Blog / Il diario di Paci | 29 Agosto 2014

Il diario di Paci – 43. Il silenzio dello stare

Ci sono momenti in cui vorrei che il tempo rimanesse lì, fermo.
Che ce ne stessimo, io e lui, a vivere fermi.
Farei sedere il tempo e me lo guarderei.
Il tempo.
Seduto davanti a me.
Lo guarderei.
Guarderei quelle ore della mattina.
Quelle più mie.
Che hanno l’odore della notte.
Prima che lo lavi via.
Prima che se ne vada quando apro gli scuri.
Che ha quei rumori che durante il giorno saranno coperti dai rumori del giorno.
Le pantofole che strusciano quando i piedi le cercano.
La porta del bagno che non la chiudo ma l’accosto per non far rumore ma rumore un po’ lo fa.
Il rumore del pigiama che appendo alla porta e la maniglia che si piega e torna su.
Il rumore della faccia allo specchio.
Il rumore di respiro dal naso che è sempre un po’ chiuso la mattina.
Il rumore del dischetto di ovatta, che la prendo alla cieca dalla busta mentre continuo a guardarmi.
Ma perché ho il rimmel colato?
Non mi strucco mai bene la sera, e la notte cola.
Il rumore dell’acqua che laverà via l’odore della notte.

Guarderei il tempo seduto davanti a me.
Guarderei quei momenti che Marta e io camminiamo.
E sembriamo le donne che spero saremo.
Capaci di silenzio perché capaci di dirsi tutto.
Il silenzio lo possono tenere solo due persone che si sono dette tutto.
Che si possiedono tutte.
Che sono una parte della vita dell’altra.
Una nella vita dell’altra.
Allora è come in quel gioco “unisci i puntini”.
Quel gioco che hai davanti, all’inizio, come uno spruzzo di puntini numerati.
Due persone che si amano all’inizio sono così.
Hanno voglia di giocare insieme ma non ci riescono bene. Sono come uno spruzzo di puntini numerati.
Incomprensibili.
Desiderano vedere il disegno ma non è guardandosi che possono vederlo.
Solo puntini numerati all’inizio.
E allora devono pazientemente unire puntino a puntino.
Numero dopo numero.
Il silenzio, lo stare fermi.
Non se lo possono permettere all’inizio.
O si perdono.
E non capiscono nulla.
Poi il gioco finisce.
E inizia l’amore.
Il disegno si vede.
Ora si guarda.
Ci si gode il silenzio dello stare.
Del guardarsi.
Guardare che disegno si è.
Ci si gode il silenzio.
Quello dell’amore.
Capace di silenzio.
Un’ultima cosa tempo: lasciati guardare ancora un attimo.
Chiudo gli occhi, non ti muovere.
Fammi vedere quegli occhi chiusi.
Così vicino ai miei.
Fammi vedere quelle mani.
Così aperte da dare calore a tutto.
Fammi vedere quella gioia che fa piangere.
Fammi vedere quei momenti che sono fatti solo di te.
Solo di tempo.
E a riempirli di lui ci penso io.
Ora mi alzo, tempo.
Sei finito.
Devo andare avanti.
Grazie di esserti fermato.

(Il Diario di Paci, Mauro Leonardi)
Paci è il personaggio che ha dato vita alla protagonista del romanzo “Una giornata di Susanna”, acquistabile online e in tutte le librerie. È sposata con René, un uomo che la trascura. Ha un amante, una bimba che si chiama Marta e un’amica che si chiama Stella.