Blog / Lettere / Stefania Perna | 26 Novembre 2014

Le Lettere di Stefania Perna – Non ti leggo più

La settimana scorsa, parlavo di muri da abbattere e la discussione che ne è seguita, mi offre lo spunto per scrivere anche oggi qualcosa.
Qualcuno scriveva che non mi legge più: ovvviamente è libero di farlo, ma la frase mi fa sorridere, per il richiamo che crea, con l’ espressione che pone fine in genere alle relazioni d’amore e al matrimonio: non ti amo più.
Perchè? essenzialmente perchè non trovo punti di contatto tra il mio mondo e il tuo.
Succede anche riguardo alla fede e forse oggi più che in passato: basta vedere le accuse di tradizionalismo, ora contro questo ora contro quell’autore, pensatore, scrittore che sia, che rischiano di creare barricate ed opposti schieramenti, tra cristiani che dovrebbero invece offrire spettacolo di unità. Accade anche moltissimo su questo blog.
Bello l’ideale dell’unità, ma da capire bene: bisogna cercare una unità che si ricompone a livello superiore e si rivela soprattutto nel volersi bene, non nell’abbattere tutto pur di stare insieme, ma nel riunificare tutto: cosa che in genere dovrebbe riuscire meglio a chi è credente, perchè ha un punto di vista, una Persona di riferimento, che fuori da tutto! Quindi può riunificare tutto in Qualcuno, proprio perchè quel Qualcuno è al di sopra-al di fuori di tutto, e rende possibile trasformare le divergenze in motivi di amore.
Credo che sempre la croce sia stata scandalo e stoltezza, ma oggi, in particolare, si tende ad un cristianesimo che esalta solo la gioia di credere: in fondo, ci si aspetta sempre una vita serena e facile, un certo “successo” in famiglia, sul lavoro o dove altro.
Anzi, se uno è cristiano, buono, onesto… a maggior ragione, gli andrà tutto bene.
Ma si dimentica che il Re, non ha regno in questo mondo, regna da una croce e il centro della nostra fede, è la risurrezione: che non può darsi che dopo una morte.
La morte incruenta di chi muore a se stesso…è sottomesso (scrive qualcuno)… ama.
E decide di continuare ad amare e a leggere…tutti.
E’ la ricetta salvamatrimonio e salva rapporti umani per eccellenza, il riconoscimento dell’altro come invito ad uscire da se stessi.
Se uno vuole solo giustizia, o peggio vuole solo convincere e aver ragione, deve decidere di continuare ad oltranza, fino ad uccidere ( sia pure solo verbalmente) l’altro.
O fino a divorziare.
Esistono differenze e distanze, che sono incolmabili razionalmente, le colma solo l’amore.
Chi è sposato, lo sa bene, perchè ne fa esperienza quasi subito, sia con il coniuge che con i figli.
Va a finire, che, chi salva il suo matrimonio, paradossalmente salva se stesso, dacchè questo sacramento, proprio se preso come tale, nella sua indissolubilità, diventa cammino di santità, per la gran quantità, spesso inconsapevole di pazienza e uscita da se stessi che richiede.
Un grande mistico dei nostri tempi, dice che forse Dio ha voluto trasformare un istinto diffusissimo (quello che spinge uomini e donne a cercarsi e amarsi) in un, più o meno consapevole, cammino di santità, cosicché, si potessero salvare tutti, dato lo sforzo di superare l’egoismo: chi si sforza per scelta o magari in uno stato di vita che da subito presenta come chiara la rinuncia a se stessi, chi magari credendo di essere libero di pensare solo a se stesso, si ritrova invece di fatto, costantemente chiamato a superarsi, nei rapporti familiari.

Commenta nel post o nel forum in Lettere