
Le Lettere di Paolo Pugni – Superare il limite
Commentando l’ultima lettera qualcuno suggeriva, come apprezzato complimento, che sono assetato di verità. Mi piace. Di più, direi che sono stato sedotto dalla verità.
Perché, come più volte ho sottolineato, non ci può essere nessuna forma di carità senza la verità. Il che, anche questo l’ho detto e mi sforzo di viverlo, ci costringe ad un discernimento continuo su come “fare la carità nella verità”.
E’ come un genitore che ama il figlio e lo educa e per educarlo deve sapere che cosa è bene per lui e che cosa insegnargli o ricordargli, ma lo amerà sempre e comunque anche se sbaglia, non muterà però il bene per amarlo, ma proprio in virtù del bene lo amerà e cercherà di condurvelo. Il resto non è educazione è complicità. E lo si vede benissimo.
Ma non è di questo che voglio discutere oggi, semmai se a qualcuno interessa ci torneremo, così come volentieri tornerei due mali che stanno devastando la nostra società, e dei quali ho anche fatto cenno:
- a) la patologia di personalizzare tutto, riferendo sempre in modo particolare a sé stessi ogni vicenda, per cui una cosa è bene o male a seconda della mia vita e non della realtà;
- b) la dilagante incapacità di distinguere critica ad un pensiero, ad un atteggiamento, ad un comportamento ad un ragionamento e quella alla persona, essendo la prima lecita e tavolta doverosa, le seconda da evitare sempre, nei limiti dei nostri… limiti.
Ma ripeto non è questo l’oggetto di questa lettera, quanto la difesa della verità.
Sabato 17 a Milano è prevista una conferenza “difendere le famiglia per difendere la comunità” con la presenza di Costanza Miriano, Marco Scicchitano, Mario Adinolfi e don Maurizio Botta.
A inizio settimana si è scatenato l’inferno.
Io posso capire che ci siano persone contrarie, che ci sia chi sostiene che la famiglia vada distrutta, che abbia fatto il suo tempo, che soprattutto quella tradizionale sia da rimuovere.
Capisco.
Fa parte della libertà di pensiero. Dissento e sono pronto a discutere. Devo rendere conto della mia speranza e di ciò in cui credo.
Ma quando per negare il pensiero altrui si passa alla calunnia, alla manipolazione, alla violenza della falsità, è tutta una cosa diversa.
Repubblica, seguita subito da milanotoday.it, spara la notizia che i relatori del convegno in precedenti incontri hanno affermato –virgolettato, quindi citando direttamente- che “i gay vanno curati”. Così. Secco.
Ora questa affermazione non è MAI stata fatta, MAI. Ci sono i video a dimostrarlo. Ci sono quintali di pagine digitali che lo dimostrano.
Questa non è malafede, questa è manipolazione, disonestà culturale.
Che scatena la violenza.
Infatti il convegno è stato definito “omofobo” e già in rete ci sono forti avvisaglie di ciò che accadrà. Proclami, minacce, prese di posizione. I politici che ovviamente ci sguazzano, PD e SEL in testa, ribadendo così la loro onestà intellettuale e la loro completa apertura a posizione cattoliche, delle quali si vantano di essere paladini.
Organizzazioni che sparano a zero. Ridda di messaggi che amplificano la manipolazione e la calunnia, alimentate da odio ideologico pregiudiziale.
Se smentisci, ti danno del bugiardo: sei catalogato a priori.
Poi arriva il CorSera che non può certo non fare la figura del paladino dei diritti liberal e che con una approssimazione da giornalino scolastico insiste anche nello sbagliare i nomi delle associazioni, confermando che non è andato neanche a guardarsi i documenti originali.
E ti spara una pagina con intervista a Costanza Miriano e a don Gino Rigoldi. Il quale, nel volere anche lui riformare la chiesa come gli pare, dice che
Il comune, quello che patrocina le manifestazioni di sesso estremo e chi più ne ha e più ne metta, sbraita perché sia tolto il logo Expo dal convegno.
Il tutto nella settimana della strage di Charlie Hebdo, dove tutte le voci si sono alzate a sostenere che la libertà di espressione e di stampa e di opinione va difesa senza se e senza ma.
Quindi ci si aspetterebbe che questi urlatori da giornali si schierassero a cordone per permettere l’espressione di pensiero e parola dei relatori di questo convegno, se avessero anche solo un minimo di coerenza. E di dignità.
Tutte le libertà di opinioni sono uguali: alcune libertà di opinioni sono più uguali delle altre.
Quindi ci si aspetta disordini per il 17 a Milano, così come è avvenuto durante recenti manifestazioni delle Sentinelle in piedi.
Questa è violenza.
Questo è nazismo.
Questa è dittatura del pensiero.
Questa è manipolazione.
Questa è farina del diavolo in senso letterale: è la dimostrazione che le libertà pretese e urlate (e ottenute) sono solo quelle che interessa a qualcuno, a chi comanda i nostri pensieri.
Ora proviamo a immaginare il contrario, che a questo convegno organizzato a Genova dal titolo –poi ci torniamo- “l’invenzione dell’eterosessualità” ci sia un gruppo di sostenitori della famiglia tradizionale che impedisce lo svolgersi del convegno, che minaccia i partecipanti all’ingresso, che diffama i relatori… come andrebbe a finire?
Questa è la verità per cui sono pronto a battermi, o almeno lo spero dato che ho già detto di esser codardo.
Proviamo ad occuparci anche di questo e non solo di parroci americani o vescovi belgi che scherzano paurosamente con l‘anima altrui spesso confondendo accoglienza con carità, la quale appunto non può essere distinta dalla verità.
Torno infine su verità e titolo del secondo convegno citato: ora io capisco la lotta, capisco sostenere ciò in cui si crede, capisco che sia importante stringere i ranghi. Capisco che bisogna anche provocare e mandare segnali forti, capisco che con coraggio si possa affermare le proprie idee e cercare di motivarle.
Quello che non capisco e la manipolazione della realtà, dell’evidenza.
Tu puoi dirmi che ritieni l’omosessualità una scelta alternativa, il matrimonio tra persone del medesimo sesso un diritto, posso capire. Fai bene a sostenere e lottare per ciò in cui credi. È onesto. Se siamo onesti intellettualmente possiamo discutere di questo, capire quale sia il bene e come raggiungerlo. Nel reciproco rispetto e nella libertà di espressione.
Ma affermare che quella dell’eterosessualità è una INVENZIONE è una temerarietà che se non fosse tragedia sarebbe da seppellire con una risata da 27 ore 17 minuti e 38 secondi