
Le Lettere di Paolo Pugni – Correndo si impara
Si impara molto dalla corsa: perché quando sei lì che batti il passo, ascolti in cuffia canzoni che ti sostengono il fiato, il pensiero è libero di girare dove vuole. E se lo insegui, se riesci a far sì che la ragione stia dietro all’emozione, al primo sentire così come tu stringi i denti e cerchi di star dietro al ragazzo ben più allenato di te che ti sorpassa in scioltezza e ti disarticola l’amor proprio, allora c’è tanto da imparare.
Il problema poi è farsi capire perché sembra che ci siano ostacoli difficili da abbattere o da superare, e il web non aiuta, anzi complica e confonde, perché diciamocelo, il saggio di don Ugo ce lo gustiamo riga a riga fermandoci a riflettere sul senso, abbassata la guardia, e spalancato il cuore. Un post per quanto ci impegna pochi secondi e spesso col pilota automatico, che ci induce a leggere ciò che vogliamo noi e non ciò che si voleva scrivere. Che poi questo è un diritto del lettore e spesso una ricchezza per l’autore.
Gli è che correndo i sensi son desti e dentro ti entra tutto, per vedere come fai ad amare veramente. Inizi con il catalogare, il deridere, l’abbruttire: quello che corre come un bufalo ingrassato, l’altra che sfila tant’è tirata, i due che cinguettano e tubano.
Ti fermi, ovviamente col ragionamento che il passo lo spingi sempre avanti, e ti chiedi quanto sei maligno. E se non devi invece pensare che dalla balena devi imparare la caparbietà, il coraggio, la volontà che portare a spasso 120 chili ne richiede tanta, e di come quando hai iniziato anni fa eri un bradipo arrotondato che sfiatava a correre 60 secondi 60 di fila. La lezione è che se hai un obiettivo più grande vale la pena sforzarsi fino al sangue, incuranti di quello che dicono gli altri.
E la miss che ti circeggia il testosterone non mira a te o alla tua reazione, e quindi sei tu che devi controllare quella chimica che ti confonde e ti mette alla prova, come un allenamento nell’allenamento. E che è facile mostrare spavalderia quando non si è sfidati. I due poi, quelli che hai visto qualche giorno fa passeggiare lontani ed ora stanno abbarbicati l’uno nell’altra, prega per loro, sorridi alla nascita di un nuovo amore, non vantarti e non sparigliare. Che ne sai? Che cosa vuoi pretendere?
Così la famiglia dissipata, con i figli allo stato brado che senza curarsi degli altri tagliano strade e minacciano incidenti e lo sai che se poi ti vengono addosso la colpa è tua che “cosa ci facevi lì proprio adesso”, ma devi capire il loro smarrimento, metterti nei loro panni e amare.
Che cosa difficile questa, adesso che stia capendo che significa realmente e che amare chi ti ama, e già è difficile, è da dilettanti, da egoisti! Ma la corsa ti accompagna, e passo dopo passo ti modifica il cuore, da pietra a carne. Perché ad ogni inciampo, puoi rialzarti. Che se queste cadute fanno più male, non provi il dolore di una sbucciatura come se cadessi sul sentiero di cemento che stai inseguendo fino al tuo traguardo di giornata.
E corri e cadi anche dentro queste pagine, inciampando e urtando chi ti è più vicino. Anche questa è un’occasione per smussare quegli spigoli e riscoprire che cosa sia l’amore che deve ragionar l’intelletto.
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