Blog / Lettere | 03 Dicembre 2014

Lettera di Sara Ghedina – Uno strano Paese senza sentinelle, magari sedute, per casa e lavoro

Dal Chi sono del blog di Sara Ghedina One Girl in The Kitchen. Mi chiamo Sara, sono nata una mattina di luglio di un numero piuttosto imprecisato di anni fa (diciamo dopo lo sbarco dell’uomo sulla Luna e prima che John Travolta in smoking color panna facesse conoscere al mondo l’ebbrezza delle notti discotecare di Brooklyn), sono cresciuta tra le magnifiche montagne di Cortina, e da qualche anno mi sono auto trapiantata, per gioco o per davvero, in California, San Francisco. Da piccola, a seconda dei giorni, della temperatura e dell’umore, avrei voluto fare la magliaia, la maestra, la suora (!!), la ballerina (imitando mia sorella che imitava Heather Parisi), la burattinaia. Da grande invece non l’ho ancora capito. Quando non mi trovate in giro per i mercati della frutta, o a rimestare l’ennesima marmellata, oppure ancora a fotografare un carciofo, è possibile che sia a correre nel Golden Gate Park, al cinema per l’ultimo film di Woody Allen, oppure nella posizione del guerriero. Qui di seguito ho compilato una lista di alcune delle cose che mi piacciono. Una lista a casaccio. Per chi è curioso di conoscermi meglio, e un po’ anche per me stessa. Pronti? Via!

Correre per 26.2 miglia, ancora una volta, una volta all’anno. Il caffè, l’acqua fresca e i croissant alla mandorla di Tartine, anche se quello era un tempo lontano. I jeans costosi, le giacche di pelle e gli stivali da cowboy. No, mi fanno proprio impazzire gli stivali da cowboy. Ma pure i pantaloni neri elasticizzati. Lo yoga, un gatto di nome Charlie Scooter, Woody Allen e i fratelli Cohen. Il cinema indipendente e ogni tanto pure le hit di Hollywood. Almodovar, Javier Bardem, Jim Jarmusch e Mark Zuckerberg. Gli aggeggi da cucina, le foto di Katie Quinn Davies e Chris Court, i libri di ricette, tutti i fai-da-te che fermentano, Radio Deejay e il vino, rosso. Correre, da sola, con la musica a tutto volume e qualche volta anche le lacrime. La mia Cortina fra le Alpi, Venezia in qualunque momento dell’anno, e Firenze. E Parigi. La neve che cade, i tramonti rosa delle Dolomiti, lo spritz all’happy hour (per me Aperol con oliva, grazie). La ricerca dell’impasto da pizza perfetto. Gnocchi di patate fatti in casa. L’estate, la spiaggia, la focaccia avvolta nella carta di giornale, Saffo e i lirici greci. Niccolò Ammaniti, Calvin & Hobbes, il mio iPhone Android e qualunque cosa della Apple. Billie Jean, i vecchi filmini di famiglia, Bono Vox. Le scarpe col tacco, ma sulle altre donne. I magazine di moda e i negozi dell’usato. San Francisco. Il quartiere della Mission. Il pane fresco e i cinnamon rolls, che se fossero vegan sarebbero perfetti. Passare il sabato pomeriggio nelle librerie non virtuali e camminare per le strade vuote il giorno di Natale. Il sale del mare, le fragole e la miso soup. I caminetti, i mercati della frutta, la fotografia in bianco e nero. Mobili vintage, il legno. Servizi da tavola scompaiati. L’odore dell’erba appena tagliata, la posa del corvo laterale perché è sexy, un uomo in maglietta e un insegnante di yoga a petto nudo, gli occhiali da sole extra-large, Burning Man, John Lennon e i berretti di lana. Il rosa. E il nero. Francesco Guccini. I tatuaggi, ma non tutti, l’accento spagnolo, gli abiti da sposa comprati su ebay, e Central Park. I mondiali di calcio, Roberto Baggio e Photoshop. Jerry Seinfeld, Dave Matthews e Marcello Mastroianni. Il cappuccino, quello vero, di soia e nella tazza di ceramica. Shavasana. Innamorarmi, delle cose, dei luoghi e delle persone. Incrociare stranieri che ti sorridono per strada. Imparare a perdonarmi. E, purtroppo per me, Louis Vuitton.

Ed ecco la lettera

Caro Beppe [Severgnini, ndr], per curiosità e desiderio di approfondimento da qualche giorno, armata di pazienza e di aspirine contro il mal di testa, sono andata a curiosare nella pagina facebook delle “Sentinelle in Piedi”, curioso fenomeno sociale dei nostri giorni. Dopo una certa frequentazione del sito, sono arrivata a pensare che le SS (Sedicenti Sentinelle) siano un po’ omofobe, un po’ bigotte, un po’ ignoranti e un po’ dure di comprendonio. Oggi, devo dire con mia stessa sorpresa, ho scoperto Star Wars. Tra quelle veglie innocenti e silenziose complete di libro in mano che fa tanto cool, si è intrufolata nientepopodimeno che la moda del momento, la paura del grande complotto universale ad opera della famosa “mondializzazione dirigista”. Roba che a confronto Casaleggio, la Scie Chimiche & Associati, i Testimoni di Geova e i Complottari dell’11 Settembre farebbero meglio ad andarsi a nascondere. Dunque riassumendo, il Sentinella-pensiero sarebbe questo (non di tutte, ma di molta parte delle SS che frequentano la pagina stessa): l’omofobia non esiste, o comunque non è un’emergenza degna di attenzione. I casi sono montati ad arte per riuscire a far approvare il famigerato decreto Scalfarotto, che, come tutti sanno, una volta introdotto limiterà gravemente la libertà di espressione come neanche nei regimi comunisti vecchio stampo. In questo modo, liberato il campo da ogni opposizione rappresentata dalle Sentinelle stesse e pochi altri chiamati non si sa da chi a vegliare su quanto sta succedendo, potrà prendere piede in tutte le scuole e gli asili la famosa teoria “gender”, costringendo i bambini a masturbarsi a 4 anni, invitando gli adolescenti a “riunioni di sesso” promiscuo, ma soprattutto spingendo perfino i più piccoli a credere di essere di sesso diverso da quello di nascita e a invertire le proprie tendenze sessuali probabilmente nel tentativo di far diventare tutti quanti gay. Tutto ciò sarebbe organizzato “per fare in modo che i bambini perdano tutti i punti di riferimento”. Il progetto, forse pure di stampo satanista, tenderebbe “a far perdere ai bambini anche l’ultimo dei capisaldi che permetteva loro di identificarsi in qualcosa di radicato e solido: la loro identità sessuale”. In preda a uno stato di confusione e di incertezza per la perdita di ogni modello di riferimento e valore-guida, le menti saranno deboli e vulnerabili e, di conseguenza, sarà molto più facile suggestionarle, modellarle e controllarle, facendo loro credere qualunque cosa si voglia far credere e riuscendo a far loro negare anche le verità più ovvie, anche grazie alle tecniche di persuasione occulta che allo stato attuale sono ovviamente efficientissime. Così disorientate, le menti arriveranno ad essere aggressive verso chiunque le contraddica e si scaglieranno implacabilmente verso chi propone un’idea diversa, creando una situazione di completo caos sociale. Il pubblico umano si ritroverà così irrimediabilmente diviso e alla completa mercè di qualsivoglia governo o lobby. La cosa triste è che non sto facendo dell’ironia e so usare le virgolette. Aiuto.

Pubblicata su Italians di Beppe Severgnini, Espresso online

Unknown

Pubblicato su Il Fatto Quotidiano; Espresso.it  del 26 novembre 2014

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