Blog | 16 Settembre 2014

Lettera di Antonella Buccianti – Perché l’Orsa Daniza mi ha ferito

Come racconta lei stessa, dopo aver letto i due articoli su ilsussidiario.net e su L’Huffington Post a proposito dell’Orsa Daniza, Antonella Buccianti ha deciso di scrivermi ritenendo la mail il modo più adatto di comunicare in questo caso. Di comune accordo abbiamo deciso di rendere pubblici i suoi contenuti, che a me paiono davvero stupendi. Grazie.

Salve buongiorno,
Le scrivo dopo aver letto alcuni suoi articoli sul caso dell’orsa Daniza.
Io sono tra le persone normali che hanno provato una profonda angoscia e indignazione per la vicenda di Daniza e per come è stata condotta e la provo per la sorte dei suoi cuccioli.
Insegno Geochimica nel corso di Laurea Magistrale in Scienze della Natura e dell’Uomo all’Università di Firenze e sono in contatto stretto con i naturalisti. Amo molto gli animali, ho 11 gatti, tutti salvati da randagismo, sterilizzati a spese mie, ma non per questo voglio essere tacciata di non considerare gli umani o non piangere per loro. Sostengo con entusiasmo adozioni a distanza in Burkina Faso e Etiopia con Shalom e mi muovo economicamente, e non solo, tutte le volte che posso. Cerco di “consumare” il meno possibile.
Mi sono domandata perché tanta angoscia così profonda e duratura per Daniza in un mondo dove di cose ne succedono tutti i giorni di terribili, molte delle quali da Lei ricordate.
La risposta è forse nella bellissima lettera di Chiara Baù [pubblicata più sotto, ndr] che ho letto su un quotidiano e che le allego. Daniza mi ha costretto a pensare al mio stare male, al perché, ed ho capito che l’Orsa rappresentava in quel momento il nostro rapporto profondo con la Natura, il suo senso primitivo che ci riporta a pensare al nostro ruolo in questo mondo. Al silenzio dei boschi ed ai suoi odori dove finalmente la rete non prende e non c’è segnale. All’incontro con chi i luoghi selvatici gli abita da sempre. Al fascino del letargo, delle migrazioni, della maternità animale e delle cure parentali, specie nei mammiferi, alla meraviglia del creato tutto che stiamo quotidianamente distruggendo.
In molti casi poco si può fare perché il corso degli eventi prenda una strada diversa, come faccio io (noi) ad esempio a fermare una guerra? Possiamo sicuramente protestare, dire la nostra, ma spesso le cose sono enormemente più grandi di noi e c’è il senso di impotenza che ci schiaccia. Ma non per questo ci dobbiamo arrendere, questo no!
Per Daniza però potevamo fare diversamente, era tutto molto molto semplice, bastava lasciarla andare in letargo con i suoi piccoli e vedere poi a primavera cosa sarebbe accaduto. Non spezzavamo quella rara armonia che Daniza stava rappresentando nelle sue tenere immagini con i due piccoli nel suo bosco, con anche il dovuto rispetto e cautela per quella imponenza che rende l’orso un predatore importante nella catena alimentare che noi possiamo solo guardare da lontano, finalmente con dei limiti!
In fondo non aveva fatto nulla di male, aveva seguito la sua natura, e per fortuna il cercatore di funghi, forse un po’ imprudente, era riuscito a cavarsela e non era scontato.
Non siamo stati all’altezza. E abbiamo perso una grande occasione. Quello che ci dice Chiara nella sua lettera è questo. Peccato.
Rimane solo tanta tristezza per distruggere tutto quello che tocchiamo anche quando si avrebbe la possibilità, ragionando, di farsi da parte, per lasciare andare le cose avanti nella loro semplicità. Con il nostro intervento le abbiamo distorte e complicate, tutto qui.
E se mi domando se era davvero necessario, mi rispondo che non lo era.
Per questo per me piangere per Daniza è come piangere per tutti noi, incapaci di rendersi conto della meraviglia che ci circonda nonostante tutto.
Daniza con i suoi cuccioli nei boschi trentini era una cosa bella, nella sua semplice normalità, nello schifo che ci circonda.
Cordiali saluti,
Antonella Buccianti

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Lettera di Chiara Baù a IlGiornale.it 13.09.14

Ho incontrato Daniza in una piccola radura dieci anni fa durante la tesi, nel secondo anno del progetto Life Ursus. Il compito quotidiano era quello di rilevare nelle ore più improbabili per noi uomini, ma più probabili per gli orsi, la posizione di ogni esemplare. Erano circa le 5 e 30 del mattino, la luce tenue dell’alba si confondeva in quella radura nascosta ai confini del bosco. Il segnale era molto forte ma riuscire a vedere un orso era quasi impossibile. Dopo un anno di continui rilevamenti neanche l’ombra: l’orso per sua natura non ama farsi vedere.
Il mio sogno di bambina era quello di poterlo vedere anche solo una volta: non so come mai l’orso susciti un tale fascino in me, nelle tribù indiane che lo venerano da sempre o in chissà quale altra popolazione. Era già un anno che seguivo quel «bip bip»…
Quella mattina era speciale, ero in compagnia di una delle guardie forestali più esperte e appassionate di orsi. Nel silenzio di quelle ore mattutine ricordo che il segnale così forte quasi disturbava la pace del bosco, fino a quando a un certo punto «lei» è spuntata dagli alberi nella piccola radura, ricordo come fosse ieri. Si trovava a circa cinque metri da noi, ci ha guardato roteando il muso, incuriosita con l’aria di chiedersi:
«Ma a quest’ora del mattino non avete nient’altro da fare che seguire me?». Ero impietrita, emozionata come non mai, insomma avevo davanti a me l’orsa Daniza, avevo davanti a me l’Orsa. L’avvistamento è durato pochi secondi scanditi dal battito del mio cuore, poi con il suo tipico andamento dondolante, Daniza è tranquillamente rientrata nel bosco. La felicità che mi ha preso è stata indescrivibile. Auguro a tutti di provare quella grande emozione, quell’incrocio di sguardi. È vero, è solo un animale ma è l’Orso. Ricordo di aver immediatamente chiamato mia mamma a Milano senza rendermi conto che fossero solo le sei del mattino, provai a spiegarla ma
non è facile descrivere la grande emozione che può portare l’incontro con un orso allo stato selvaggio.
Finita la tesi sentivo che aleggiava già una certa diffidenza e ignoranza nei confronti dell’orso in Trentino. Presa dalla voglia di riprovare quell’emozione così grande sono stata ben due volte in Alaska, in quelle terre dove è l’orso a farla da padrone, dove c’è rispetto per questo meraviglioso plantigrado, dove ci sono delle leggi che lo tutelano
seriamente. Ho avuto l’enorme fortuna di vedere dei grizzly prima con una guardia forestale dell’Alaska e poi in kayak. Completamente da sola sono partita e ho avuto numerosi incontri.
Una volta ho letto una frase di M. Curie che diceva «The power is the knowledge»: quanto è vero signori miei.
Invito tutti a conoscere cosa voglia dire avere un orso nei propri boschi: è l’incontro con un mondo che vi siete dimenticati cosa sia, cercate in ogni posto dove sia il wifi senza sapere dove siete voi stessi, vi siete persi, dimenticando il fascino che si nasconde dietro all’incontro con qualcosa di selvaggio e totalmente incontaminato, dietro a una mamma che difende i suoi cuccioli. Conoscete ciò che vi circonda prima di averne paura
o di giudicare. In quei pochi secondi in cui riuscirete a vedere tali animali in libertà sentirete dentro quel fascino primordiale che ci appartiene, che ci fa sentire parte di una natura così perfetta e in totale armonia, una natura le cui leggi dominano da milioni di anni, molto prima che nascesse l’Iphone 6. L’unico segnale che val la pena ascoltare è quello di seguire quell’armonia primitiva che solo la natura può darci.
Senza ricorrere agli scrittori romantici come Roussseau o Thoreau, fautori e celebratori della natura più incontaminata, poter conoscere veramente e apprezzare ciò che ci può dare un orso o qualsiasi altro animale è impagabile. A me l’incontro con Daniza ha dato tantissimo, mi ha spinto nella direzione giusta arricchendomi più di qualsiasi «gratta e vinci». Non voglio insultare o dire quanto è vergognoso ciò che è successo a Daniza, ci sono già tante persone che lo fanno, ma solo augurare a tutti voi di incontrare un giorno un orso e di rimanere affascinati e
arricchiti come lo sono stata io. Mi sento tra le person più fortunate e privilegiate al mondo.
Auguro a tutti voi di incontrare un’altra Daniza un giorno.

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