
Lettere di Paolo Pugni – Tre stanze
Cucina
Faccio fatica. Una fatica bestiale. Da venirti la voglia di lasciar perdere. E sì che lo studio il tema, e tengo lezioni. Lezioni poi… non è il termine adatto, diciamo cabaret, chiacchierate. Ieri sera ad esempio al corso Oeffe Obiettivo felicità, domani sera a Gallarate (eh si va in tournée). Eppure non riesco ad afferrarla. Questa sovra logica femminile. Che quando pensi di aver stretto un argomento, ti scivola via su una strada completamente diversa. Anche qui, ti sembra di parlare di una cosa e scopri che loro, le signore del forum, hanno capito una cosa diversa: ma, e questo sorprende, tutte la stessa. E la cosa lascia straniti. Perché non era quello che volevi dire, e leggi e rileggi e analizzi il periodo, la consecutio, la grammatica, il dizionario.
Niente: loro ci trovano una cosa differente. Ad esempio, non qui ma sempre in rete, scrivi: la moda chiama saldi quello che gli altri settori chiamano obsolescenze di magazzino. Previsioni sbagliate”. Che detto tra noi vuol dire che sto parlando di aziende, di marketing, di logistica, di supplì chain. Ora dimmi così si fa a risponderti “non c’è nulla di male nel fare gli acquisti durante i saldi per risparmiare” o “le famiglie oggi sono in difficoltà e quindi aspettano i saldi per fare spese”? Vero, ma che c’entra?
O ci aiutate a capire quanto voi siete avanti e come volete che si parli di ciò che vi sta a cuore, di come vedete la realtà, di quello sguardo così sempre pronto a chinarsi sugli altri, o rinunciamo a parlarci. Oppure provata qualche volta a ragionare da uomini. Che sarà banale, così lineare, così senza fantasia , così sillogistico, ma dà una sicurezza che forse voi non riuscite a cogliere.
Camera da letto
Devo preparare una presentazione per una azienda alimentare, per visualizzare una gastronomia cerco una foto, e su Google Images digito “casalinghe”. Errore grave. Che però induce a riflettere. Tutto è sesso. C’hanno offuscato la testa, fatto credere che la felicità fosse qui, ma non solo: la rivoluzione, la rivendicazione, l’emancipazione, la libertà d’espressione. Che in ultima analisi la persona fosse orgasmo. Punto. Il resto è un contorno, mirato a facilitare questa cosa qui. La trovo anche tra queste pagine, se ne discute. Paola dice “è il cuore del matrimonio”. O una cosa simile, non cito alla lettera. Dissento. Con fatica. Non che non sia importante, ma non è il centro della vita e tanto meno della relazioni di coppia. Non è in disparte, nascosto sul cassettone, o addirittura chiuso in un cassetto del bagno. Che poi spalanca la strada a hollandate. O brulsconate. Fate voi. Ma pensare che il cuore della famiglia stia tra le lenzuola mi sgretola la felicità. Sono stufo di questo tormento che sembra assillare tutti e offuscarci, travolgerci. Che il giovane Werther avrà avuto i suoi dolori e tormenti, ma anche un cinquantenne oggi, e forse anche di più, che la carne sembra viva e scartavetrata. Ma se tutto parte e finisce lì, come elemento primo, nulla ha più senso: la fatica e la relazione, i sorrisi e i sacrifici. Che conta solo come procurarsi il picco. Non mi piace. Non voglio credere che sia così.
Ingresso
Suonano alla porta, vado ad aprire, ma invece che il pensiero che avevo messo dentro a questo locale e lasciato lì sulla mensola prima di addormentarmi, che mi avrebbe condotto da Paci, trovo i miei due insistenti amici, Al e Zheimer che mi abbracciano e mi fanno completamente perdere la testa. Per cui, se il filo lo ritrovo, qui ci entriamo sabato prossimo.

Paolo Pugni
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