Blog / Luciano Sesta | 19 Luglio 2018

Le Lettere di Luciano Sesta – Mons. Lorefice, Salvini e il Vangelo

Mons. Lorefice, al festino di Santa Rosalia, ha molto efficacemente ricordato che accogliere migranti disperati non significa essere “buoni”, ma “giusti”. Salvini si è arrabbiato, e gli ha obiettato che, prima di aiutare i poveri stranieri, bisogna occuparsi dei poveri nostrani. E giù, come da copione, il mantra delle opposte tifoserie: “Il leader leghista è troppo rozzo per capire la finezza di Lorefice”, gli uni, “Lorefice è solo un buonista”, gli altri.
A introdurre un elemento di novità, in questa particolare circostanza, sono però i 42 dipendenti dell’Opera Pia Ruffini, recentemente licenziati dalla Curia palermitana e ora tutti sul lastrico. Per i legali dei dipendenti licenziati, Lorefice ha le sue gravi responsabilità in questa faccenda, per altri, invece, la colpa è della Regione Sicilia e del Monte dei Paschi di Siena, come dimostra anche il fatto che l’arcivescovo di Palermo, prima del licenziamento dei lavoratori, aveva proposto loro una riduzione dello stipendio per salvare il salvabile. Quale che sia la verità, temo che Lorefice, al di là della sua buona fede, non si trovi in una bella posizione. Le sue parole in favore dei migranti sono giuste, ma bisogna ammettere che, alle orecchie dei palermitani che si trovano nella povertà assoluta a causa di manovre che lo coinvolgono direttamente, finiscono non soltanto per dare ragione a Salvini, ma suonano anche cristianamente beffarde e incoerenti. Il Vangelo, in effetti, è terribilmente scomodo, e tende sempre a inchiodare. Non solo i politici, ma anche i vescovi

 

Luciano Sesta, sposato e padre di quattro bambini, è docente di Storia e Filosofia nei Licei Statali Insegna Antropologia filosofica e bioetica all’Università di Palermo, ed è stato membro dell’Ufficio della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo. Ha pubblicato numerosi saggi nell’ambito della teologia morale, della bioetica e dell’etica