Articoli / Blog | 18 Febbraio 2015

ilsussidiario.net – Mercoledì delle ceneri – Una rinuncia che non riguarda solo cibo e internet

Il digiuno è importante in tutte le religioni: si chiama ramadan per il Corano, kippur per gli ebrei, e quaresima per i cristiani. Dove oggi si celebrano le ceneri (non nel rito ambrosiano) si leggerà un profeta, Gioele, che dice «Laceratevi il cuore e non le vesti» (Gl 2,13). Perché le vesti lacerate sono lì, in bella vista, a farsi vedere, a far vedere quanto soffriamo, quanto ci mortifichiamo. Invece un cuore lacerato si può nascondere. Il vangelo di oggi è tremendamente chiaro, ci indirizza a quel posto segreto dentro di noi, il cuore, dove l’unica ricompensa possibile è l’amore. Il digiuno cristiano è difficile perché non riguarda principalmente cibo e internet: riguarda quel surrogato dell’amore, all’apparenza tanto dolce, che è la ricompensa immediata all’amore. Parlo del plauso, della coscienza pulita con il panno delle cose legali tutte compiute, del senso di colpa sedato con le penitenze che ci fanno migliori degli altri invece che innamorati degli altri. Perché poi la questione è sempre e solo quella: quanto amo?

Quanto vale la mia vita? quanto amo. Quanto vale la mia mortificazione? quanto amo. E quanto amo? quanto vivo. E quanto vivo? quanto amo. Non è un gioco di parole né uno scioglilingua. È che quando ci laceriamo il cuore in ogni quaresima quotidiana della vita, ne scaturisce amore. Penso all’omelia di Papa Francesco di domenica scorsa ai nuovi cardinali. Penso alla compassione di Gesù quando tocca il lebbroso: è il kippur cristiano, è la quaresima. Il kippur è una cerimonia dove un capretto riceve simbolicamente le colpe di tutti e viene inviato a morire nel deserto. Viene da qui il concetto di “capro espiatorio”, peraltro antichissimo. Ora, Gesù, ci ha detto il Papa domenica scorsa, ha fatto “kippur” col lebbroso: toccandolo, aveva reinserito il lebbroso – un escluso – nella comunità degli uomini, lo aveva collegato di nuovo con gli altri nel modo giusto (“mostrati al sacerdote e offri quello che Mosé ha prescritto per la tua purificazione” Mc 1,44) ma Gesù, avendolo toccato, era diventato a propria volta impuro, insomma era rimasto escluso a propria volta: infatti non poteva più entrare pubblicamente in un città e doveva rimanere fuori, in luoghi deserti (Mc 1,45).

Se amiamo, ecco la quaresima, ecco il kippur cristiano. Se amiamo, ci sporchiamo le mani, ci compromettiamo. Perché la compassione, compromette. Non è profumata la compassione. La compassione compromette e porta nel deserto con bagaglio cenere sul capo, con cibo, l’amore. Adesso, se penso al capro espiatorio, non mi viene più in mente l’animale ma un meccanismo mentale che purtroppo conosco molto bene. Quello di far scontare le mie colpe, di fare penitenza, di toglierci i sensi di colpa, con la vita di qualcun altro. Ma non è la strada giusta. Quella terra arida che aspettava il capro espiatorio per farlo morire di fame, di sete, divorato dalle belve; che aspettava il lebbroso e poi Gesù che lo aveva toccato, aspetta me. C’è una cenere, questi giorni, che ci avvicina tutti. È, sui giornali, è la cenere dei palazzi e delle bombe. Ecco non digiunerò per soffrire come loro ma digiunerò per amare come Lui.

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