Blog / Lettere | 29 Novembre 2014

Le Lettere di Paolo Pugni – Sconfitti dalla superbia

Ho lavorato molto con gruppi di medici ospedalieri di recente. In diverse città d’Italia. Il tema era il medesimo: come ottimizzare l’organizzazione del Pronto Soccorso per dare un miglior servizio a tutti.
E così mi si è ripresentato con abbagliante crudezza il vero problema che sta alla radice delle nostre ansie, angosce direi.
C’è che oggi non credendo più nel trascendente crediamo solo all’uomo, mettendoci nelle mani di una fragilità senza fine.
Crediamo che l’uomo, o meglio: la scienza attraverso di lui, possa tutto. Possa sconfiggere ogni problema.
Anche la morte.
E così quando la morte alla fine vince, spacca, entra a gamba tesa nella realtà, dobbiamo accusare qualcuno.
Sia chiaro non voglio dire che nella sanità non ci siano errori o negligenze. Come dappertutto peraltro.
Dico che qui si finisce per prendersela con il medico e la struttura se il parente non ce la fa.
Qualunque cosa sia accaduta.
Rivedo questo delirio di onnipotenza nelle sciagure ambientali.
Al netto dell’incuria e delle responsabilità –che ci sono e sarebbe imbecille negare- c’è però una casualità che è implicita nel cosmo, una natura che comunque è più forte dell’uomo.
Non possiamo tutto, non riusciamo a domare tutto.
Sono tormentato dalla morte, come sapete: quest’autunno è crudele, ci strappa via dalle mani amici e vicini con una crudeltà apparente e apparentemente senza senso. Sabato scorso un cliente, era a Roma con moglie e figlia che lo avevano raggiunto dopo un viaggio di lavoro, mentre visitava un museo è rimasto lì, come congelato, rapito da un infarto che non ha lasciato tempo nemmeno all’ambulanza di arrivare.
Di fronte a questo noi imprechiamo e cerchiamo responsabilità.
Perché vogliamo nasconderci che c’è qualche cosa di più grande di noi, che non possiamo controllare, che sfugge alle norme, regole, lezioni.
La nostra superbia ha sete di colpevoli, perché l’assenza di responsabilità ci ricorda che c’è un Dio dal quale dipendiamo e che ci vuole amare se deponiamo la nostra superbia.
Un medico che ho incontrato mi diceva che si è persa oggi la dignità della morte.
Forse bisogna ripartire da lì per imparare a vivere.

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