Articoli / Blog | 28 Novembre 2014

L’Huffington Post – Samantha e la libertà di sognare diversamente da Erdogan

 

Scherzi di internet. Capita che ti arrivi sulla stessa schermata la foto di Samantha Cristoforetti che sorride felice coi suoi compagni nella stazione spaziale Internazionale Iss, e nello stesso momento le parole in cui Erdogan dice che le donne non devono “fare lo stesso lavoro degli uomini” perché “considerare uomo e donna sullo stesso piano è contro natura, i due generi sono diversi per indole e costituzione fisica: le donne devono fare le madri”, avere “possibilmente almeno tre figli”, perché così “lo ha definito l’Islam”.

Il materiale con cui si confeziona l’Islam è preesistito nella storia cristiana: come mai non esistono né astronaute né astronavi musulmane e invece Samantha e i suoi colleghi non hanno nessun pudore a portare nello spazio – il luogo più alto della scienza e della ricerca umana – icone e crocefissi, cioè i simboli della propria fede? La ragione sta che l’Islam non ha voluto puntare sulla scommessa che il cristianesimo ha vinto. Il cristianesimo è stato scandalo per chi conosceva il Dio unico (Israele) e follia per chi aveva formalizzato la ragione (greci) perché sostiene che l’umanità di Gesù si unisce alla sua divinità, non confondendosi e perdendosi in essa, ma rimanendo tale: uomo. Il musulmano adora Allah, non lo conosce. Il cristiano adora Dio e lo conosce. Gli arabi cristiani con cui Maometto venne in contatto, quei cristiani cioè che fornirono al Profeta un po’ della stoffa con cui costruì la religione del Corano, erano nestoriani. Nestorio, per i cristiani un eretico, pensa che l’umanità di Gesù è “assunta” nel Verbo, cioè scompare l’uomo.

Samantha e soci arrivano tra le stelle e non trovano strano portare con sé i simboli della loro fede, perché il cristianesimo ha realizzato qualcosa che sembrava storicamente impossibile e razionalmente inaccettabile: pensare la verità come detta ad un tempo all’interno di Dio e all’interno dell’uomo e della creazione materiale. Poiché Gesù dice “io sono la verità”, il cristiano scommette che così è per ogni verità: quella di Dio, quella dell’uomo, quella dell’orsa Daniza, dei vegani e dei vegetariani, degli atomi di Fabiola Gianotti. E delle stelle di Samantha. E l’occidente, che ha perso la fede cristiana, però ha mantenuto il pensiero della fede cristiana e cioè che la verità – non importa se è quella della teologia o della fisica quantistica – è la forma del pensiero.

Il destino dell’occidente, il vero combustibile che ha spinto Samantha tra le stelle, è che, poiché Cristo è vero Dio e vero uomo, avviene che la verità sia al medesimo tempo quella assoluta di Dio e quella della mente umana. Che si possa pensare che la verità può essere detta e che si può persino realizzarla con le proprie azioni. Ecco questo è il senso e il destino dell’occidente. Pertanto quando Erdogan dice che una donna non può fare lo stesso lavoro degli uomini – e quindi come fa Samantha ad andare nello spazio che dovrebbe rimanere a casa per diventare madre e farsi baciare i piedi dal figlio, anzi almeno tre figli – dice una cosa sbagliata, non perché lui è musulmano e io sono cristiano ma perché non puoi decidere cosa le donne devono fare per essere donne. Perché l’essere donna è declinato in tante vite, in cinque milioni di sfumature di colori. Perché una donna è donna in tutto quello che fa, sia se è madre sia che sia astronauta.

In un articolo molto divertente Selvaggia Lucarelli, diceva che forse si era andati oltre non solo l’orbita terrestre ma anche oltre la pazienza di noi comuni mortali che cerchiamo solo di superare il raccordo anulare in tempi non siderali. Che insomma se ne era parlato troppo. Ma a me piace questo spazio rubato ai guai economici, alle cronache sempre più nere, alla politica dove vincono sempre tutti e sono sempre i soliti. Mi piace uno spazio dove si parla di donne, proprio all’indomani della giornata contro la violenza sulle donne. Di donne che avevano un sogno e lo hanno realizzato, e non era il sogno di Erdogan: che è un sogno bello, per carità, quello della maternità. Ma non è l’unico. E mi piace che l’abbiano realizzato senza bacchette magiche o protettori, solo da donne. Anzi, solo come persone. Che lavorano e studiano e lavorano e studiano e mettono insieme tutto quello che si riesce a fare in una giornata sempre troppo corta.

 

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