Blog / Lettere | 16 Agosto 2014

Le Lettere di Paolo Pugni – Post e guai dei paesi tuoi

Tra i luoghi che più ricordano l’inferno nella mia visione c’è l’aeroporto. In coda scruti gli altri provando ad individuare chi ti farà perdere tempo al controllo, chi cercherà di superarti in fila. Ti sembrano tutti brutti, ingenui o al contrario arroganti, lenti e imbranati, volgari, banali. Tutti.
Tranne quelli che sono con te. Che conosci.
Mi tornava in mente questa immagine, volutamente caricaturale ed esagerata, leggendo un commento di Sandokan che ringraziava Renato per averlo fatto ragionare sulla difficoltà nel porre distanza tra errore ed errante quando non conosci di persona l’autore della frase da condannare.
Ha ragione.
Due volte ragione.
La prima perché a volte c’è bisogno di persone ostinate come Renato, e ostinate qui è aggettivo positivo e ammirato, per costringerti ad uscire dal guscio e, nel rendere conto del proprio pensiero, scoprire i propri limiti.
La seconda perché sebbene tutti sappiamo con saggezza che sia necessario distinguere la persona delle sue affermazioni e dai suoi errori, o per lo meno quello che a noi appaiono come errori, alla fine lo facciamo raramente.
Nei due sensi.
Ad extram: me la prendo con te se affermi cose che mi infastidiscono.
Ad intram: se non sei d’accordo con quello che ho detto ce l’hai con me e questa me la lego al dito.
Ora si potrebbe fare una lunga riflessione sulle radici di questa distorsione, che a mio parere ha ricevuto una grande spinta dalla filosofia che attribuisce alla persona il potere di decidere il bene e il male e la pretesa di essere autore della propria esistenza, ma questo non ci aiuterebbe a uscire fuori dal problema.
Che vedo presentarsi spesso su questo forum, molto spesso. Ora se è vero che c’è un collegamento tra la propria vita, la propria esistenza e i propri pensieri –inevitabilmente siamo imbevuti di ciò che sappiamo, abbiamo fatto, abbiamo vissuto- e che ognuno di noi arriva a dare significati personali alle parole, come se ognuna di loro fosse l’equivalente di ciò che era la famosa madeleine di Proust- abbiamo respirato, è anche vero che non si può pensare di giudicare la frasi attribuendole a ciò che la persona è o fa.
Ho visto molto astio in queste pagine, molta crudeltà, accanto a molta dolcezza, comprensione, coraggio, disponibilità, ragionamenti, aperture. Così è la vita, direte: si avanza piano in mezzo alle difficoltà. Ma si avanza.
Come una strada, tipiche quelle degli States, lunghe chilometri e chilometri che si dipanano secche attraverso città diverse, catapecchie, lussuose, dignitose, pericolose, luminose, come nella nostra vita si posso attraversare momenti bui e dolci, dolorosi e felici.
Ma come fare per perdere spigolosità? Per separare critiche da giudizi?

Nel forum ha un suo thread Le Lettere di Paolo Pugni