20 ottobre – La mia vita trabocca di te
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio». Lc 12,13-21.
Un maestro come sei.
Non può insegnare altro che la libertà.
Un maestro come sei.
Non può insegnare altro che l’amore.
Faccio valere io i miei diritti.
Prendo io le mie decisioni.
Amare è vivere.
Vivere non dipende da quanto si ha.
Ma da chi si ha. Di chi si è.
La mia vita è la tua.
Tu sei la mia vita.
È questa l’unica abbondanza della mia vita.
Dammi da vivere Gesù mio.
Riempi i miei granai.
Dammi l’abbondanza che non posso trovare nei miei campi, nelle mie cose.
Ma solo in te.
Solo con te.
Dammi quell’abbondanza che chiamo amore.
Che sei tu.
Ed è l’unica che riempie.
Ed è l’unica che non basta.
L’unica.
Ho bisogno di una vita, di un cuore più grande, per contenerla.
Il tuo.
Il bene più grande che ho.
Sei tu.
Sei tanto grande.
Tanto abbondante.
Che la mia vita ne è piena.
Traboccante.
Raccolgo il tuo amore ogni giorno.
E ogni giorno ne è pieno.
E ogni notte ne è piena.
Sei il bene più ricco della mia anima.
Sei tu Gesù mio.
Sei tu il granaio nuovo.
Ogni giorno.
Sei tu il granaio nuovo in cui metto me stessa.
Anima e corpo.
Ricca. Traboccante. Solo di te.
Non sei venuto a dire e a fare.
Quello che la legge già dice e già fa.
Non sei venuto a prendere a dividere, a dare, i miei raccolti, le mie cose.
Sei venuto a prendere me.
Se tu riposo, cibo, acqua, gioia della mia vita.
Sei tu la casa più grande che ho scelto per custodire la mia vita.
Sono tue le braccia che contengono me, quello che sono, quello che ho.
La mia vita ha fatto frutto.
La mia vita ha dato il suo raccolto.
Con chi devo dividerlo, lo divido.
È giusto.
A te, Dio, la mia vita.
Sei tu la mia ricchezza.
Tutto quello che sono lo ripongo nelle tue mani, tra le tue braccia.
Sei tu stesso, Gesù mio, amore mio, il custode della mia vita, della mia anima, del mio corpo.
Tutto ti rendo.
Tutto è tuo.
È giusto.
È più che giusto.
È amore.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
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