Blog / Lettere | 22 Marzo 2014

Le Lettere di Paolo Pugni – Fare a Pugni

Si litiga. Succede. In tutte la famiglie. Chi più chi meno. Noi siamo rissosi. Non perché non ci vogliamo bene. Non so perché. Forse eredità delle famiglie d’origine. Precisiamo: della mia famiglia d’origine. Non esattamente esemplare.
Fatto è che il tasso di animosità è elevato. È diventato uno stile di comunicazione. Non dico gradevole, ma familiare, nel senso di pertinente a questa famiglia.
Poi capita, in un punto imprecisato del tempo, che due figli si mettano a litigare con eccessiva passione, con termini forti, toni esasperati, maschera isterica, quella voce stirata, che strappa le corte vocali e sta a metà tra l’urlo e la raucedine, che segnala dolore, e voglia di far male.
Che porta fuori dal cuore, come un bicarbonato dell’anima, tutto quello che non è stato digerito.
E se sei lì ai bordi, incapace prima ancora che indeciso se fare un passo e tuffarti dentro quelle acque torbide e agitate, perché non sai che cosa fa più danno, starne fuori o immergerti, sei lì e senti la sofferenza spellarti con una violenza inaudita.
Perché un genitore non può essere indifferente alla rabbia tra suoi figli, lo senti come un dolore che lacera.
Magari ci sta anche il tuo sgomento di padre fallito, di inconcludente genitore che non ha saputo spiegare, chiarire, illustrare. E qui però ti chiedi se non ci sia dentro quel desiderio di sentirti a posto, quella voglia di successo che è superbia vitae e che è più egoismo che amore.
Non so.
Però so che l’altra metà è il bruciore forte perché quei figli tuoi stanno mostrandosi i pugni (che da noi è pure cognomastica) stanno spelandosi il cuore, stanno allontana dosi e ferendosi.
Ed è in questo momento, con la crudele immediatezza della violenza, che capisci Dio e la Sua sofferenza quando non amiamo il prossimo nostro come noi stessi.
E quindi è un dono, per farci capire e amare di più.
Uno di quei doni di Dio che sembrano male, ma in realtà fanno male per produrre il bene. Che è spesso la Sua cifra per noi ottusi.
Quindi che fai? Preghi. Preghi che questa sofferenza sia risparmiata. A loro ovvio, mica a te, che la porti anche volentieri per loro. È preghiera egoistica questa? Di petizione? O solo la ricerca di una coccola divina?

Foto Pugni

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