
Le Lettere di Gaetano Di Sabato – Il DDL Scalfarotto
(continua dalla scorsa settimana)
E veniamo al cosiddetto “DDL Scalfarotto”. In questo caso occorre ammettere che il rilievo giuridico del signor Farina è corretto. Forse però egli non sa chi sono stati i primi a contestare il fatto che si volesse punire l’omofobia senza darne una definizione nell’ordinamento giuridico. Forse si stupirà, ma a protestare furono le associazioni LGBT (a cui quel ddl, così com’è piace meno che alle Sentinelle). E a rendere l’obbrobrio giuridico se possibile ancora più obbrobrioso è intervenuto poi il famigerato emendamento Gitti, il quale non solo vanifica le aggravanti a fatica sancite dalla legge per i reati a sfondo omofobio e transfobico, ma mette anche in crisi quelle per le altre minoranze tutelate dalla legge Mancino. A questo proposito, vorrei far notare al signor Farina (il quale sarà sicuramente sensibile alle questioni inerenti l’onestà intellettuale) che la suddetta legge Mancino (di cui il ddl Scalfarotto sarebbe un’integrazione) esiste da 20 anni, durante i quali non ha mai costituito una minaccia per la libertà di espressione di nessuno. Chissà perché, secondo le Sentinelle, ora che dentro quella legge potrebbero finirci le persone omosessuali essa diventa una norma liberticida. Desidero anche ricordare chi, il giorno dopo la discussione alla Camera del DDL, ha manifestato contro Scalfarotto e l’attuale formulazione della legge davanti all’Auditorium della Conciliazione dove si teneva l’Assemblea Nazionale del PD. Potrà stupire ancora, ma anche in questo caso si tratta delle associazioni LGBT, senza alcuna traccia di Sentinelle in piedi o sedute che fossero.
Dette queste cose, sarebbe bello che l’onestà intellettuale con cui lo stesso movimento omosessuale si esprime contro il DDL così com’è attualmente formulato venisse ripagata ammettendo che l’opposizione delle Sentinelle non ha nulla a che fare con il rilievo giuridico di cui sopra. Le Sentinelle protestano perché potrebbe esser loro vietato di chiamare, ad esempio, contro-natura le persone omosessuali. Esse temono che una tutela penale di quel tipo possa aprire la strada alla parità dei diritti che senza motivo vogliono negare. Per riprendere la battuta della Ocone, le Sentinelle sembrano pensare che la tutela della loro libertà passi per la negazione di quella altrui. Sembrano volere che la loro visione di rapporto di coppia, di famiglia, sia imposta e tutelata giuridicamente, mentre la visione di altri no. Se fossero per la libertà di pensiero e di espressione, io credo dovrebbero battersi per la tutela della loro concezione quanto per la tutela di quella degli altri. Non si gioca a fare i Voltaire a metà.
Sinceramente, trovo piuttosto aberrante e retrò la visione elitaria del potere e della cultura espressa dal signor Farina con il suo elegante riferimento alla “persona della strada”. Magari dovremmo impegnarci a diffondere la cultura e non limitarci a prendere atto dell’ignoranza.
Terribile, offensiva e priva di ogni fondamento (anche se riconosco la fonte del pensiero, il nostro “amico” Adinolfi, vero signor Farina?) è l’idea che si possa essere omosessuali per moda. Ma è possibile che secondo queste care Sentinelle io o altri faremmo tutta questa fatica senza uno straccio di diritto per moda? Spero arrivino a rendersi conto dell’amenità.
Particolarmente adinolfiana è l’idea che gli omosessuali siano pochi e benestanti. Io ad esempio sono tutt’altro che benestante e conosco molti omosessuali operai, disoccupati, centralinisti, commessi. In verità, credo che se fossimo tutti Dolce e Gabbana (ah signor Farina) le Sentinelle non esisterebbero, sarebbero tutte impegnate ad ammirarci e a comprare i nostri prodotti. Curiosa è anche l’espressione “cosiddetti gay”? Come se suggerisse che gli omosessuali stessi siamo una sorta di invenzione mediatica o che di avere diritti se ne freghino, fatta eccezione per questa sorta di setta “gay” di ricconi che li vuole?
Due parole vanno spese sull’idea (conveniente per loro a livello mediatico, ma non veritiera) secondo cui le Sentinelle non sarebbero un movimento e le persone andrebbero in piazza a titolo personale. Stranissimo. Ho fatto un po’ di ricerche, ad esempio sul titolare del marchio e sul proprietario del dominio Web. Mi chiedo se il signor Farina sa di chi si tratta. Vorrei inoltre che mi venisse spiegata un’altra cosa. Se le Sentinelle non sono un movimento e vanno tutti lì ognuno per sé, com’è che poi non sono autorizzate a parlare ai giornalisti? Come si spiega che a esprimersi possono essere solo i cosiddetti “portavoce”. Se non sono movimento e ognuno è per sé questa è una notevole contraddizione mi pare. Se non c’è una struttura, questi portavoce chi li designa?
Sono altresì certo che il signor Farina sia sincero quando dichiara di non avere fobie. Perché mai dovrebbe avere paura di noi, tanto più che in genere siamo considerate donnette mancate? Qui, effettivamente, non si tratta di avere paura, si tratta di essere disinformati, di nutrire pregiudizi e di avere alcune di quelle qualità citate da Sara Ghedina. Io non ci casco, lo so che non hanno paura… Ora potrei citare Morgan Freeman, ma mi astengo per educazione verso chi legge.
Dovrebbe essere argomentata un po’ meglio la posizione sul matrimonio. Spinge infatti a domandarsi perché trasformando il matrimonio civile da privilegio elitario a diritto egualitario le povere persone della strada dovrebbero confondersi sull’amore e l’impegno che sta alla base di un matrimonio, indipendentemente dal sesso dei coniugi. In realtà, proprio perché quel tipo di impegno, quell’insieme di doveri che costituiscono un matrimonio, sono fondativi della società e utili al suo sviluppo, un’estensione in un’ottica egualitaria e paritaria ne costituirebbe un rafforzamento da cui la società intera trarrebbe beneficio. Mi chiedo inoltre cosa c’entri il discorso di Francesco sui diritti individuali. Nel chiedere il matrimonio egualitario le persone omosessuali vogliono accollarsi tutti i DOVERI coniugali e familiari. Insomma chiedono proprio il diritto di assumersi i doveri della vita comunitaria, della responsabilità degli altri. È quindi proprio tutto il contrario di ciò che teme il signor Farina. Chiediamo il matrimonio, dunque proprio l’opportunità di sviluppare il nostro progetto di vita in un’ottica relazionale e non individuale. Di che parliamo insomma? Si tratta di una bella contraddizione che mi rende fin troppo facile la confutazione.
È quasi commovente (per quanto è naif) l’accorata espressione di preoccupazione per la tutela della “mente dei cittadini”. Evidentemente egli si sente all’altezza di ergersi a Magister, peccato che non ci abbia spiegato chi l’abbia investito di questa certezza o su quali basi si fondi.
Infine, il nostro disagio origina dal fatto di dover affrontare le amenità confuse, disinformate e contradditorie che troviamo quotidianamente scritte in testi come la lettera del signor Farina, a cui quindi mi azzardo a dare un’ultima informazione e un consiglio: si rassicuri del fatto che nessuno qui vuole disintegrare il tessuto sociale né internare gli eterosessuali.
Occorre imparare (e alle Sentinelle farebbe bene) che nella società democratica e plurale garantita dagli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione non c’è spazio per le discriminazioni, né per la sopraffazione delle maggioranze sulle minoranze, né per l’orientamento ideologico o religioso del diritto. C’è spazio solo per il rispetto reciproco, le pari opportunità, la pari dignità di tutte le condizioni. Perché se c’è una cosa che accomuna tutti i singoli esseri umani è il fatto di essere “portatori di differenze”, creature uniche, anzi univoche. Siamo tutti diversi gli uni dagli altri (salvo clonazione) e questo ci rende incontrovertibilmente pari.
Occorre smettere una volta per tutte di rovesciare la realtà sostenendo che le persone omosessuali, tradizionalmente schierate per il riconoscimento della pari dignità e di pari tutele per tutte le condizioni, siamo quelle che vogliono imporre un pensiero unico. Chi vuole imporsi sono coloro che aspirano a relegare un’intera minoranza alla marginalità civile e alla irrilevanza culturale.
Noi ci siamo, combatteremo l’ingiustizia che macchia questo paese prima ancora che discriminare ciò che siamo e, fatevene una ragione, otterremo ciò che ci spetta. Se può consolarvi, sappiate che questo non implicherà per voi la perdita di alcunché, semmai vi guadagnerà una società più aperta e inclusiva in cui vivere.
Qui la prima parte della lettera