
Le Lettere di Stefania Perna – La vera guerra
Sto vivendo una situazione personale abbastanza complessa, per cui riesco a leggere le discussioni sul blog, ma non posso assicurare un preciso impegno di scrittura: tra l’altro, sono molto sincera, non sempre condivido la linea dura dell’abbattimento di muri, caro a don Mauro.
Trovo sia una operazione, entro certi limiti, necessaria e in linea con il Vangelo, ma da portare avanti con infinita delicatezza, perchè non si getti via la propria identità, insieme al muro.
Solo se abbiamo una chiara identità e una “ casa” entro la quale ci sentiamo ben accolti e capiti, possiamo muoverci nella complessità del mondo attuale senza soccombere o farci “risucchiare” da mentalità moderniste e fuorvianti.
È un’epoca che sfida tantissimo i credenti, che se in ogni tempo sono sollecitati dal mondo “a dar ragione della speranza che è in loro”, oggi sono proprio messi sotto torchio.
E, nell’opera di abbattimento delle barriere, non bisogna dimenticare che esse hanno anche l’utilissimo compito di proteggere e permetterci di vivere. Peraltro, ci vogliono tempi lunghi per costruire, mentre ad abbattere bastano poche ore.
Inoltre non credo che il vero spirito laico, sia palare di cose laiche e relegare in un angolo, la fierezza della fede, le Scritture, l’esempio dei santi e il Catechismo: cose che, data la cultura laicista in cui viviamo, vanno invece portate avanti con grande forza e in ogni occasione, “oppurtune et inopportune”. Da laici e da sacerdoti.
Comunque ritengo utile inoltrare ai lettori del blog, un testo su cui rifletto spesso, proprio per capire fino a che punto, bisogna abbattere muri e soprattutto, che tipo di guerra sia giusto portar avanti. Ho l’impressione che la vera guerra, sia sempre soprattutto quella interiore,guerra alla paura del diverso, sulla base del continuo “ non temere” che Dio ci ripete dalle pagine della Scrittura: una guerra che ci apre all’accoglienza, non alla semplice fusione sincretista che ci fa perdere la ricchezza sia della nostra fede che della nostra identità di cristiani.
Bisogna fare la guerra più dura
che è la guerra contro noi stessi.
È necessario giungere a disarmarci.
Io ho combattuto questa guerra per molti anni.
È stato terribile. Molto terribile.
Ma posso affermare che adesso sono disarmato.
Non ho paura di niente e di nessuno;
l’amore allontana la paura.
Sono disarmato
dal voler avere ragione,
dal giustificarmi
screditando gli altri.
Non mi chiudo nel mio castello
né m’inorgoglisco delle mie ricchezze.
Accolgo e condivido.
Non mi aggrappo assolutamente
alle mie idee e ai miei progetti.
Se mi si presentano
proposte migliori o almeno buone
Le accetto senza alcun impedimento.
Ho rinunciato a fare confronti.
Ciò che è buono, vero, reale, per me è sempre il meglio.
Per questo non ho paura.
Quando non si possiede nulla
non si ha paura di nulla.
Se uno si disarma,
se smette di possedere,
se si apre al Dio fatto uomo
che fa nuove tutte le cose,
allora Egli fa sparire
il passato negativo
e ci apre il panorama
di un tempo nuovo
in cui tutto è possibile.(Patriarca Atenagora)
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