Blog | 23 Gennaio 2012

Su un’astronave con Yoshimoto e Péguy, su Avvenire 10.XI.2000

E’ un po’ di tempo che da noi, nella nostra letteraria fucina nazionale, si vedono troppi libri
a origine “incontrollata”. E pensare che operazioni narrative nate da genetica e prorompente inventività, da istintuale e sorgiva forza creatrice, i cosiddetti “casi”, hanno da sempre fatta ricca
la nostra tradizione. Molti i racconti o i romanzi che sfuggono infatti a quella laccata “burocrazia” letteraria che pensa di detenere le regole della scrittura e vuole gli autori formalmente e tematicamente vestiti della festa.

Un caso letterario, è proprio di questi giorni: nella persona di Mauro Leonardi e nel titolo Quare (l’interrogazione dei latini). Leonardi è un esordiente quarantenne, nato a Como, ordinato sacerdote a ventinove anni, dopo che a venticinque aveva scritto il suddetto romanzo. Il quale, se non vede la luce che ora, tre buoni lustri dopo la sua originaria stesura, lo fa grazie a un’editrice milanese da sempre incline a valorizzare quei libri nati da particolari congiunture o vicissitudini (i “casi” appunto): la Ares, guidata da Cesare Cavalleri, che ha tra l’altro al suo occhiello la quasi cinquantennale e incisiva rivista “Studi Cattolici”. Un caso letterario, si diceva. Per più motivi. Primo perché Quare (che è interrogativo tolto dal Salmo 2 là dove si dice: “Perché si agitano le genti e invano cospirano i popoli?”) è un libro che amalgama il genere della fantascienza narrativa con alcune fondanti implicazioni religiose, o a meglio dire, con quelle inevitabili promesse di trascendenza che caratterizzano il credo cattolico. Secondo, perché nasce dalla confluenza di disparate letture, stranamente ma non incompatibilmente laiche: da Banana Yoshimoto (parola di Mauro Leonardi stesso) a Charles Péguy (spirito libero, ancorché cristiano); da Ray Bradbury (“Classico” planetario di interplanetari racconti al futuro) a Bruno Tognolini (assai più nostrano “manovratore” di letterarie astronavi). Cose mai dette da nessuno e come nessuno le ha mai dette.
Ma entriamo nel libro, racconto di assoluta originalità, in un settore, la fantascienza appunto, che pur diramata tra sistemi e galassie, non sa dove buttarsi a inventare nuove virtualità, intrecci avveniristici, vaticini spaziali e simili. L’interrogativo di copertina non è unico, ma emblematico di tutte le domande che il narratore (un po’ in terza persona, cioè a dire come personaggio tra gli altri, e un po’ come protagonista che dice “io”), pone a sé stesso e al lettore, dando risposte, ma lasciandone anche a chi percorre le pagine, secondo la sensibilità e la cultura di ciascuno.
Fuso tra fantasia futuribile (che non chiamerei tout court fantascienza) e citazione evangelica, Quare è la storia di una comunità di “Viandanti” spaziali che sotto il controllo di alcuni “Gerenti” e di un “Guardiano di sonno”, vagano nel cosmo in apparente assenza di scopo, di approdo, di traguardo, ma in verità contesi tra l’intima personale speranza di un pianeta (che è forse la terra da cui sono partiti) e la sovradeterminata manovra di qualcuno che li vuole senza senso nell’universo, in progressivo oblio della loro cultura, della loro tradizione, della loro desiderante attesa di Dio, di trascendenza, di al di là, di vita eterna.
Lettura drammatica e affascinante, Quare è un libro che non tiene né del saggio né dell’apologia. E’ l’intrigante storia di uomini e di mondi virtuali, generati e immaginati, empirici e onirici, dove idee, valori, sentimenti, desideri, dolori persistono alla prova delle ideologie, delle oltranze scientifiche, dei futurismi tecnologici. Dove un interrogativo radicale trova posto al più alto livello, riguardo al senso e alla perdita dei sensi: l’interrogativo ontologico, metafisico.
                                                                                      Claudio Toscani

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