Blog / Il diario di Paci | 05 Settembre 2014

Il diario di Paci – 44. Piangere

Oggi, ti ho lasciato piangere.
Eri seduta in mezzo al corridoio e piangevi.
Piangevi.
Ma non erano lacrime nuove.
Solo un lamento, il capriccio era finito.
Le spiegazioni erano date, risolti i perché.
I No tutti detti con i Sì che non si potevano dire.
E non te li ho detti.
Ho alzato la voce.
Ero irritata dalla tua insistenza.
Ti avevo detto un No che rimandava a domani.
Non era definitivo.
Perché non smettevi?
Poi ho capito.

Eri piena, eri arrivata al colmo.
A quel punto che c’è bisogno che qualcuno ti aiuti a togliere il tappo.
C’è bisogno di far uscire tutto schizzando, schiumando, bagnando tutto.
Ci sono dei momenti in cui si arriva colmi, anche da bambini.
Un colmo traboccante.
Ma non è il momento “della generosa donazione di sé”, come dice il prete.
No, non era quel colmo.
No, Marta.
Ora ho capito.
Non era quello.
Era il momento dell’esplosione.
Perché a volte ci vuole un po’ di egoismo.
Non quello che fa male a qualcuno.
Ma quello che fa bene a te.
Che schizza, macchia, schiuma, bagna.
Ma solo il corridoio.
Solo la maglietta.
Non fa male.
Le bollicine vengono su e non puoi aprire e versare educatamente.
Devi sgassare.
Deve uscire come un fischio forte, tirato.
E la schiuma che sale.
E non la puoi fermare.
E poi scende il livello.
E tutto è da bere, normale.

Marta è stata un po’ a piangere in corridoio.
Un po’ a lamentarsi.
Un po’ a guardare il muro strappando un foglietto che aveva in mano.
E io passavo con i piedi vicino a lei di stanza in stanza.
Non volevo farmi travolgere da lei, dalla sua rumorosa rabbia.
E quindi mi spostavo come si spostano veloci le cose sul tavolo quando lo spumante trabocca.
Non ho cercato di arginarla, di parlarle.
Inutile. Inutile fermare lo spumante con i tovagliolini di carta delle feste.
Si fa solo una poltiglia, inutile fermarti, basta scostarsi.
E così ho fatto.
A volte le uniche parole che servono sono gli sguardi. E passarsi vicino.
E cosi ho fatto.
Ora sei calma.
È finita.
Ti alzi.
La tua camera.
Le tue cose.
Sei serena.

Piano piano.
Mi giri intorno.
Mi chiedi una cosa che sai che ti darò.
Una di quelle domande che non si fanno per avere una risposta.
Ma per sentire la voce di chi ami.
E ti rispondo con calma.
Con amore.
Una di quelle risposte che non servono a rispondere.
Ma a dire che ci sono.
Nessuna rabbia.
Nessun rancore.
E si ricomincia.
Un po’ vergognosa perché ti sei seduta a terra.
Perché hai fatto la pazza.
Un po’ dispiaciuta perché si è esagerato.
Ma ora si ricomincia.
Chi ha detto che bisogna sempre sforzarsi, sempre trattenersi, sempre non esagerare, sempre pensare prima agli altri.
Non lo so.
Qualcuno deve averlo detto.
Perché ti insegnano a farlo.
Non è che sia sbagliato. È sbagliato il “sempre”.
“Sempre” è come “mai”, sono sbagliati.
Per essere generosi, qualche volta bisogna essere egoisti.

(Il Diario di Paci, Mauro Leonardi)
Paci è il personaggio che ha dato vita alla protagonista del romanzo “Una giornata di Susanna”, acquistabile online e in tutte le librerie. È sposata con René, un uomo che la trascura. Ha un amante, una bimba che si chiama Marta e un’amica che si chiama Stella.