
4 luglio – Nella mia casa
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Mt 9, 9-13
Perché entri in casa mia? Nella mia vita?
Perché mangi con me?
Perché sei venuto per me, per amarmi e non ci si può amare sulla soglia.
Sulla strada.
Mi hai chiamato e mi hai portato in casa mia.Nella mia vita.
La mia vita volevi abitare.Nella mia casa mi hai portato.
L’amore si fa in casa e l’amore non è una lezione.
Non è nelle parole.
La misericordia, tenerezza dell’amore, non è una lezione.
Non posso ascoltarla, non posso vederla.
Per impararla non devo fare nulla.
Neanche qualcosa di grande. Neanche un sacrificio.
Nulla.
Devo solo lasciarmi fare.
Lasciarti fare.
Questo commento del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
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