
Le Lettere di Paolo Pugni – Stonati come una replica
Qualche anno fa sulla pagina di Milano del CorSera apparve una indignate lettera, pubblicata con molto risalto, di un lettore scandalizzato che tuonava contro la Chiesa ambrosiana per ciò che l’iroso signore descriveva come una vergognosa ignominia.
Essendosi trovato a visitare il Duomo, inteso come opera d’arte, aveva notato che attraverso gli altoparlanti veniva trasmessa la celebrazione della S.Messa, ma essendosi accorto che sull’altare maggiore non andava in scena nulla, si era sdegnato che trasmettessero per radio l’eucarestia invece di celebrarla. Non solo, ancora più sdegnato derideva i canonici del Duomo perché, udite udite, in autunno veniva trasmessa la Messa della quinta settimana dell’anno, quindi –affermava lo scrivente- si trattava anche di una replica!
I commenti del giornalista destinatario e curatore della rubrica, chiedeva con feroce delicatezza di avere pazienza e tollerare questa Chiesa così sciatta e ingenua.
Qualche giorno dopo una pacata e timida lettera, ovviamente pubblicata a stralci e senza commento, faceva presente all’incauto giornalista e all’infuriato lettore che
a) durante la settimana la S.Messa viene celebrata nella cappella dietro il tabernacolo –anche per consentire ai turisti di visitare senza intralcio la cattedrale- e trasmessa attraverso gli altoparlanti a beneficio di tutti;
b) che essendo l’anno liturgico iniziato dopo la festa di Cristo Re, si era effettivamente nella quinta settimana dell’anno e che dunque
c) quella che il lettore aveva sentito era la celebrazione in diretta che stava avendo luogo nella cappella riservata alle celebrazioni eucaristiche.
Racconto questo perché a volte nel leggere quello che scriviamo e commentiamo su queste pagine mi sa che un po’ la figura dell’avventato e irato lettore la facciamo. Invece di cercare di capire, ci lanciamo sulle nostre interpretazioni senza neppure provare a chiedere il senso di ciò che viene detto, mescolando animosità e sdegno a improvvisi attacchi di vittimismo conditi con false promesse di fuga, mai rispettate, manco fossimo pre-adolescenti o peggio ancora, bambini, ma non quelli come bisogna farsi, piuttosto quelli che dicono “la palla è mia e gioco io con chi voglio e come voglio”.
Ora è vero che un carissimo amico dei miei all’ennesima volta che ai giardinetti tornai con un occhio nero mi insegnò la regola delle 4P fondamentale per sopravvivere tra settenni: pesta prima parla poi. Ma è anche vero che ormai siamo adulti e ci tacciamo di essere tolleranti e pazienti per cercare di capire da dove viene quella voce e che cosa vuole realmente dire.
M’è venuta in mente questa cosa mentre rimuginavo cose del forum in attesa che iniziasse la novena in Duomo e mi s’è mescolata alla improvvisa e lacerante consapevolezza che sono ormai quarant’anni da quando frequentai la mia prima novena nel 1976, e che guardando i visi di coloro che entravano e –più tardi- sfilavano accanto per la comunione, tanti s’erano fatti gonfi e stanchi e bianchi. E questo m’ha messo tanta malinconia. Ma questa è tutta un’altra storia.

Paolo Pugni