Blog / Lettere | 01 Settembre 2014

Lettera – Per il World Economic Forum la fede migliora l’umanità

Il World Economic Forum ha pubblicato i risultati di uno studio sul ruolo della fede e della spiritualità per le persone ai vertici della società.
Difficilmente passa un giorno senza che la religione sia sui giornali. La natura dell’informazione è tale da concentrarsi sui conflitti e gli estremismi, ma oltre la superficie di negatività c’è un oceano profondo di creatività attiva presso gruppi di fede impegnati a rendere il mondo migliore”. Lo scrive Kevin Jenkins, Presidente del Consiglio sul ruolo della fede del World Economic Forum nella prefazione dell’articolo sul ruolo della fede nella società, che potete scaricate qui: http://www3.weforum.org/docs/GAC/2014/WEF_GAC_RoleFaith_DoesFaithMatter_Report_2014.pdf
Nell’ambito delle attività di ricerca sull’identificazione dei modi in cui la fede contribuisce al progresso dell’umanità il Consiglio sul ruolo della fede del World Economic Forum nel 2013 ha realizzato un sondaggio rivolto a leaders politici e capi d’impresa per investigare il ruolo della fede e della religione nella società. Gli intervistati in forma anonima hanno riposto a domande circa le loro posizioni, credenze, percezioni , spirituali e religiose e come queste incidano nella loro vita.
Le 86 persone che hanno riposto al sondaggio sono principalmente provenienti dal “mondo occidentale” (39% Nord America e 31% Europa), con una rappresentanza del 10% dal Medio Oriente e Nord Africa, 10% dall’Asia e il 5% dall’America Latina.
Nel questionario, i cui risultati non possono essere generalizzati ma solo considerati indicativi delle tendenze per il campione coinvolto, la distinzione tra fede (credenze di riferimento) e religione (sistema di rituali organizzati) non viene marcata in maniera netta anche se alcuni fattori relativi alla religione vengono comunque isolati.
I risultati sono riportati secondo l’identità religiosa, l’impegno e le pratiche spirituali e religiose, e l’atteggiamento verso la fede.
Le conclusioni più interessanti a mio avviso riguardano tre aspetti:
–   Non si è persa l’idea di Dio né la percezione della Sua esistenza
–   Non si è perso il desiderio di rivolgersi in qualche modo ad un essere superiore e la pratica religiosa/spirituale anche settimanale è molto frequente.
–   La fede e la spiritualità nonostante nei media ci sia spazio principalmente per i soprusi e le violenze degli estremismi non hanno perso una connotazione sociale positiva e costruttiva per il bene comune e la costruzione di un mondo migliore.
–   D’altro canto la religione tradizionale e le sue ritualità sono ormai ad appannaggio culturale di pochi mentre le forme di comunicazione più immediate rivestono un ruolo prominente tra le attività spirituali degli intervistati.
Una netta considerazione per i credenti e praticanti è che attività su web, editoria e social media realizzate rivestono un ruolo sempre più importante se non addirittura vitale nella evangelizzazione del XXI secolo e che in questo nostro mondo tanto del messaggio di Gesù per arrivare a molti, tanti, tutti non può prescinderne.
A seguire i risultati del sondaggio nel dettaglio per gli interessati.

Per quanto riguarda l’identità religiosa:

Il 43% ha risposto che Dio esiste certamente, il 17% ha risposto che Dio probabilmente esiste, il 18% ha risposto che Dio probabilmente non esiste, mentre il 15% ha dichiarato che Dio certamente non esiste.
Riguardo l’identità religiosa e spirituale, il 36% si è definito spirituale, il 13% religioso, il 13% si è dichiarato sia spirituale che religioso (per un totale del 62%), mentre il 28% si è detto né spirituale né religioso.
Questo risultato implica che parte di coloro che ritengono che Dio non esista probabilmente o certamente (33%) si definiscono comunque spirituali o religiosi (essendo i ne spirituali e ne religiosi solo il 28%).
Quando viene chiesto di definirsi spirituali o religiosi indipendentemente dalla frequentazione di un tempio, una chiesa, moschea o sinagoga ecc. il 20% si definiscono religiosi (7% in più di coloro che si definivano religiosi precedentemente). In questa stessa sezione il 33% si definiscono spirituali, il 23% si definiscono non religiosi, il 14% si definisce ateo convinto e l’11% non sa.

Per quanto riguarda l’Impegno e le pratiche spirituali e religiose

I risultati rivelano che le convinzioni contano più della pratica. Le fede in Dio o in un potere superiore di qualche tipo non è necessariamente accompagnata da un solido impegno di pratica religiosa. L’attività spirituale o religiosa si espleta principalmente nella sfera privata e la sua natura e frequenza sono determinate dalle scelte individuali piuttosto che da principi dogmatici.
Alla domanda sull’importanza degli impegni spirituali o religiosi sul modo di vivere in una scala da 1 (nessuna importanza) a 5 (molta importanza) il 21% ha risposto che non hanno nessuna importanza mentre il 20% ha risposto che hanno molta importanza ed il 19% ha risposto che hanno sufficiente importanza. In generale le risposte mostrano che la fede o la sua negazione siano un fattore determinante per il modo di vita mentre questo fattore non ha alcuna importanza solo per pochi. Ci sembra essere davvero poca indifferenza su questo aspetto.
Solo il 44% ha dichiarato di vivere con intensità l’impegno verso una specifica pratica religiosa mentre il 62% si dichiara religioso o spirituale. Questo dato mostra come non tutti gli individui che si sentono impegnati in una qualche forma di attività religiosa o spirituale facciano riferimento a dei rituali codificati. Infatti solo in 19% ha dichiarato di aver digiunato o fatto qualche altro sacrificio personale per la fede nell’ultimo anno. Il 44% ha dichiarato di non aver mai partecipato ad una cerimonia religiosa se non dovuta ad occasioni particolari nell’ultimo anno e solo l’11% frequenta un qualche servizio religioso una volta alla settimana. Mentre la preghiera, meditazione e altre forme di culto sono praticate dal 35% degli intervistati almeno una volta alla settimana e l’attività spirituale più popolare sembra essere leggere libri, articoli, il web o altro materiale, e viene praticata più o meno regolarmente dal 79% degli intervistati (26% almeno una volta alla settimana, 19% almeno una volta al mese e l’8% almeno una volta l’anno). I dati mostrano un desiderio da parte di molte persone di vivere la fede in un modo più spirituale e meno canonico e di basarsi sulle preferenze personali per individuare i modi preferiti di preghiera.

Riguardo l’approccio alla fede:

La fede gioca un ruolo positivo nella sfera delle decisioni che hanno implicazioni più ampie e globali. E’ considerata una forza costruttiva per il bene e può avere un ruolo costruttivo nella promozione del cambiamento sociale (il 54% ha risposto che la fede è una forza che contribuisce molto o in certa misura al bene mentre solo il 19% ha dichiarato il contrario).

La fede e l’osservanza religiosa quando sono autentiche sono dei potenti motori del progresso sociale, guidano lo sviluppo e stabilizzando i sistemi politici.

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