L’Huffington Post – Papa Francesco, Bruno Vespa e l’Orsa Daniza
L’orsa Daniza sta facendo rimanere indietro quel pezzo di mondo cui io non so dare nome. Conservatore? Di destra? Cattolico? Sono tutti aggettivi ingiusti, non veri, che prestano il fianco. Mi verrebbe da chiamarlo il mondo di Bruno Vespa. Che, infatti, con straordinaria abilità, lo ha inguainato in uno dei suoi tweet (rettificandolo successivamente). Un tweet che se lo faceva Mario Rossi non prendeva neanche una stellina per l’ovvietà che tracima, ma che invece il grande giornalista ci fa decine di migliaia di like. “Con tante tragedie in giro si può essere tristi per la stupida morte di Mamma Orsa?”
È perfetto: è esattamente quello che pensa – anzi, non pensa – quel resto di mondo che dietro a Daniza vede il puro nulla. Ghandi diceva che la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali, ma il non mondo di cui parlo replica: e quindi? Noi siamo cristiani. E dimenticano il vangelo della donna siro-fenicia (Mc 7, 24-30) dove, alla fine, uomini e cagnolini mangiano lo stesso pane. Papa Francesco non perde occasione per ripeterlo. Anche l’altro giorno, a proposito di guerra ha detto “Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare”. Mi dispiace per il mondo-che-non-c’è perché, rispetto all’enorme mistero che Daniza ci sta indicando, qualcosa da dire ce l’avrebbe. E cioè che forse tanti di noi danno e cercano amore dagli animali per le mille delusioni che l’uomo dà.
Perché rispetto all’affetto umano, quello animale è diverso in una cosa fondamentale: che i conti tornano. Tanto affetto ci metti, tanto te ne ritorna. Con il cagnolino due più due fa sempre quattro. Con lui i valori e i principi funzionano sempre: gli pulisci la cassetta o lo porti fuori, gli dai da mangiare o gli cambi la ciotola dell’acqua sporca, e lui è felice e te lo dimostra. Sono empatici senza avere i momenti ormonali, la crisi dei quaranta e dei cinquanta, o l’adolescenza e il post partum. Con un animale la relazione non corre nessun rischio. O meglio la possibilità di sbagliare c’è, ma è unilaterale: tanto metti, tanto prendi. Perché l’altro estremo della relazione non è un essere umano che è libero anche di darti infinite fregature. Gli animali, domestici e non, sono dei formidabili compagni della vita umana ma una vita ce la devi avere: se no, sono solo surrogati, semplici e sicuri (come i social network).
Se è così, la colpa è solo tua, non loro. Ecco, sul senso della vita umana, forse, quel mondo, qualcosa da dire ce l’avrebbe. Fino a non molti anni fa l’animale era solo quello da macellare e da mangiare, adesso la mia impressione è che moltissimi di noi, se dovessero scegliere tra la vita di un bimbo zingaro e quella di un cane, sceglierebbero quest’ultima: e questo non va bene. La domanda che ci fa Daniza è: cosa ha stravolto il mondo in così pochi decenni, cinquant’anni al massimo? Per capirlo dobbiamo metterci tutti assieme, e vorrei che ci fosse anche il pezzo di mondo che mi manca. Ma prima deve imparare a farsi ferire dall’orsa Daniza. E non a liquidarla dicendo che la sua morte è stupida.
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