Articoli / Blog | 05 Maggio 2015

L’Huffington Post – Venite a guardare una foto sconcia per davvero

La prendo alla larga perché la foto che ho sotto gli occhi mi chiede distanza interiore per poter riflettere, quando invece la tentazione sarebbe parlare come il mio barista: “No, io non sono come loro, non mi ci riconosco in gente così”. Quante volte abbiamo discusso su cosa è o non è contro il comune senso del pudore? su perché su facebook si può vedere la foto di Davide Bifolco ucciso, la testa mozzata dall’Isis, ma non il capezzolo di una madre che allatta? Ora, dopo gli scontri di Milano dei black bloc abbiamo finalmente una vera foto sconcia.

È peggio di Bonolis che l’estate scorsa, quand’era stato male, aveva fatto così col dito medio per fregare gli infermieri e i medici che volevano fregare lui, e li aveva anticipati con il famoso click della moglie. È peggio della famigliola davanti alla Concordia. È peggio della nipotina davanti alla nonna che rantola in ospedale. La foto della ragazza accanto alla macchina rovesciata è scandalosa perché è desolazione pura. Non è un ricordo. Non è una testimonianza. Non è un atto di cronaca. Non so come dirlo. Quella ragazza sta pensando alla foto perfetta. Gliel’avrà fatta un’amica. Le avrà detto di mettere giù il mento. Il capello fluente tutto da una parte per sembrare più folto. La gambetta davanti all’obiettivo un po’ piegata per dare movimento al corpo, però quella dietro non quella davanti. Schiena dritta ma non rigida. Testa un po’inclinata. Broncio d’ordinanza, ma senza esagerare. Non sarà un black bloc ma è pur sempre guerriglia. Questa è una foto sconcia anche se sono tutti vestiti. E sono contento che la sua condanna, su Twitter, abbia preso una caterva di retweet.

È bello che tanta gente qualsiasi si sia indignata. La mancanza di pudore è la non percezione dell’intimità che si viola. E io sono convinto che in questi casi, ciò dipenda dal non vivere l’istante che si fotografa. Dobbiamo fermarci. Mettere il cellulare in tasca o in borsa e guardare chi e cosa abbiamo davanti, per riscoprire la realtà e riappropriarcene. Il mondo non è stato creato per fare da sfondo ai nostri selfie. Deve essere vissuto dai nostri occhi e dalle nostre mani. La Concordia non è una barca, non è la metafora di un cetaceo spiaggiato: è una tomba senza fiori e davanti ad una lapide si prega, si passa la pezza sulla foto, si cambia l’acqua ai fiori. Davanti ad una scena di guerriglia urbana ci si mette al riparo con i propri cari e si aiuta chi è in difficoltà. Quella foto condannata dalla gente può essere davvero un segnale, un modo di ripartire.

 

Tratto da L’HuffingtonPost