
Lettere di Paolo Pugni – Tra le righe
È affascinante, come stare sul bordo di una scogliera a picco sul mare e vedere le correnti che lo attraversano con i loro colori differenti e tutti belli.
Leggere d’un fiato quattro pagine di commenti è come guardare un acquario o un film.
Si va bene, la prima impressione può essere di irritazione, perché se fai due passi indietro vedi subito l’orgoglio, la presunzione, la rabbia. È il peccato originale bellezza. In chi scrive ma soprattutto in chi legge.
Poi, se riesci a guardare con una profondità maggiore, ad uscire da te stesso per vivere davvero con Dio, tra le Sue braccia, e fai un terzo passo indietro, tutto cambia tonalità, tutto si riannoda e ne viene fuori non il caos, ma un’armonia profonda.
Però nel canto riesci a distinguere le voci, che è grazia non talento.
Mi incuriosisce questa capacità che abbiamo di brandire la nostra esperienza come una clava e invece di giustapporla a quella degli altri per avere una visione più ampia e profonda, la tiriamo addosso agli altri per affermare che è l’unica possibile, negando che altri possano avere avuto o vivere esperienze diverse.
Personalmente ho avuto molto a che fare con residenze femminili dell’Opera negli ultimi 12 mesi, assessorato compreso, per aver lavorato su alcuni progetti di consulenza per la riorganizzazione dei processi interni di pulizia, cucina e tintoria.
Sì, perché anche questi possono essere analizzati, ingegnerizzati, umanizzati così da restituire tempo e serenità alle ausiliarie che con grande generosità ci lavorano dentro.
E devo dire ho scoperto il backstage di un mondo che prima appariva velato dietro vetri opachi –che ora sono stati anche fisicamente tolti- e che invece mi si è rivelato con una grandezza inattesa.
Abbiamo discusso di come ottimizzare il lavaggio dei piatti, la pulizia di stanze e corridoi, la piegatura di calzini.
Ho conosciuto donne molto molto normali, con limiti, piccole paranoie, antipatie? Anche, nella media, anzi sotto media. Ma soprattutto persone entusiaste, sorridenti, disponibili, pronte a mettersi in gioco. Tutte? No. In difficoltà con le relazioni? Anche. Ma mai rassegnate, mai rancorose, mai implose. Una vera lezione di serenità.
Ho pranzato in residenze a tavola con le residenti, a volte servite –c’era l’ospite- spesso autonome. Mai tignose. Mai strane.
Ecco io nell’Opera ci sto come a bagno in un mare caraibico. Non sottacqua però.
Non mi metto le fette di salame sugli occhi, vedo le piccinerie e i limiti, che sono però delle persone, non dello spirito, semmai di come le persone interpretano lo spirito, spesso piegandolo alle loro preferenze, mai però in malafede, qualche volta con caparbietà che definirei testardaggine, ma senza cattiveria.
Non mi permetto di giudicare come gli altri vivono l’Opera, se non conoscendoli di persona e semmai agendo attraverso la correzione fraterna. Perché vedo come lo vivo io,come faccio fatica a essere fedele alle norme, e spesso non ci riesco. O se ci riesco lo faccio con lo sconto –don Mauro, anzi il suo libro, mi tirerebbe le orecchie per tutti i rosari in macchina addirittura con il Cd audio, o le orazioni fatte mentre si corre…. E non tutto mi piace, alcune cose mi annoiano e mi “fanno fatica”.
Ma non è così anche nella vita? In tutto? Come sempre si dice ogni pianista ama il solfeggio o le scale? Il calciatore le flessioni e le corse intorno al campo?
E in famiglia siamo sempre tutti perfetto?
La mia amica Mariolina Ceriotti Migliarese ce lo ha spiegato benissimo ne “La famiglia imperfetta” che è questa è la cifra della nostra vita.
Adesso mi metto di lato e continuo a leggervi. Che mi affascinate e mi insegnate moltissimo.
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