
Le Lettere di Paolo Pugni – Non c’è peggior sordo di chi non vuol camminare.
Sia chiaro io non ci volevo andare. Non nel senso che mi rifiutavo, nel senso che non mi era neanche passato per la testa. Che la destinazione che sognavo, come insegnano i Dik Dik, era la California con i biglietti millemiglia.
Invece mia moglie se l’è proprio sognato, come nell’Antico Testamento. Se svegliata, mi ha convocato e m’ha detto: sì va sul Camino.
E poi i biglietti millemiglia non arrivavano. E guarda caso sono arrivati poi di venerdì santo, appena dopo aver programmato il viaggio, per l’estate. Regalo di SantIago.
Poi dicono che c’è gente che crede alle coincidenze. Io credo ai messaggi. E ai miracoli. Anche piccoli.
Come quello di essere sostenuti e sospinti da tanti amici che da casa ci seguivano e ci chiedevano di pregare per loro, che ci sembrava di essere don Mauro per la Messa.
E i miracoli li abbiamo visti anche sulla strada, passo dopo passo: alla fine sono stati più di 300.000 i passi fatti. E non ne butterei via neanche uno.
Perché le lezioni che abbiamo appreso sono molte di più. E scendono nel cuore, ma non come una poesia da prima elementare che deve fare la rima e anche un po’ schifo. Come quelle cose che deridono le parole perché le superano e ne fanno a meno, che ti si sciolgono dentro e ti fermentano, ti cambiano.
Ma ad una condizione. Tutti si va sul cammino, ma bisogna ascoltarlo il cammino, bisogna farsi assorbire dal fango, dalle pietre, all’erba, dall’asfalto.
Non chiudere l’animo in attesa di sentire solo se stessi.
Il cammino, che poi è metafora della vita, della VITA per essere precisi, e di Dio e di come sia in ogni istante a volerLo cercare, accoglie tutti. Abbraccia tutti. Senza differenza. Senza riserve.
Ecco, se devo trovare un collegamento tra il nostro andare e quello che ho visto accadere nel forum –perché vi leggevo ogni sera, col rivolo di wifi che sgorgava, senza riuscire a scrivere perché con l’iPad è una sofferenza- ecco quello che ho visto è uno scontro di titani, cozzare di idee e posizioni, di orgogli e presunzioni.
Così sembrava a stare a bordo ring e a leggere, a volte miele inquinato, altre nocche sguainate.
E stando la non riuscivo a capire. Perché là sei come dentro ad un ritiro, dentro ad una dimensione che sovrasta la realtà.
Poi con violenza torni nel mondo reale, e inizi a capire che se non siamo capaci di gettare per terra la corazza, quell’ostilità preconcetta che proprio l’altroieri don Mauro ha twittato “È un operaio, come fa a sapere? È mio vicino di casa, come può dire cose intelligenti? #cmtvg“ tutto diventa duro, ti chiudi a riccio dentro la tua visione del mondo che pretendi universale. Come posso dire che la tua esperienza è falsa? Posso solo affermare che la mia è vera. E chiederti della tua.
Sul Cammino ho capito questo. E molte altre cose, non per merito mio si intende, che non se le scrivessi tutte non starebbero in tutti i post che può contenere questo blog.
Per questo se qualcuno le vuole seguire, può leggerle nei prossimi giorni su Delle gioie e delle pene dove le andrò radunando e ragionando insieme a tanti amici.
Buen Camino.

Camino
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