Tigre del Bengala
Blog / Scritti segnalati dal blog | 25 Novembre 2012

Epiphany, segnalata da Sandokan

I PARTE: LA PAURA DI SBAGLIARE

Sono emerse tre tematiche durante la conferenza, che sono attinenti a quello di cui vorrei parlare.

La prima è l’evidenza straordinaria della creatività umana in tutte le presentazioni che abbiamo visto e in tutte le persone qui. La diversità di ogni persona, la varietà del genere umano.

La seconda è che ci troviamo in una situazione nella quale non abbiamo idea di quello che succederà in futuro.

Ho un interesse per l’istruzione, per l’educazione. A dir il vero, mi sembra che tutti abbiamo un interesse per l’educazione. O no? Se sei ad una festa e dici che a qualcuno che lavori nell’ambito educativo – francamente, non vai spesso alle feste, se lavori in questo settore – vedi subito come diventano pallidi in faccia. Pensano “Oh mio Dio, perché proprio a me? … L’unica serata libera in tutta la settimana”.  Ma se tu chiedi dei loro studi ti attaccano al muro. Perché è qualcosa che ci tocca profondamente, vero? Un po’ come la religione, i soldi. Ho un grande interesse per l’educazione e credo che lo abbiamo tutti. Perché ci riguarda un sacco. Perché è l’educazione che dovrebbe prepararci per questo futuro incerto.

Se ci pensate, i bambini che cominciano ad andare a scuola quest’anno andranno in pensione nel 2065. Nessuno ha la più pallida idea – nonostante tutte le considerazioni esperte presentate qui in questi giorni – di come sarà il mondo tra cinque anni. Eppure abbiamo il compito di preparare i nostri figli per esso. Per cui l’imprevedibilità, io credo, è straordinaria.

E la terza cosa è che siamo tutti d’accordo sulla straordinaria capacità di innovazione che i bambini hanno. Sono convinto che tutti i bambini abbiano enormi talenti. E noi li sprechiamo, senza pietà.

Quindi voglio parlare di educazione e voglio parlare di creatività. Il mio argomento è che la creatività è tanto importante quanto l’alfabetizzazione e le dovremmo trattare alla pari.

Recentemente ho sentito una bella storia – amo raccontarla – di una ragazzina durante una lezione di disegno. Aveva 6 anni, era seduta in fondo e disegnava. L’insegnante diceva che questa ragazzina di solito non stava attenta, ma in questa lezione invece sì. L’insegnante era affascinata, andò da lei e le chiese: “Che cosa stai disegnando?”. E la ragazzina rispose: “Sto disegnando Dio”. E l’insegnante disse: “Ma nessuno sa che aspetto abbia”. E la ragazzina: “Lo sapranno tra poco”.

Quando mio figlio aveva quattro anni partecipò al teatrino della Natività. Vi ricordate la storia? Era una grande storia. Mel Gibson fece il sequel. Forse l’avete visto: “Natività II”. Comunque, James faceva la parte di Giuseppe e noi ne eravamo entusiasti. La consideravamo una delle parti più importanti. Riempimmo il posto con sostenitori in T-shirt: “James Robinson è Giuseppe!”.  Non doveva dire niente, ma conoscete la parte dove entrano i tre Re. Entrano portando i regali: portano oro, incenso e mirra. I tre magi entrarono in scena, quattrenni con tovagliolini in testa. Ma uno di loro non era nella parte: nella confusione si erano scambiati di posto. Frank, colui che doveva essere uno dei tre Re, chissà dov’era finito! Posarono le scatole con i doni per terra e il primo ragazzino disse: “Vi porto oro”. E il secondo ragazzino disse: “Vi porto mirra”. E il terzo ragazzino, quello che si trovava nel posto sbagliato, disse: “Questo l’ha mandato Frank!”.

Ciò che queste cose hanno in comune è che i bambini si buttano. Se non sanno qualcosa, ci provano. Non hanno paura di sbagliare. Ora, non voglio dire che sbagliare è uguale a essere creativi. Ciò che però sappiamo è che se non sei preparato a sbagliare, non ti verrà mai in mente qualcosa di originale.

Quando i bambini diventano adulti, la maggior parte di loro ha perso quella capacità. Sono diventati terrorizzati di sbagliare. E noi gestiamo le nostre aziende in quel modo:  stigmatizziamo gli errori. E abbiamo sistemi nazionali d’istruzione dove gli errori sono la cosa più grave che puoi fare. E il risultato è che stiamo educando le persone escludendole dalla loro capacità creativa. Picasso una volta disse che tutti i bambini nascono artisti. Il problema è rimanerlo anche da adulti. Io sono convinto che non diventiamo creativi, ma che disimpariamo ad esserlo. O piuttosto, ci insegnano a non esserlo. Dunque perché è così?

 

II PARTE: TUTTI PROFESSORI UNIVERSITARI?

Ho vissuto a Stratford-on Avon fino a cinque anni fa. Ci siamo trasferiti da Stratford a Los Angeles. Vi potete immaginare quanto sia stato facile il trasferimento. Abitavamo in un posto di nome Snitterfield, appena fuori Stratford, il posto dove nacque il padre di Shakespeare. Avete mai pensato al fatto che Shakespeare avesse un padre. No? Davvero? Perché non vien da pensare a Shakespeare come ragazzino? Shakespeare a sette anni? Io non ci ho mai pensato. Avrà pur avuto sette anni un tempo. Sarà stato nella lezione d’Inglese di qualcuno, no?  Quanto sarebbe stato seccante, se fosse capitato a me! Anche Shakespeare poi avrà sentito la frase: “Più impegno!”. E avrà subito i rimproveri di suo padre: “Vai a letto, ora! E metti via la penna. E smettila di parlare così, confonde la gente”.

Comunque, ci siamo trasferiti da Stratford a Los Angeles e vorrei dire qualcosa sul trasferimento. Mio figlio non voleva venire. Ho due figli. Lui ha 21 anni ora, mia figlia 16. Lui non voleva venire a Los Angeles. Gli piaceva ma aveva una ragazza in Inghilterra. Era l’amore della sua vita, Sarah. La conosceva da un mese. Festeggiavano già il loro quarto anniversario. Perché è un lungo periodo a 16 anni. Lui era abbastanza lunatico in aereo e disse: “Non troverò mai più una ragazza come Sarah”. E noi eravamo piuttosto contenti, francamente. Lei era la nostra ragione principale per lasciare il Paese.

C’è una cosa che ti colpisce quando ti trasferisci in America e se viaggi per il mondo: ogni sistema di istruzione ha la stessa gerarchia di materie. Ognuno. Non importa dove vai. Credi che sia diverso, ma non lo è. In cima ci sono le scienze matematiche e le lingue, poi le discipline umanistiche e in fondo l’arte. Ovunque nel mondo. Ed esiste anche una gerarchia nelle arti. L’arte e la musica occupano una posizione più alta nelle scuole rispetto a recitazione e danza. Non esiste sistema educativo sul pianeta che insegni danza ai bambini ogni giorno, così come insegniamo la matematica. Perché? Perché no? Credo che sia importante. Credo che la matematica sia molto importante, ma altrettanto la danza. I bambini ballano tutto il tempo se possono, noi tutti lo facciamo. Abbiamo tutti un corpo, o no? In verità, ciò che succede è che, quando i bambini crescono, noi iniziamo a educarli progressivamente dalla pancia in su. E poi ci focalizziamo sulle loro teste. E leggermente verso una parte.

Se tu visitassi il sistema educativo da alieno e ti chiedessi “A che serve la pubblica istruzione?” credo che dovresti concludere – vedendo il risultato, chi ha successo in questo sistema, chi fa tutto quel che deve, chi viene onorato, chi sono i vincitori – credo che dovresti concludere che lo scopo dell’istruzione pubblica in tutto il mondo sia quello di produrre professori universitari. O no? Loro sono le persone che stanno in cima.

Ora a me piacciono i professori universitari, sono uno di loro, ma non li dovremmo considerare come il risultato più alto raggiungibile. Sono solo una forma di vita, un’altra forma di vita. Ma sono piuttosto curiosi e lo dico con affetto per loro. Per quel che è la mia esperienza – non tutti, ma di solito – vivono nella loro testa. Vivono lassù e leggermente da una parte. Sono scorporati, avete presente, quasi in senso letterale. Vedono i loro corpi come un mezzo di trasporto per le loro teste. Il loro corpo è uno strumento per portare le loro teste ai meeting.

Se volete una prova concreta di esperienze extracorporee andate ad una conferenza di accademici attempati e fate un salto nella discoteca, all’ultima sera e lo vedrete: uomini e donne adulti scuotersi incontrollabilmente, fuori tempo, aspettando che tutto finisca per andare a casa e scriverne qualcosa.

Il nostro sistema educativo è basato sull’idea di abilità accademiche. E c’è una ragione.  Tutto il sistema è stato inventato (in tutto il mondo non c’erano scuole pubbliche prima del XIX secolo) per venire incontro ai fabbisogni industriali. Quindi la gerarchia è fondata su due idee. Numero uno: che le discipline più utili per il lavoro sono in cima. Voi probabilmente siete stati benignamente allontanati da cose che vi piacevano da bambini a scuola, sulla base che non avreste mai trovato un lavoro facendo quello, no? Non fare musica, non diventerai un musicista; non fare arte, non sarai un artista. Avvisi benevoli, ma ora profondamente sbagliati. Il mondo intero è in subbuglio. E, punto secondo, è l’abilità accademica che oggi domina la nostra idea d’intelligenza, perché le università hanno creato il sistema a loro immagine. Se ci pensate, tutto il sistema della pubblica istruzione, in tutto il mondo, si concentra sull’ammissione all’università. E la conseguenza è che tante persone di talento, persone brillanti, creative, credono di non esserlo. Perché la cosa per la quale erano bravi a scuola non le si dava valore, o era perfino stigmatizzata. Credo che non ci possiamo permettere di andare avanti così.

 

III PARTE: GILLIAN NON E’ MALATA, E’ UNA DANZATRICE

Nei prossimi 30 anni, secondo l’UNESCO, si laureeranno più persone al mondo di tutte quelle che si sono laureate dall’inizio della storia. Più persone, ed è la combinazione di tutte le cose delle quali abbiamo parlato, la tecnologia e il suo effetto di cambiamento sul lavoro e la demografia e il grande incremento della popolazione. Ad un tratto i titoli di studio non valgono nulla, non è vero? Quando ero studente, se avevi una laurea avevi un lavoro. Se non avevi un lavoro era perché non ne volevi uno.

Ma oggi giovani con una laurea in tasca spesso sono a casa a giocare con i videogame, perché ti serve la laurea specialistica dove prima ti serviva quella normale e adesso ti serve il PhD per l’altra. È un processo di inflazione accademica. E ci indica che tutta la struttura educativa si sta spostando sotto i nostri piedi. Dobbiamo ripensare radicalmente la nostra idea di intelligenza.

Sappiamo tre cose sull’intelligenza. Anzitutto, che è varia. Pensiamo il mondo in tutti i modi nei quali lo percepiamo. Riflettiamo visualmente, uditivamente, cinesteticamente. Pensiamo in modo astratto, in movimenti. Secondo, l’intelligenza è dinamica. Se guardiamo le interazioni di un cervello umano, come abbiamo sentito ieri da alcune presentazioni, l’intelligenza è meravigliosamente interattiva. Il cervello non è suddiviso in compartimenti. Infatti, la creatività – che io definisco come il processo che porta ad idee originali di valore – si manifesta spesso tramite l’interazione di modi differenti di vedere le cose.

Il cervello stesso lo fa intenzionalmente – c’è un fascio di nervi che connette le due parti del cervello chiamato corpus callosum. È più ampio nelle donne. Riagganciandomi a un discorso sentito ieri, credo che sia per questo che le donne sono migliori nel multitasking. Perché lo siete. Ci sono un sacco di ricerche, ma lo so anche dalla mia esperienza personale. Quando mia moglie cucina – cosa che non accade spesso, per fortuna – contemporaneamente parla al telefono, parla con i bambini, tinge il soffitto, fa un intervento a cuore aperto. Se cucino io la porta è chiusa, i bambini sono fuori, il telefono deve aspettare e se lei entra mi irrita. Dico: “Terry, per favore, sto cercando di friggere un uovo. Lasciami stare”. A proposito, conoscete quel vecchio detto filosofico: “se nella foresta cade un albero e nessuno lo sente, è accaduto veramente?”. Ho visto una T-shirt poco fa con sopra: “Se un uomo dice quel che pensa in una foresta, e nessuna donna lo sente, ha ancora torto?”.

E la terza cosa sull’intelligenza è che è distinta. Sto scrivendo un nuovo libro chiamato “Epiphany”, che si basa su una serie di interviste di persone su come hanno scoperto il loro talento. Mi affascina come le persone ci sono arrivate. Nasce da una conversazione che ho avuto con una donna meravigliosa, che tante persone non conoscono, si chiama Gillian Lynne, ne avete sentito parlare? Alcuni sì. È una coreografa e tutti conoscono i suoi lavori. Ha fatto “Cats” e “Phantom of the Opera”. Lei è meravigliosa.

Sono stato tra i dirigenti del Royal Ballet, in Inghilterra, come potete vedere. Abbiamo pranzato insieme un giorno e le ho chiesto “Gillian, come sei diventata ballerina?”. E lei rispose che quando era a scuola era davvero senza speranza. La sua scuola, negli anni 30, scrisse ai genitori e disse: “Crediamo che Gillian abbia problemi di apprendimento”. Non era capace di concentrarsi, diventava nervosa. Oggi direbbero che ha l’ADHD [Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività]. Non credete? Ma siamo attorno al 1930 e l’ADHD non l’avevano ancora inventata. Non era una condizione disponibile allora. La gente non sapeva che poteva averla.

Sua madre la portò da uno specialista. Stanza in legno di rovere … Ed era là con sua madre. Era stata accompagnata e fatta accomodare su una sedia e alla fine stette seduta sulle sue mani per 20 minuti, mentre quell’uomo parlò con la madre di tutti i problemi che Gillian aveva a scuola: disturbava la gente, portava il compito in ritardo e così via. Era una bambina di appena 8 anni. Alla fine, il medico si sedette vicino a Gillian e disse: “Gillian, ho ascoltato tutte quelle cose che tua madre mi ha detto e le devo parlare a quattr’occhi”. Le disse: “Aspettaci qua, non ci metteremo molto”. E se ne andarono. Ma quando lasciarono la stanza egli accese la radio appoggiata sulla scrivania. E quando erano fuori dalla stanza disse alla madre: “Ora la guardi”. Lei era in piedi e si muoveva con la musica. E la guardarono per qualche minuto ed egli disse a sua madre, “Signora Lynne, Gillian non è malata, è una danzatrice. La porti a una scuola di danza”.

Io chiesi: “E poi?” e lei mi disse: “Lo fece. Non ti puoi immaginare quanto era bello. Entravamo in quella stanza ed era piena di gente come me. Gente incapace di stare ferma. Gente che si doveva muovere per pensare”. Ballavano balletto, tap, jazz danza moderna e contemporanea. Alla fine fece un’audizione per il Royal Ballet School, diventò una solista ed ebbe una splendida carriera al Royal Ballet. E infine si diplomò alla Royal Ballet School, fondò una sua company, la Gillian Lynne Dance Company, e conobbe Andrew Llozd Weber. Lei è stata responsabile di alcune tra le più famose produzioni del teatro musicale della storia, ha portato diletto a milioni di persone ed è multi-milionaria. Un altro le avrebbe somministrato qualche farmaco e detto di calmarsi.

Credo che il punto sia questo: il nostro sistema educativo ha sfruttato le nostre teste come noi abbiamo sfruttato la terra, per strapparle una particolare risorsa. E per il futuro non ci servirà. Dobbiamo ripensare i principi fondamentali sui quali educhiamo i nostri figli.

C’è una magnifica citazione di Jonas Salk, disse: “Se tutti gli insetti scomparissero dalla Terra, entro 50 anni tutta la vita sulla Terra finirebbe. Se tutti gli esseri umani scomparissero dalla Terra, entro 50 anni tutte le forme di vita fiorirebbero”. E ha ragione. Dobbiamo fare attenzione ad usare il dono dell’immaginazione umana. E lo faremo solo se sapremo vedere tutta la ricchezza e varietà delle nostre capacità creative e se sapremo vedere nei nostri figli la speranza che portano con sé. Il nostro compito è di educarli nella loro interezza affinché possano affrontare il loro futuro. Forse noi non vedremo questo futuro, ma loro sì. E il nostro compito è di aiutarli a farne qualcosa.

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