda lunga ed estenuante: buonasera signor Rossi. Tenere sempre aperto il cancello al condomino che abbiamo sentito rientrare dietro a noi: buon giorno signor Rossi. Aspettare a chiudere la porta dell’ascensore se la signora del terzo piano sta arrivando con le buste della spesa: buongiorno signora Rossi. Mantenere la calma nelle riunioni condominiali, anche le più accese. Chiedere come è andata a scuola ai figli della famiglia del piano di sotto, anche se non mi ricorderò mai come si chiamano. Una carezza al cane della signora anziana che abita sola. Continui gesti di benevolenza, tagliano le gambe alla nostra rabbia, alla nostra stanchezza, alle nostre fatiche e preoccupazioni. Così, forse, la banalità dei litigi non incontrerà più la follia di una “tragedia sconvolgente”. Se sono le piccole volpi che rovinano la vigna, sono i piccoli gesti che la riedificano. La banalità del male quotidiano va vinta con la fantasia del piccolo bene quotidiano.
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